"Lascio sereno perché sono felice di come ho attraversato tutta la mia avventura". Giuliano Razzoli, il 39enne campione olimpico di slalom, appende gli sci al chiodo.
Dopo una carriera gloriosa, lunga ben 17 anni con 157 gare in Coppa del mondo (con 2 vittorie), cui vanno aggiunte le 3 partecipazioni alle Olimpiadi e le 8 ai Mondiali, è arrivato per lui il momento di prendersi una pausa dal mondo delle competizioni e cominciare ad organizzare quella che sarà la sua vita futura.
Montanaro doc, originario di Razzolo di Villa Minozzo, portacolori dell'Esercito, Razzoli è proprietario di un'acetaia già molto rinomata: "Devo gestire l'Acetaia di famiglia e sono presidente del Consorzio di tutela dell'aceto balsamico di Reggio Emilia. Il mondo dello sci è sempre nel mio cuore, vedremo in futuro che cosa posso fare".
Chi lo conosce bene sa che "Razzo" non deluderà certo i suoi fan e, anche se probabilmente non ricalcherà le piste da sci come atleta, troverà certo un modo per rimanere agganciato a quel mondo.
Qualche rimpianto o semplice ripensamento per aver deciso di abbandonare la carriera agonistica ce l'ha: "Se l'Olimpiade fosse stata l'anno prossimo forse avrei tenuto duro un altro anno per provare altre indimenticabili emozioni. Il podio ottenuto a Wengen mi aveva dato la carica per continuare, per raggiungere ancora qualche risultato, anche se nelle ultime due stagioni è innegabile che ho faticato tanto con la schienae la caduta tra Natale e Capodanno dello scorso anno, mi ha fatto capire che la mia schiena ha bisogno di riposo". Un momento che dedicherà a sè stesso, alla sua famiglia che si è allargata visto che, da due mesi è nato Emanuele "ora voglio essere più presente in casa con mio figlio" e al lavoro che farà "da grande".
"La mia grande fortuna è quella di essere nato in un territorio particolare per lo sci, e mi sono reso conto di essere riuscito a trasmettere molte emozioni alle persone che mi sono ritornate indietro e che mi hanno aiutato e sostenuto nei momenti migliori ma, soprattutto, in quelli peggiori".
Chiedo a Giuliano che a quattro anni era già sugli sci e ha potuto, con tanto impegno e determinazione, intraprendere la sua carriera, un commento sulla situazione dello sci nel nostro Appennino, piste, impianti e la neve che spesso manca.
Come possono emergere i nuovi ”Razzoli” di oggi nel nostro Appennino?
“Sicuramente è più complicato perché di neve ce n’è meno. È capitato anche quando mi allenavo io in Appennino che la neve scarseggiava e allora questo sport ci fa viaggiare. Non ci sono più le realtà piccolissime di un tempo come Ventasso e Civago ma lo sci in Appennino non va dimenticato e lasciato andare perché non è una cosa semplice ed è insostituibile. L’Appennino deve avere il valore aggiunto di un turismo per tutto l’anno a 360 gradi. Certo i giovani sciatori devono essere pronti a viaggiare perché, al momento, ci dobbiamo accontentare di quello che c’è e magari cercare di creare qualche impianto di innevamento. Cimone e Sestola reggono , Cerreto e Febbio hanno bisogno di aiuti e soprattutto che i soldi vengano spesi bene. Non vanno abbandonati”.
Ma ora è tempo di salutare e ringraziare "Ringrazio le persone che nella vita mi hanno insegnato qualcosa, e sono state tante, e che mi hanno permesso di crescere come atleta e come uomo: la mia famiglia, mia moglie, mio figlio, i miei genitori e le mie sorelle. Ringrazio la federazione e il centro sportivo Esercito che mi ha supportato e tuttora mi supporta. I tecnici, i compagni di squadra, gli sponsor, gli amici e tutte le persone che mi hanno voluto bene, aiutandomi per tutta la mia vita. Ringrazio anche il mondo dello sci che ha permesso tutto questo" e di festeggiare visto che per lui il prossimo 20 luglio amici e tifosi hanno già organizzato una grande festa d'addio a Razzolo di Villa Minozzo.