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Gli Alpini reggiani in Albania

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Gli Alpini reggiani in Albania

1. Soldati italiani in Grecia. Fonte: Wikimedia.

La Campagna di Grecia ha rappresentato un importante e spesso sottovalutato capitolo della storia bellica della Seconda Guerra Mondiale. Combattuta tra il 28 ottobre 1940 e il 23 aprile 1941, questa campagna vide lo scontro tra le forze dell'Asse, principalmente rappresentate dall'esercito tedesco e italiano, e le forze greche sostenute dai loro alleati, in primis le truppe britanniche.

L'aggressione italiana contro la Grecia, avvenuta il 28 ottobre 1940, si ebbe a partire dalle basi militari dell’Italia in Albania, già controllata dal Fascismo dall’aprile 1939. Mussolini, desideroso di emulare le vittorie tedesche in Europa, voleva iniziare una “guerra parallela”: per questo inviò le sue truppe attraverso il confine albanese con l'obiettivo di conquistare la Grecia.

Senza addentrarci in un più ampio capitolo, nel marzo 1941 le truppe del Regio Esercito tentarono di respingere i Greci, in risalita verso Albania: il risultato fu fallimentare e, come ogni evento bellico, sanguinoso. Gravemente a corto di rifornimenti, il Regio Esercito continuava a cadere: sul finire del 1940, il morale era a terra. Intanto, l’ultimo l'attacco greco fu bloccato il giorno di Natale sulle rive del fiume Osum, reso inguadabile dalle condizioni meteo.

La guerra ebbe una fase di stallo fino all’aprile 1941, quando le truppe tedesche arrivarono in soccorso dell’alleato italiano e invasero la Jugoslavia e la Grecia, portandole in breve tempo alla resa.

Tra le truppe schierate in campo, vi erano gli Alpini della Tridentina, in particolare del 5° Reggimento Alpini (Battaglioni “Morbegno”, “Edolo” e “Tirano”) e dal 6° Reggimento Alpini (Battaglioni “Verona” e Vestone”), inviate per risanare le ferite del fronte greco – albanese. Vi era poi l’8° Reggimento Alpini, inquadrato nella Divisione Alpina “Julia”, questa forte di 10 800 uomini, incaricata di occupare fin dai primi momenti il massiccio del Pindo.

Albania, 1941. Il generale di corpo d’armata Giovanni Messe ispeziona le truppe schierate della Divisione “Messina”. Crediti: Archivio ASMER, Fondo Verrecchia.

Secondo gli archivi di ISTORECO, dalla provincia reggiana partirono, alla volta dell’Albania senza fare ritorno in Patria, gli Alpini:

  • Alleati Giuseppe Alfredo, figlio di Augusto e ignota, nato il 7 maggio 1913 a Castelnovo ne’ Monti, caporale del 6° Reggimento Alpini, Battaglione “Verona”, morto all’ospedale militare di Tirana in seguito a febbre tifoide il 7 luglio 1941
  • Bagnoli Contardo, figlio di Attico e Magliani Teresina, nato il 3 luglio 1917 a Quara di Toano, alpino del 6° Reggimento Alpini, Battaglione “Verona”, morto nei fatti d’armi nella località Beicove (senza riscontro sulla cartina attuale) in seguito a ferite il 18 aprile 1941
  • Belli Domenico, figlio di Nero e Stefani Santina, nato il 6 aprile 1916 a Casina, alpino del 6° Reggimento Alpini, Battaglione “Verona”, deceduto “in seguito a ferita da pallottola per causa di guerra” il 1° dicembre 1942
  • Corradini Virgilio, figlio di Enrico e Rabotti Caterina, nato il 7 ottobre 1915 a Vetto, alpino del 6° Reggimento Alpini, Battaglione “Verona”, morto in seguito a “ferita commista ginocchio e polso destro” il 22 dicembre 1940
  • Palladini Domenico Francesco, figlio di Sesto e Giannini Maria, nato il 26 novembre 1920 a Toano, alpino del 6° Reggimento Alpini, Battaglione “Verona”, morto “mentre veniva trasportato all’ospedale da campo 621 in seguito a ferite” il 23 dicembre 1940
  • Rinaldi Rino, figlio di Francesco e Simonazzi Artemisia, nato il 3 settembre 1919 a Poviglio, alpino dell’8° Reggimento Alpini, morto il 25 febbraio 1941 (il suo ruolo matricolare non è presente in archivio, ma compare nell’elenco dei caduti a cura di ISTORECO)
  • Savi Arnaldo, figlio di Oreste, nato il 7 giugno 1919 a Brescello, alpino dell’8° Reggimento Alpini, morto il 27 novembre 1940 (il suo ruolo matricolare non è presente in archivio, ma compare nell’elenco dei caduti a cura di ISTORECO)
  • Torri Gino, figlio di Iorio e Miselli Celesta (?), nato il 28 febbraio 1920 a Ramiseto, alpino del 6° Reggimento Alpini, Battaglione “Verona”, morto in combattimento il 23 novembre 1940
Alpini sciatori del "Monte Cervino", corpo d’élite degli Alpini, in Albania sul Mali Trebeshines. Il caratteristico completo da neve bianco avrebbe fatto loro guadagnare il soprannome di "Satanas bjieli", ovvero “Diavoli Bianchi”, da parte dell’Armata Rossa. Fonte: Wikimedia. In copertina: soldati italiani nella neve dell’inverno albanese. Fonte: Wikimedia.

Beffa del destino, dopo la disastrosa Campagna di Grecia e Albania, i superstiti alpini furono inviati sul Fronte Russo, dove combatterono in seno all’8^ Armata tra il 1942 e il 1943, con gli esisti che bene conosciamo su Redacon.

Come sempre segnalato negli articoli di questa rivista sulla storia militare del secondo conflitto mondiale, qualora qualcuno dovesse riconoscere un proprio parente, può cercarne il ruolo matricolare: esso è il primo documento di identificazione di un soldato, che riporta le notizie essenziali. Questi documenti si trovano presso l’Archivio di Stato di Modena, che custodisce i documenti dei soldati modenesi e reggiani. Nella provincia di Reggio Emilia opera ISTORECO, che ha digitalizzato la quasi totalità dei questi documenti. Navigando sul loro sito web, è possibile reperire gratuitamente alcuni ruoli matricolari e altri importanti documenti di tutti i militari reggiani che hanno combattuto, sono caduti o sono stati deportati durante le guerre del Novecento.

3. Un Panzer IV tedesco, in supporto e soccorso alle truppe italiane, supera una colonna di prigionieri britannici e greci nell'aprile 1941.

È infine possibile recuperare ulteriori documenti dei soldati caduti o dispersi seguendo le indicazioni contenute sul sito del Commissariato generale per le onoranze ai caduti (ONORCADUTI), ovvero l’ente del Ministero della Difesa che, oltre alla gestione dei sepolcreti e delle zone monumentali, si occupa di ricercare, recuperare, rimpatriare i caduti italiani non ancora individuati, dando o ricevendo notizie dai congiunti.

Fare ricerca storica e ricordare i caduti significa portare una testimonianza di un particolare evento bellico, fra i tanti possibili, affinché ciò che è stato non si ripeta mai più.