Anche stavolta vi parlerò di bambini, questi a me stanno molto a cuore e ancora mi raccomando, loro sono molto fragili, sono come le piantine di un albero da frutto appena spuntate, se trovano terreno fertile e un sostegno dove appoggiarsi, cresceranno in fretta e si faranno forti tanto da poter combattere il vento.
Ho usato questa introduzione per farvi leggere un racconto, che non è mio, è stato scritto da un mio amico di penna, io l’ho soltanto letto un po’di tempo fa:
“Io sono nato negli anni cinquanta prima dello scadere dei nove mesi di gravidanza.
Le persone intelligenti che mi volevano bene, mi consideravano un settimino molto vivace, dalle altre che posso benissimo definire ignoranti venivo definito come “immaturo”.
Avrò avuto sette o otto anni, mentre camminavo per le strade del paese, mi sono trovato a passare davanti a un gruppetto di persone anziane sedute sul muretto davanti alla chiesa.
Come mi hanno notato uno fa:
“Chi el cul basterd lè”?, traduco, chi è quel bastardo lì?
Uno naturalmente più “sapiente” degli altri fa:
“Me i la so chi l’è, l’è quel cl’è nè mèa madùr àla fieòla dla Pepà”
Traduco, io lo so chi è,… è quell’ immaturo nato alla figlia della Pepà.
Sentendo quelle parole ho sentito un dolore allo stomaco, sono scappato via, piangendo e singhiozzando forte e mi sono rifugiato in casa della nonna.
Lei poveretta non riusciva a capire cosa mi era successo, tanto che per farmi calmare i singhiozzi, mi fece bere mezzo bicchiere d’acqua con dentro un cucchiaio di granelli effervescenti “Brioschi”.
Saputo ciò che avevo sentito mi rassicurò, spiegandomi che “basterd” in dialetto significava ragazzino, ma per l’immaturo mi mandò dal nonno che me lo spiegasse lui.
Naturalmente anche a lui ho dovuto spiegare l’accaduto.
Lui con tono fermo e rassicurante mi disse:
“Caro al mi ragasèt, non sentirti offeso, hanno inteso dire che tu sei nato in anticipo, sai una gravidanza dura nove mesi, tu sei arrivato due mesi prima ai avuto molta fretta ma tu non sei un “bastardino”, tu hai un papà e una mamma, si purtroppo ci sono dei bambini figli di N.N perché il papà non ha dato loro il cognome”.
Quest’ultima frase me l’ha detta abbassando il capo e gli occhi gli erano diventati tristi e mi ha spiegato chi erano questi poveri bambini che venivano chiamati volgarmente “bastardini” erano quelli che le mamme non potevano tenere con se, perché dovevano lavorare allora li mettevano in un collegio che si chiamava “Befotrofio”.
Grazie nonno te ne sono ancora grato.
Comunque quel termine così violento per me “immaturo”, me lo ritrovo davanti tredici o quattordici anni dopo. Era ne 1971, quando ho dato l’esame di maturità per conseguire il titolo di geometra.
Non ero preparato, avevo studiato solo quel tanto per essere ammesso all’esame, di giorno lavoravo nove, dieci ore di seguito, andavo a una scuola serale che ci accoglieva anche il sabato pomeriggio.
Bene, quando sono andato a vedere i cartelloni esposti nella scuola riportanti gli esiti degli esami, vicino al mio nome e cognome c’era scritto “immaturo” o forse non maturo, ma la sostanza non cambiava.
Anche quella volta ho sentito un colpo allo stomaco, ma non ho pianto, l’anno dopo mi sono preparato alla perfezione e finalmente sono riuscito a raggiungere il mio scopo”.
Sì la sua caparbietà lo ha aiutato allora come anche dopo, facendo carriera col suo lavoro e con quella “maturità” che gli era costata parecchi sacrifici.
Cari lettori ho voluto farvi conoscere questa storia, per portarvi un esempio, come in un bambino, una parola o una frase buttata lì senza riflettere, possa farlo star male e prendere un posto negativo nella sua mente.
Mi rivolgo specialmente a voi nullafacenti che chiacchierate volentieri seduti su un muretto o davanti a qualche bar, fate attenzione che non ci sia qualche bambino, al quale piace ascoltare i discorsi dei grandi.
Anche altre volte vi ho fatto queste raccomandazioni? Allora compatitemi, sono una vecchia brontolona, ma ve lo ridico, non imprecate, non bestemmiate davanti a loro, non date scandalo.
Ah!..Ma forse questo l’aveva detto Gesù Cristo!
(Elda Zannini)