L’Appennino si prepara per le elezioni amministrative, ecco una panoramica delle principali sfide elettorali, tra continuità e cambiamento.
Baiso: Spezzani sfida Battistini
A Baiso, la competizione è tra Fabio Spezzani, attuale vicesindaco, e Eliano Battistini, ex sindaco degli anni '80.
Fabio Spezzani, in piena continuità con Fabrizio Corti, corre con una lista civica che gode del sostegno del centro-sinistra.
Eliano Battistini, noto avvocato, già primo cittadino alcuni decenni fa, è sostenuto dal centrodestra, pur senza simboli di partito.
Carpineti: tre candidati in corsa
A Carpineti sono tre i candidati sindaci: Giuseppe Ruggi, Patrick Fogli e Fabio Pignedoli.
Giuseppe Ruggi, imprenditore, corre in continuità con l’amministrazione uscente di Tiziano Borghi che nel 2014 ha sconfitto il centrosinistra. Si candidano alcuni consiglieri uscenti ma ci sono tante novità. Ruggi, già giovanissimo consigliere nella giunta di Eolo Biagini dal 1985 al 1990 e successivamente in minoranza dal 1995 al 1999 quando sindaco era il compianto Tonino Comi. È anche presidente della Latteria San Pietro.
Patrick Fogli, scrittore e residente da tempo nel comune, si presenta con una lista civica indipendente.
Fabio Pignedoli, funzionario socio-sanitario, guida invece una lista civica sostenuta dal centrosinistra, con le conferme della consigliera uscente Rita Migliaccio e Argo Pignedoli.
A Carpineti il candidato che otterrà in assoluto più voti diventerà subito primo cittadino, essendo un comune sotto ai 15mila abitanti, non prevede il ballottaggio né la soglia del 50% per l’elezione del sindaco.
Castelnovo ne' Monti: Ferrari contro Briglia
A Castelnovo ne' Monti, il vicesindaco uscente Emanuele Ferrari, 50 anni, insegnante e scrittore, guida la lista "Insieme per Castelnovo", sostenuta da un'ampia coalizione di centrosinistra: Pd, Italia Viva, Sinistra Italiana, + Europa, Verdi, Azione, Possibile, a cui da subito si è unito anche il Movimento 5 Stelle.
Il suo avversario è Ermanno Briglia, anestesista all’Ospedale Sant’Anna, che guida la lista "Castelnovo al centro", appoggiata dai partiti di centrodestra e rappresentanti della società civile.
Toano: tre liste in campo
A Toano, la situazione è particolarmente interessante con tre liste in competizione.
Il sindaco uscente Vincenzo Volpi cede il testimone a Simone Casoni, con la lista "Insieme per Toano", da cinque anni consigliere e capogruppo di maggioranza e membro del Consiglio dell’Unione montana; con lui la confermatissima Roberta Ruffaldi e i consiglieri di maggioranza uscenti Pasquale Filippi e Stefano Paolini.
Romano Albertini, vicesindaco uscente, guida la lista "Toano che vorrei", sostenuto anche dai consiglieri di minoranza Carlo Benassi e Paolo Schenetti, dal consigliere di maggioranza uscente Efrem Bianchi; Vittorina Canovi; Michela Casali; Lino Costi, Serena Liguori; Marco Arati; Carlo Benassi; Alan Ceccati e Daniele Incerti, Carlo Palladini e Nicola Scalabrini.
La terza lista, "Carpe Diem", è guidata dal giovane Leonardo Perugi, supportato da un gruppo di giovani impegnati nel volontariato e nella società civile ed ex presidente della locale Pro Loco. Con lui nomi come Paola Belli, da sempre impegnata nel mondo culturale toanese, e l’ex maresciallo di Toano, Fabrizio Magri.
Viano: sfida tra due liste civiche
A Viano, la corsa alla carica di sindaco vede contrapporsi due liste civiche. Da un lato, Nello Borghi, sindaco uscente e già assessore sotto la guida di Giorgio Bedeschi, cerca il secondo mandato. Dall’altro, Fabrizio Corti, attuale sindaco di Baiso, ma residente a Viano, ha formato una squadra eterogenea che include membri dell’opposizione e della vecchia maggioranza.
Villa Minozzo: sfida tra Sassi e Gaspari
A Villa Minozzo, Elio Ivo Sassi, sindaco uscente, cerca la riconferma. La sua lista include molti assessori e consiglieri uscenti, tra cui Dante Rabacchi, vicesindaco e assessore, affiancati da nuovi volti.
Lo sfidante è Simone Gaspari, giovane consigliere comunale di minoranza, alla guida di una lista civica appoggiata dal centrodestra. Con lui ci saranno Daniele Malvolti e Massimo Fiocchi. Alle precedenti amministrative Sassi vinse arrivando quasi al 75% dei consensi.
Vetto: Ruffini contro Giansoldati
La sfida che non ti aspetti. Da un lato Fabio Ruffini, sindaco uscente, cerca il terzo mandato con una lista che include molti giovani. Con lui anche vicesindaco uscente Aronne Ruffini. È l’unico sindaco della montagna che si propone per la terza volta. Dall'altro lato il suo avversario, Danilo Giansoldati, candidato del centrodestra, supportato da esponenti noti della politica locale e da nuovi volti. La diga di Vetto è una delle priorità indicata nel programma di entrambe
le liste.
Vezzano: Vescovi cerca il bis
A Vezzano, Stefano Vescovi punta a un secondo mandato con la lista "SiAmo Vezzano", sostenuta dal centrosinistra.
A sfidarlo c’è Maria Luisa Ferrari, con la lista "Insieme per Vezzano", che include i simboli di Forza Italia, Lega, Fratelli d’Italia e Noi Moderati.
A proposito del voto vettese, e della sfida che non ti aspetti, qui si legge che “la diga di Vetto è una delle priorità indicata nel programma di entrambe le liste”, ed in effetti l’argomento è incluso in ambedue i rispettivi programmi elettorali, tuttavia a me sembra doveroso, o quantomeno possibile, un qualche distinguo tra le due parti in causa e “competizione” (distinguo a mio vedere tutt’altro che irrilevante, stante la indubbia portata della materia).
Innanzitutto, nel programma della LISTA CIVICA VETTESE, ossia quella che sfida l’uscente, si parla espressamente di “Diga di Vetto”, mentre la seconda, dal nome PER VETTO, impiega la voce “Invaso di Vetto”, per poi aggiungere che “se oggi si parla di invasi e di valorizzazione del torrente Enza è grazie al lavoro istituzionale che .l’amministrazione comunale ha avviato fin dal 2016”, dal che trovo ragione per dire la mia.
I vocaboli sono già di per sé stessi piuttosto eloquenti, e chi parla di Diga di Vetto sembra avere le idee piuttosto chiare, perché tale locuzione richiama un’opera ben definita, a differenza del termine Invaso, da realizzare “solo dopo aver verificato, con studi specifici e approfonditi che tengano conto ……” (secondo le dichiarazioni del Sindaco nell’articolo di Redacon del 22 marzo, dal titolo “Vetto, Fabio Ruffini: riconfermo l’intera squadra”).
Pertanto, non si comprende proprio cosa abbia avviato l’Amministrazione uscente “fin dal 2016” (e, per inciso, cosa abbia fatto sin qui quanto a valorizzare il torrente Enza), ma del resto la parte politica cui la sua lista fa riferimento non è mai stata favorevole, se non erro, a dighe o invasi, salvo il convertirsi ora a considerare questi ultimi (non si tratta di essere propensi o meno a dette opere, bensì di valutare la coerenza di chi si candida ad amministrare).
Trovo altresì inspiegabile l’intenzione di chiedere, come sta scritto nel programma di PER VETTO, “le necessarie e dovute opere complementari, nonché tutti i benefici che dovranno essere riconosciuti …”, quando questo “contorno” dovrebbe già essere molto presente e chiaro dopo dieci anni di amministrazione, più che sufficienti per maturare idee al riguardo (tempo ancora più lungo visto che l’Amministrazione uscente era in continuità con la precedente).
Poichè a Vetto è esposta una locandina dove si rende noto che la CGIL, nella serata del 28 maggio, organizza presso la Sala Polivalente l’iniziativa di “Liste a confronto”, mi auguro che faccia notare le differenze o distinguo che dicevo, ed esponga inoltre il proprio pensiero su dighe e invasi in Enza, e come ad es. affronterebbe, in concreto, tematiche dalla valenza sociale (credo che un Sindacato non possa limitarsi a fare il “presentatore”).
Ci sono questioni importanti, circa le quali chi è da lungo tempo nella “sala dei bottoni” (rispetto a chi aspira ad andarvi) dovrebbe essere in grado di prospettare soluzioni realistiche, che non siano soltanto la richiesta di ottenere maggiori risorse e finanziamenti, pena lo “svilire” il ruolo dei Comuni, e altrettanto vale per un Sindacato attivo sul territorio da molti anni, che a mio avviso non può esprimere soltanto azioni “rivendicative” ma avanzare pure proposte circostanziate ed attuabili (anche in circostanze come questa).
P.B. 22.05.2024
Oltre alla diga di Vetto,esiste anche un qui ed ora, con progetti sicuramente non meno importanti da portare a termine,sviluppare,anche attraverso collaborazioni intercomunali.
Servono strutture per dare servizi a breve termine come da programma Per Vetto.
Se secondo P.B. quello dello della “lista “civica” Vettese” può definirsi un programma….direi che i prossimi cinque anni saranno veramente un programma..
Nel caso povera Vetto.
Ringrazio il Sig. P.B. per aver toccato questo tema; da tempo la mia esperienza mi ha portato ad avere la certezza che una “certa politica” dice le cose in modo di poter fare esattamente il contrario senza poter essere smentita; alla lingua italiana si riconosce questo merito, a mio avviso un grande demerito.
Basterebbe chiedere all’attuale Amministrazione che Diga vogliono o che invaso vogliono; penso che risponderebbero che non compete a loro decidere che diga realizzare, anche questo un modo per non decidere.
La Lista Civica Vettese, quella che sfida l’Amministrazione uscente è chiara, chiedono una diga che porti benefici anche ai paesi montani, non solo all’agricoltura o a Iren, e questo può farlo solo una diga che garantisca un lago a Vetto balneabile e navigabile anche nei mesi di agosto e settembre, una diga come da lavori sospesi il 16 agosto del 1989, una diga da 132 milioni di mc, una diga a cui il Consiglio Comunale di Vetto, Sindaco la Sig.a Sara Garofani e la sua maggioranza, di cui faceva parte anche l’attuale Sindaco Fabio Ruffini, votarono contro, mentre la minoranza votò a favore, tanti Vettesi dovrebbero ricordarlo.
Io rimango allibito, non ho parole e non servono, i fatti dovrebbero far comprendere come stanno le cose, ma è risaputo che la storia non insegna; di una cosa penso di esserne certo, se il Comune di Vetto avesse votato a favore della diga di Vetto, quella del Progetto Marcello, oggi a Vetto ci sarebbe un lago meraviglioso come quello del Bilancino a Barberino del Mugello, un lago che avrebbe cambiato totalmente l’economia di questi paesi montani, oltre a garantire acqua all’agricoltura, eliminato le esondazioni a valle, dato grandi benefici ai Comuni rivieraschi per i sovracanoni BIM, migliorato la viabilità in valle, reso Vetto il paese più importante dei paesi montani della Val d’Enza, e mille altre cose.
Di un’altra cosa penso di esserne certo, nessuna Amministrazione Comunale, Provinciale e Regionale, di sinistra, è mai stata a favore della ripresa dei lavori della Diga di Vetto; e credo che da parte loro nulla sia cambiato.
Una diga si fa in base alla capacità dei versanti e a Vetto è fattibile una diga di circa 180 milioni di metri cubi, di cui 150 di contenuto idrico e 30 di laminazione per evitare le esondazioni, questa sarebbe la diga da farsi; si sappia che una diga da 150 milioni di mc ad usi plurimi, come sarebbe quella di Vetto, è pur sempre una piccola diga, anche in Italia ci sono dighe da 300/600/800 milioni di metri cubi, in Etiopia la Salini Impregilo ne sta facendo una da 110 “MILIARDI” di mc.
L’acqua sarà sempre un bene più prezioso e a Vetto abbiamo la possibilità di fare un’opera che la trattenga, il farla o meno penso che dipenderà solo da chi voteranno i cittadini di Vetto; a me, vista la mia età, non poterà più alcun beneficio, ma ai figli della montagna si; a Vetto la scelta.
Io non so se B.F. sia un abituale lettore di Redacon, ma se casomai lo fosse non può essergli sfuggito l’articolo del 18 maggio, dal titolo Diga di Vetto: Mammi “La progettazione dell’invaso è di portata storica”, e dal momento che si tratta dell’Assessore regionale all’Agricoltura, e se le parole hanno significato, suppongo che la questione diga o invaso sull’Enza impegnerà fortemente l’Amministrazione che uscirà dalle ormai prossime elezioni comunali (e più le idee in proposito sono chiare, più incisivo ed ascoltato sarà il ruolo esercitabile dall’Amministrazione comunale in nome della comunità vettese).
Quanto al confronto tra programmi, se prendiamo la voce “rifiuti” (tematica tutt’altro che secondaria, stando anche ai ricorrenti articoli di stampa riguardanti più d’un Comune della nostra provincia), mi sembra molto più chiara la posizione della LISTA CIVICA VETTESE, che si dice contraria al “porta a porta”, rispetto alla generica affermazione della lista PER VETTO in cui sta scritto “cercheremo di migliorare la raccolta, aumentando la differenziata senza adottare sistemi che creano disagi alla popolazione”, ma forse possiamo affidarci a B.F. per avere l’interpretazione autentica di tale abbastanza vaga dicitura
P.B. 23.05.2024
Caro P.B.
Lei pone due interrogativi particolarmente importanti di cui, solo a titolo personale posso tentare di dare una risposta.
Diga o invaso. Innanzitutto i due termini non sono sinonimi. Da quanto di mia conoscenza, l’invaso si limita alla regimazione delle acque. Mentre la diga può espandere le sue funzioni all’uso plurimo, acqua uso civile ed industriale, regimazione, produzione di energia elettrica effettivamente pulita e senza problemi di futuro smaltimento, ecc. I costi sono certamente superiori, ma i benefici che può portare in particolare a Vetto possono essere molto elevati ed il progetto deve contemplare tutte le infrastrutture necessarie sia per la costruzione che per la gestione. Alternativa, due o più invasi più piccoli che impatterebbero altrettanto negativamente sulla vallata senza, a mio modo di vedere, portare particolare benefici.
Comunque si decida o meno per invasi o diga , Vetto ne dovrà subire le conseguenze, negative o positive, dal punto di vista ambientale, climatico e turistico. Trovo pertanto legittimo e congruo che alcuni benefici economici vengano riconosciuti ai cittadini di Vetto
Come conferma Lei stesso la CGIL non ha mai occupato “stanza dei bottoni”. La CGIL si spende quotidianamente sui problemi inerenti il lavoro, dalla sicurezza al lavoro precario, dal diritto alla casa ai contrasti intergenerazionali. Non dimentichi Sig. P.B. le lotte e manifestazioni e le conquiste per una sanità pubblica che non esclude nessuno, lo statuto dei lavoratori. Conquiste che hanno segnato per mezzo secolo un benessere per tutti e che non ci rendiamo conto che possono essere messe in discussione in qualsiasi momento. Come vede queste non erano proposte circostanziate, non lo potevano essere ma erano obiettivi che abbiamo raggiunto. Il 28 maggio a Vetto, si renderà conto che non saremo semplici presentatori di altri programmi ma esporremo tematiche e bisogni ai quali i futuri Amministratori saranno chiamati a fornire risposte
Cordialmente
Nel rispondere ad Alberto Tondelli mi concedo un inciso politico, per ricordare che lo Statuto dei Lavoratori, del maggio 1970, da lui qui richiamato, reca la paternità di un Ministro socialista dell’epoca, partito cui vanno ascritti anche importanti iniziative nel campo dei diritti civili, vedi quella sul divorzio dello stesso anno, oppure, in materia sanitaria, la Riforma Ospedaliera del 1968, meriti di non poco conto, io credo, ma del tutto dimenticati dalle piazze ostili degli anni di Tangentopoli, e non solo da quelle piazze visto che pure altri non spesero una parola per rammentare quelle “benemerenze” (o conquiste mutuando il vocabolo impiegato da Alberto Tondelli), anche tra le sigle che dei diritti stanno facendo la propria insistente bandiera.
Non me ne voglia Tondelli, ma il manifestare per la sanità pubblica mi sembra un concetto piuttosto astratto, pur se attrattivo ed ammaliante, così come quelli riguardanti il diritto al lavoro e alla casa, ma tali pronunciamenti vanno poi tradotti in misure concrete e realistiche, che devono fare i conti anche con le compatibilità economiche, visto che al nostro Paese viene costantemente richiesto di ridurre il debito pubblico, e in questa logica mi sembra che entità sindacali dalla lunga storia dovrebbero essere in grado di avanzare proposte “circostanziate” per far fronte all’uno o altro problema, il che, a mio vedere, renderebbe molto più forte e credibile l’azione rivendicativa (anche se spetta poi alla politica di convertirle in norme e provvedimenti)
Stando alle questioni locali, ossia del nostro Appennino, c’è chi ritiene che il personale sanitario, anziché ragionare di Ospedali di Comunità, andrebbe concentrato nel Sant’Anna, così da dare al nostro nosocomio montano il futuro da noi tutti auspicato, ma salvo mie sviste non mi sembra di aver sentito la voce in proposito del Sindacato, e qui non si tratta di avanzare proposte circostanziate ma, molto più semplicemente, di dire come la si pensi riguardo ad un argomento che riterrei affatto secondario, né altresì ricordo che il Sindacato si sia espresso riguardo alla Diga vettese ma qui la memoria potrebbe farmi degli scherzi, nel senso di sbagliarmi.
In ordine a Diga o invasi, la posizione personale di Tondelli sembra abbastanza vicina alla mia, nel ritenere che in entrambi i casi vi sarebbe un impatto sulla vallata, al punto di trovare “pertanto legittimo e congruo che alcuni benefici economici vengano riconosciuti ai cittadini di Vetto”, cui aggiungerei gli altri Comuni rivieraschi che concorressero all’opera con parti del proprio territorio, benefici che potrebbero ad es. materializzarsi in una fiscalità agevolata per le attività che vi si svolgono, nella scia della tesi che non da oggi vado sostenendo e che pare ora aver trovato nuovi fautori (con gli interrogativi cui ho nondimeno fatto cenno nel recente articolo “Tanto tuonò che piovve”).
P.B. 25.05.2024