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Un report della serata “Gocce di umanità per frutti di pace”

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“Davvero stimolante e ricca di spunti e riflessioni interessanti per accrescere la propria consapevolezza.”
Si è concluso quasi a mezzanotte il dialogo tra culture e religioni che è stato letteralmente messo in pratica durante la serata del 10 maggio, grazie ad una platea numerosa e attenta, molto eterogenea per età, religioni, nazionalità, stimolata dalle parole dei relatori milanesi e unita dall’interesse per condividere e discutere insieme fino a tardi.
“Ho potuto capire certe cose e curiosità che mi tenevo dentro sulle religioni”. Abbiamo raccolto le riflessioni dei presenti per imbastire la cronaca della serata.
Così è parso evidente che il prof. Antonio Cuciniello (arabista e islamologo della Cattolica di Milano) ha aiutato a comprendere aspetti e dubbi “che spesso rimangono inespressi e senza risposta sulla religione islamica e sulle analogie col cristianesimo”: adoriamo entrambi un unico Dio e le differenze sono occasione di arricchimento, per scoprire i valori di altre religioni, accomunati dalla direzione comune di bene e aspirazione al paradiso. Quindi “cerchiamo di conoscere, rispettare e fare rete insieme per costruire una comunità migliore”. Ci ha fatto molto riflettere su “come posizioniamo le nostre idee, in base ad una prospettiva, e di come questa idea può cambiare radicalmente se vista da una prospettiva differente”.
Silvia Carlini (antropologa e insegnante di religione a Gratosoglio, Milano) ha introdotto il tema dell’insegnamento della religione cattolica a scuola, coinvolgendo da vicino i colleghi presenti in sala. “Come insegnante di religione, ho apprezzato l'intervento della relatrice: gli esempi concreti relativi alla sua esperienza hanno confermato ciò che sperimento e che cerco di vivere con i miei alunni. Come cattolica ho apprezzato in modo particolare il rispetto e il desiderio di conoscenza che mi è sembrato fossero alla base di questo incontro”.
Anche tra chi non è del mestiere, è sorta qualche riflessione sull’organizzazione scolastica: “i tempi storici attuali necessitano di un’ora di storia delle religioni senza possibilità di esonero. Un’ora di storia interculturale in cui i ragazzi possano partecipare attivamente portando i propri contributi personali. L’obiettivo mirerebbe alla maggior conoscenza, quindi miglior convivenza e rispetto del credo religioso altrui”. Anticorpi contro i conflitti sociali, insomma, grazie innanzitutto alla conoscenza.
Per alcuni è stata l’occasione di ascoltare per la prima volta il Corano recitato, quando Antonio ha coinvolto i ragazzi musulmani dell’associazione Al Bayt per supportarlo con alcuni stralci che aveva inserito nella sua presentazione. “Quel momento è stato toccante, mi sono prefigurata i nostri studenti appena arrivati dall'estero, abituati a quella melodia. Come sarà difficile per loro affrontare la nostra lingua, inserirsi nella nostra cultura.”
“Entrare, così come ci ha permesso il professore Cuciniello, in modo approfondito e contemporaneamente garbato nell'Islam è stato illuminante. Davvero un momento molto formativo, toccante e di grande riflessione.”
Abbiamo tutti trovato di grande ispirazione e forte simbolismo i tre luoghi spirituali (sinagoga, chiesa e moschea) che hanno le stesse fondamenta unite insieme. Si tratta dell’Abrahamic Family House (https://www.abrahamicfamilyhouse.ae/), l’area in Abu Dhabi dove sono stati costruiti i 3 luoghi di culto su un’architettura retta sulle stesse fondamenta.
“Abbiamo tutti la stessa radice, tutti figli di un unico Dio. Quando aggrediamo l'altro, non facciamo altro che fare del male a noi stessi. Allo stesso modo, quando aiutiamo il prossimo, ne abbiamo un beneficio diretto.”
Ed è proprio ad Abu Dhabi che Papa Francesco e il Grande Imam di Al-Azhar hanno firmato il famoso documento sulla fratellanza umana per la pace mondiale e la convivenza comune, a dimostrare quanto le più alte autorità delle due confessioni siano unite nel promuovere il dialogo e la collaborazione in virtù dei tanti valori comuni. E l’Abrahamic Family House è uno dei frutti del seme gettato dai due grandi uomini.
C’è chi ha colto il parallelismo con la storia di “San Francesco che incontrò il sultano durante la crociata del 1219, sancendo l’inizio storico del dialogo interreligioso: rivela molto dell'importanza di compiere un passo verso gli altri, anche se fosse il tuo nemico, reale o apparente. La storia insegna, ma purtroppo le persone sembrano non imparare mai”.
Un altro seme che comincia a dare frutto nelle realtà a noi vicine, cresce anche nelle periferie cittadine, dove il tema dell’integrazione culturale è molto forte, come Gratosoglio a Milano: proprio Silvia e Antonio si sono attivati su un progetto sperimentale di insegnamento delle religioni in collaborazione tra la scuola media Arcadia e l’Università Cattolica. I progetti di quartiere della pastorale laica (di cui Silvia è responsabile) e i processi di attivazione di comunità sul territorio che vedono attive molte associazioni in rete tra loro (in particolare in contrasto alla povertà educativa, di ricerca sul dialogo interreligioso e sulle prospettive di genere), fanno di queste periferie “difficili” delle vere e proprie palestre dove sperimentare e accumulare competenze, che saranno fondamentali per affrontare in modo costruttivo la realtà sempre più cosmopolita delle nostre città e paesi.
La riflessione si è quindi rivolta verso le nostre comunità, osservando “che nel nostro territorio ci sono stati nel tempo molti tentativi di integrazione, venti anni di scuola di italiano per stranieri, una buona assistenza sanitaria, doposcuola nelle parrocchie. Ecco, forse un pensiero in più: Felina è il paese di origine del cardinal Pignedoli che, in quegli anni lontani, era responsabile in Vaticano proprio per il dialogo con i non cristiani”.
E pensando al presente, “potrebbero essere definiti operatori di pace tutti coloro che in diversi modi si impegnano a favorire la pace: progettando incontri, portando le loro esperienze o le loro competenze, oppure semplicemente partecipando a questo tipo di incontri con il desiderio di conoscere e collaborare con fiducia. E quella sera, a Castelnovo, ho avuto la conferma che siano più numerosi di quanto si pensi”
Un altro seme prezioso nel nostro territorio è la collaborazione ormai pluriennale tra esponenti della parrocchia Castelnovo, insieme ad alcune realtà di volontariato, e l’associazione culturale musulmana Al Bayt di Felina, dalla cui sinergia nasce proprio la serata del 10 maggio e la Festa dei Popoli.
Il prossimo appuntamento è proprio per l’evento più festoso della manifestazione, domenica 26 maggio a partire dalle 15,30 presso l’oratorio Don Bosco, dove tutte le comunità straniere della montagna sono invitate a incontrarsi, farsi conoscere, divertirsi insieme, tramite testimonianze, musica, immagini, bancarelle etniche… una piazza multicolore in cui sarà possibile fare il giro del mondo!

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