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Si è tenuta il 15 giugno

Vetto, si rinnova la benedizione delle croci

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Si è tenuta il 15 giugno a Vetto, località Volpara e Costaborga, l’annuale benedizione delle croci di Pietro Azzolini e Ostilio Ferrari, barbaramente assassinati nella notte tra il 21 e 22 giugno ‘44 da partigiani comunisti.

Dopo la lettura di un testo dello storico Luca Tadolini in cui si ricordava come “la guerra partigiana degenerò in guerra civile armando gruppi irregolari che non colpivano solo gli eserciti avversari ma anche esponenti avversari o presunti tali, prestandosi a soprusi e vendette che portarono morte, violenza e ingiustizia nella nostra terra reggiana”, si è sottolineato come da quei giorni di guerra non vi sia stato né pentimento né riconciliazione.

Tanti i nomi scanditi e dei quali si è raccontata la storia: Luigi Azzolini, Roberto e Franco Rinaldi, Bernardo Genitoni, la famiglia Filippi del Borcale (Comune di Ramiseto): Maria Costi, Lodovico Filippi, Marino Filippi, Pierino Filippi, Alfonso Dazzi ramisetano, Vanda Zannini  ma anche Manfredi Zmarich.Sono stati ricordati infatti anche i martiri del confine orientale: era arrivato per l’occasione un nutrito gruppo di parenti, amici e testimoni, uniti dalla tragedia immane dell’Istria e Dalmazia, fratelli nel lutto e nell’amore verso l’Italia, oltreché nella condanna della violenza e prepotenza politica. Gli eccessi di violenze e prepotenze  sono ancora vivi nei cuori dei nostri montanari e degli abitanti di quelle terre che subirono un regime e una cultura di morte.

Toccante la testimonianza di Adriana Filippi che ha raccontato la storia di tre familiari, tra 44 uccisi nelle sue terre, spogliati e legati a due a due, ai quali da parte di partigiane furono tagliati i genitali e tolti gli occhi prima di essere gettati nelle cave di bauxite … ritrovati dopo più di un mese solo una ventina furono riconosciuti. Molti furono sepolti senza un nome e ciò avvenne in un piccolo paesino di 350 anime, Pisino. Trecentocinquantamila furono invece i profughi dall’Istria e dalla Dalmazia.

Umberto Gianferrari ha ricordato la figura di Pietro Azzolini, attingendo al libro di Clara Bussi Borghini cui è dedicato un capitolo. Egli frequentava la  casa Bussi, essendo Azzolini e Marconi molto amici: entrambi curavano tutti gli ammalati, entrambi anticomunisti. Marconi aveva infatti seguito le Fiamme Verdi e propose la costituzione dell’ALPE, Associazione Liberi Partigiani dell’Emilia, contrario ad atti di giustizia sommaria ma favorevole alla cattura e al processo. Si propose anche come difensore di potenziali fascisti perché avessero un giusto processo. La sua lotta anticomunista continuò anche dopo il 1948 quando poi divenne deputato e celebre fu un discorso alla Camera pronunciato il 14 febbraio 1951 dall’ex comandante partigiano cattolico, primario dell’Ospedale di Castelnovo Monti, che si concluse con la frase …”La vostra stampa, il vostro partito, i vostri esponenti non hanno mai condannato alcuno di questi assassini”( Da G. Stella 1945 Killer in polizia – La polizia partigiana nelle questure - saggio storico ).

Anche il legame tra le famiglie Ferrari e Marconi era fortissimo. Pasquale Marconi andò con i figli di Ostilio, Isonzo e Riccardo, a cercare la salma del sottufficiale (maresciallo era il grado più alto dei sottufficiali) barbaramente trucidato, incurante delle ire dei garibaldini e Paola Marconi tenne a battesimo un nipote. Il bambino si chiamava Ostilio Ferrari.

Sabato 15 giugno era presente anche una cugina  di secondo grado di Norma Cossetto e parente di infoibati, per condividere un percorso di memoria e verità: “La mano assassina fu la stessa”. Ha ricordato la memoria taciuta per 80 anni, la necessità di riempire un vuoto e di coinvolgere i giovani perché crescano nella libertà e nella verità.

Citando da uno scritto di Marino Pascoli del 1947:“I partigiani veri furono pochi, i partigiani mascherati e teppisti molti …”Questo giornalista e partigiano italiano morì poi con cinque colpi di pistola. Alessia, nipote di esuli di Zara,  ha letto la preghiera dei morti senza croce, mentre Maddalena Bassoli, parlando dei nonni di Zara, ha affermato che nessuno ha mai reso loro giustizia e che è necessario alimentare la memoria verso una verità storica.

E’ stata poi riassunta la storia del maresciallo Ostilio Ferrari e il sacerdote Giancarlo Denti, intervenuto per la benedizione delle croci, ha ricordato come il deserto possa diventare luogo di vita senza l’errore dell’odio e della violenza, come ci hanno insegnato Gandhi e Martin Luther King.Si è letta la testimonianza di Don Guido Riva dal testo “Un prete tra i partigiani” sulla morte di Azzolini e Ferrari e pregato per le vittime civili della crudeltà della guerra che non hanno trovato un sereno riposo su questa terra, per il perdono e la pace nel mondo e nei cuori. Presente anche l’Associazione Nazionale Volontari di Guerra con uno stendardo.

“Dal buio del bosco Dio ha suscitato un germoglio di speranza”.

Il sacrificio di questi martiri di sangue induca tutti a procedere in coraggio e verità.

(Maria Alberta Ferrari)