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Fontana: “La Commissione Europea dovrà tener conto anche della bassa affluenza”

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Gino Fontana

Gino Fontana, per la rubrica Uno sguardo sul mondo, commenta sommariamente il risultato delle elezioni europee.

Con un’affluenza del 49,7% a livello nazionale vediamo la conferma di Fratelli d’Italia come primo partito con più del 28% di preferenze, a seguire il Partito Democratico al 24% e il Movimento 5 Stelle a quasi il 10%.

Rispetto alle elezioni del 2019, Fratelli d’Italia ha sicuramente ottenuto un netto miglioramento passando dal 6.46% a poco più del 28%, diventando il partito più votato in Italia, confermando ciò che prevedevano i sondaggi. Un miglioramento lo ha ottenuto anche il Partito Democratico, che dal 22% del 2019 è passato al 24% di quest’anno. Il Movimento 5 Stelle invece riscontra un calo di circa 7 punti percentuali passando dal 17% a quasi il 10%. Drastico invece il calo di Lega Salvini Premier che da primo partito nelle elezioni del 2019 con più del 34% è sceso al 9%.

In Emilia-Romagna a prevalere è stato il Partito Democratico con il 36% dei voti, a seguire Fratelli d’Italia al 28%. In provincia di Reggio Emilia la situazione è la medesima con PD a quasi 40% e FdI a quasi 24%. In Montagna invece, prendendo come riferimento le elezioni del 2019 dove la Lega Salvini Premier vinse con buon margine in ogni comune, in queste elezioni il Partito Democratico è riuscito a riguadagnare consensi. Comuni come Baiso, Casina e Vezzano sul Crostolo hanno visto prevalere il Partito Democratico, in altri come Toano e Vetto ha prevalso FdI. Vale la pena notare come nei restanti comuni, la differenza di voti tra FdI e PD è stata determinata da una manciata di preferenze come Castelnovo Ne’ Monti con una differenza di soli 20 voti, Ventasso 4 voti, Viano 3 voti e Carpineti addirittura per un solo voto di differenza.

Volgendo lo sguardo all’Europa i sondaggi hanno confermato l’avanzata delle destre sovraniste, dove per sovranismo intendiamo quell’ideologia politica che mette al centro il preservare (o riconquistare) la sovranità nazionale. Queste forze sovraniste si definiscono contrarie alla globalizzazione e a maggiori concessioni di sovranità e competenze proprie degli Stati, ad organizzazioni internazionali e regionali, accusando proprio queste ultime di non essere in grado di affrontare le sfide di questo secolo. Per contro, il pensiero liberale che ha plasmato la comunità internazionale dal secondo dopoguerra fino ai giorni nostri, si è caratterizzato per la volontà degli Stati di concedere parte della loro sovranità ad organizzazioni internazionali o regionali sovranazionali, al fine di affrontare insieme quelle sfide che altrimenti da soli non avrebbero potuto affrontare, consci di un ambiente internazionale formato da potenze di estensioni continentali con capacità di proiezione della loro influenza in tutto il mondo.

Se in Italia ha prevalso FdI, in Francia ha trionfato il partito di Marine Le Pen, Rassemblement National, con più del 32% dei voti e la netta sconfitta della coalizione di Macron che ha raggiunto solamente il 14,6%. Il Presidente francese ha sciolto l’Assemblea Nazionale e indetto elezioni anticipate a giugno e luglio al fine di risolvere questa crisi politica. In Germania invece hanno vinto i cristianodemocratici della CDU con il 30%, a seguire il partito di estrema destra AfD con il 15,6%, ed al terzo posto il partito SPD del Cancelliere Olaf Scholz al 14.1%. Diversa la questione in Spagna, dove la vittoria va al Partido Popular col 34,2%, a seguire il PSOE del Premier Sanchez al 30%, arginando in questo modo il partito di destra Vox che ha ottenuto solamente il 9,6%.

Nelle prossime settimane il Consiglio Europeo, l’organo formato dai Capi di Stato e di Governo dell’Unione Europea si riunirà e presenterà il nome di un candidato alla Commissione Europea (tra le papabili vi è la Presidente uscente Von der Leyen) tenendo conto del risultato delle elezioni europee. Il candidato una volta scelto dovrà passare al vaglio del Parlamento Europeo per l’approvazione, così anche per i futuri Commissari. Come possibile coalizione potrebbe essere riproposta quella del 2019 costituita da PPE, Renew e S&D che contava 417 parlamentari su un minimo di 353 necessari per arrivare alla maggioranza. Ad oggi, la stessa coalizione conterebbe 399 seggi, sicuramente superiore alla soglia di 361 (ricordiamo che da quest’anno i parlamentari europei sono passati da 705 a 720), ma meno numerosi rispetto a 5 anni fa. Sebbene le destre nazionaliste e conservatrici abbiano ottenuto molti più seggi rispetto alle elezioni del 2019, sarà complicato per queste raggiungere accordi per una possibile maggioranza, siccome i vari partiti di destra presentano differenze sostanziali al loro interno in merito a questioni preponderanti per l’agenda europea come l’invasione russa dell’Ucraina, il medio oriente e molto altro.

Infine, un dato importante da considerare è proprio la bassa affluenza alle urne, che si attesta attorno al 51,01% sintomo già di una dilagante disaffezione e disillusione della popolazione europea nei confronti dei partiti cosiddetti “tradizionali”. Anche di questo la futura Commissione Europea dovrà tenerne conto.

2 COMMENTS

  1. Terrà conto della bassa Affluenza come dei dei soliti Slogan “…è colpa dell’Europa!!” o “.. è l’Europa che che lo chiede” per scaricare le colpe di chi non le vuole prenderle o di chi non sà a chi darle.

    • Firma - Maximiliano Giberti
  2. Io penso che la futura Commissione Europea abbia altri e più stringenti problemi da affrontare, piuttosto che preoccuparsi, almeno per ora, della bassa affluenza alle urne registrata nei giorni scorsi, e potrebbe anche succedere che una buona riuscita, nel trovar soluzioni a detti problemi, risulti convincente al punto di far vincere lo scetticismo e riavvicinare al voto una parte di quanti se ne sono allontanati in questa tornata elettorale.

    Io propendo comunque per la tesi che una certa quota degli astenuti non abbia saputo o voluto decidere a chi affidare la guida dell’Europa per il prossimo quinquennio, cui si potrebbe aggiungere pure l’eventualità che un’altra quota non abbia trovato soddisfacente l’offerta politica, nel senso di non riconoscersi in nessuno dei partiti andati al voto, ma d’altronde non si possono confezionare partiti “su misura”, alla stregua di un abito .

    P.B.

    • Firma - P.B.