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Oggi a Baiso

Primo convegno nazionale sulla cultura bizantina e longobarda

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Si è svolto oggi a Baiso il 1° convegno nazionale “Cultura bizantina e cultura longobarda: un confronto durato due secoli nel segno della costruzione dell’identità di un territorio”.

Un convegno organizzato dall’associazione La Tavola di Bisanzio e coordinato dal Dipartimento di studi bizantini dell’Università degli studi Ca’ Foscari la chiesa di San Lorenzo è tornata, per una mattina, indietro nel tempo. Allestita per l’occasione con i simboli e i costumi dell’epoca è stata la deliziosa cornice dell’evento che ha visto gli studiosi mettere a confronto gli studi più recenti e le prospettive di ricerca future in merito alla presenza e all’influenza culturale longobarda e bizantina nel territorio reggiano e, più in generale, nell’Italia settentrionale.

Un convegno che ha aperto di fatto un nuovo percorso culturale e di studi che abbraccia due secoli di storia nei quali il territorio di Baiso (considerato capitale dell’impero bizantino) ne diventa protagonista assoluto.  “Nelle terre del Verabolo – ha spiegato la dottoressa Anna Marmiroli nell’introdurre il convegno - i Bizantini hanno lasciato la loro storia e i loro nomi, i loro tempi e i loro Santi (San Vitale, San Michele, ecc.), i loro soldati e i loro figli, ma anche i loro usi e i loro gusti culturali ed alimentari, le loro idee sulla vita e sulla morte, la loro religiosità, il proprio sentire”.

Ancora oggi è infatti evidente l’influenza delle culture bizantina e longobarda nell'organizzazione politica e amministrativa del territorio stesso, nella toponomastica, nella cultura alimentare e culinaria. “Per oltre due secoli – Giuliano Caselli presidente dell’associazione La Tavola di Bisanzio - nel cuore del medioevo più alto e più profondo, nel crinale dell'appennino reggiano si sono fronteggiati, ma anche riconosciuti e intrecciati due popoli e due civiltà, quella raffinata e romanica di Bisanzio e quella post-romana dei Goti. I primi cultori della pecora e della capra, i secondi (con anche l'innesto di genti longobarde) portatori della tradizione e della cultura del maiale”.

La sequenza degli interventi è stata aperta dal professor Stefano Gasparri, ordinario di Storia Medievale presso Ca' Foscari Università Venezia, che ha spiegato la coesistenza dei longobardi e bizantini nel territorio emiliano.

Il ricercatore presso l’Università di Padova, dottor Francesco Veronese, ha quindi illustrato il culto e il ruolo dei santi nelle aree longobarde e bizantine e, a seguire, la professoressa Maria Cristina La Rocca, ordinaria di Storia Medievale presso l’Università di Padova, ha esposto un interessante studio relativo alla costruzione delle identità fluide in un territorio considerato di frontiera, con un focus specifico sul ruolo delle donne.

Il professore Giorgio Vespignani, associato di Civiltà Bizantina presso Alma Mater Studiorum Università di Bologna, ha concluso gli interventi con una esposizione sulla visione dei Longobardi visti da Bisanzio.

Il convegno è proseguito con la visita ai siti principali, la Pieve di San Vitale di Carpineti, il sito di Castelvecchio e la cappella di San Michele dove ancor oggi si avverte un importante passato storico.

All’iniziativa ha partecipato anche la dottoressa Nadia Costi, dirigente dell’Istituto scolastico comprensivo “G.B Toschi” di Baiso e Viano, i cui studenti stanno lavorando alla realizzazione di progetti e iniziative che saranno presentati durante la manifestazione “La Tavola di Bisanzio” in calendario per il prossimo luglio.

 

Il convegno è stato patrocinato dall'Associazione Nazionale di studi bizantini, dell’ufficio Scolastico Regionale dell’Emilia-Romagna della Regione Emilia-Romagna e della Provincia di Reggio Emilia.