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LA LETTERA

“I nostri cimiteri sono luoghi della memoria viva”

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Riceviamo e pubblichiamo 

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“Uno spettacolo teatrale proprio all’interno dei cimiteri” è un’attività di valorizzazione di questi luoghi o una loro dissacrazione?

Questa è la domanda che mi sono posta. Poi vado a leggermi le finalità dell’ASCE (Association of Significant Cemeteries in Europea) cui aderiscono alcuni cimiteri monumentali anche nella nostra regione: promuovere il riconoscimento dei cimiteri monumentali europei come parte fondamentale del patrimonio dell'umanità; accrescere la consapevolezza dei cittadini e delle istituzioni europee sull'importanza dei cimiteri; promuovere e richiamare l'attenzione delle università; promuovere il miglioramento della gestione dei cimiteri.

Allora mi chiedo: ma la nostra piccola comunità, di queste cose ne ha bisogno? Forse promuovere il miglioramento della gestione dei cimiteri sì, ci sta.

I nostri cimiteri tuttavia sono visitati quotidianamente e sono presenti come luoghi della memoria viva: basta vedere la cura a cui vengono dedicate la maggior parte delle tombe e le lamentele rivolte ogni anno agli amministratori per una maggiore cura.

Tra l’altro Leguigno, Cortogno, assieme a Paullo e Pianzo, sono appena stati oggetto di un intervento di riesumazioni di massa con sradicamento e distruzione di tombe di persone sepolte appena 20, 15 anni fa nonostante non ce ne fosse una impellente necessità e nonostante le rimostranze di parenti che chiedevano di lasciare ancora qualche anno un luogo dove andare a piangere i propri cari.

Allora non mi pare che il problema di questi luoghi sia la necessità di richiamare visitatori da fuori o farli riscoprire.

È fondamentale che qualsiasi iniziativa di questo tipo sia valutata con attenzione e con il coinvolgimento della comunità locale, tenendo conto delle diverse sensibilità e opinioni.

Un conto è una commemorazione, magari in concomitanza con una ricorrenza particolare: la Festa della Liberazione non la si celebra di fronte alle tombe dei partigiani, ma nelle piazze (!) e nei luoghi simbolo della Resistenza come ad esempio a La Bettola. Un altro conto è invece proporre uno spettacolo in uno scenario sicuramente suggestivo, ma che potrebbe urtare la sensibilità di chi questi luoghi li frequenta e li vive come luoghi intimi e di grande raccoglimento.

In una società dove le emozioni e i luoghi esistono solo se sono pubblicati sui social o spettacolarizzati, a mio avviso è necessario invece lasciare spazi e tempi dove possiamo rimanere in silenzio con noi stessi e i nostri ricordi e ascoltare quello che abbiamo dentro.

Potremmo scoprire che il silenzio dei nostri cimiteri dice più cose di tante belle parole.

(G. S.)

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