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L’ULTIMA FATICA DI SAVINO RABOTTI

Il Piccolo Principe ora parla dialetto montanaro, ecco come

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Il Piccolo Principe ora parla dialetto montanaro, ecco come

Et voilà. Se l’essenziale è invisibile agli occhi a molti risulterà visibile l’ultima fatica di Savino Rabotti: “Principîn”.

Perché, con la competenza e la pazienza che gli compete, l’esperto di tradizioni montanare si è cimentato in un piccolo lavoro a tutela, anche, del dialetto montanaro: ha tradotto il capolavoro  di Antoine Saint-Exupéry, nel dialetto della sua nativa Val Tassobbio. Dal francese al dialetto con, accanto, la traduzione italiana.

La prefazione è del nostro Gabriele Arlotti che ha scritto: “Questo libro è per le nuove generazioni ed è pure un omaggio all’autore Antoine de Saint-Exupéry che della sua vita affermava: “C'è una cosa che mi rattristerà sempre, ed è di essere diventato grande”. Perché col dialetto, come col Principîn, si rimane giovani”. In collaborazioni con le presidi che si sono già dette disponibili previste entro pochi mesi alcune presentazioni nelle scuole primarie e secondarie di primo grado oltre, anche, a una prima a Vetto.

Lo abbiamo intervistato.

Come mai la traduzione de Il piccolo principe nel dialetto montanaro?

L'idea è nata quasi per caso, Un amico, Francesco Genitoni, mi aveva chiesto se me la sentivo di tradurre nel nostro dialetto il libro di Saint-Exupéry.

Un attimo di smarrimento, poi gli ho risposto che ci provavo. Era la proposta di una casa editrice straniera, specializzata nella stampa di versioni de Il Piccolo Principe nelle così dette lingue minoritarie (ne ha già pubblicate oltre 200), e mancava una versione nel dialetto montanaro reggiano. Dopo circa 40 giorni la traduzione era pronta.  Ma il titolare della casa editrice ci ha fatto sapere che per pubblicarlo dovevamo ordinarne (e pagarle) almeno 100 copie ad un prezzo che non ci sembrava equo. Con Francesco ci siamo detti che non valeva la pena.

E allora hai pensato di stamparlo in proprio?

Non mi garbava l'idea di lasciare per sempre nel cassetto la versione. Anche perché, durante il lavoro di traduzione, mi sono accorto che tra le mie ricerche sul dialetto e la narrazione del Piccolo Principe vi è una "corrispondenza" meravigliosa: gli stessi ideali di semplicità, lealtà, rifiuto dell'attuale vita iperattiva, il recupero dei rapporti con le altre persone, la ricerca di amicizie. Sono gli stessi valori che troviamo nella tradizione popolare quando  analiziamo i proverbi o leggiamo le satire e altri prodotti della letteratura dialettale.

Ho avuto anche l'incertezza se postarlo solo su fb. Il mezzo è certamente valido, però dopo quindici giorni non se ne parla più. Altra cosa invece è averlo in casa, a disposizione.

Poi quella persona che molti di voi conoscono ha avuto l'idea delle tre colonne. Così il lettore ha tra le mani il testo originale francese, la versione italiana e quella dialettale. Può sembrare uno sfizio, ma può anche diventare una palestra per chi ama le tre lingue. Di edizioni impostate così mi risulta ve ne sia solo una, ed altre bilingui.

Perché proprio nel dialetto della Valle del Tassobio?

Confermo quanto già detto: ho scelto il dialetto della Valle del Tassobio perchè è il mio ed è quello che riesco a scrivere meglio.

Ma anche perché è un dialetto che interagisce con ben cinque Comuni. Chi abita a Ramiseto, alla Gatta, a Valestra, a Sordiglio, a Ciano ha un dialetto proprio, diverso. Chi abita a Borzano di Canossa, a Vedriano, a Cortogno, lungo il Rio Maillo o  sulla sponda sinistra del Tassobio parla lo stesso dialetto con piccolissime differenze. Il dialetto accomuna tutti gli abitanti del bacino del Tassobio. Non so se esistono altri cinque comuni con un unico dialetto.

Quali difficoltà hai dovuto superare per tradurre dal francese al tuo dialetto?

Parecchie. Anche perché il francese l'ho studiato dal 1949 al 1953, e poi non ho avuto occasioni di praticarlo salvo la traduzione di un altro libro nel 1996, Ma, alla fine, spero che il voto dei lettori sia almeno un sei.

Per maggiore sicurezza ho consultato tre diverse edizioni in italiano e una in dialetto. Ho ritenuto importante restare fedele il più possibile all'originale anche nella versione italiana, cercando le frasi più idonee tanto per il dialetto che per l'italiano. Ciò ha comportato un numero imprecisato di riletture delle due traduzioni e il confronto costante con l'originale. Un pas, o un à sfuggito può cambiare completamente il senso di una frase. E se i lettori scoprono che, nonostante tutto l'impegno, c'è qualcosa di inesatto (e ve ne è certamente), chiedo loro scusa.

Tre testi paralleli, senza dovere cambiare libro, lo ritieni un fatto importante anche per la cultura?

 Credo proprio di si. Soprattutto una comodità per il lettore. Trovare e potere assaporare nel proprio dialetto un'opera che vanta oltre seimila edizioni, di cui quattrocentosettanta mila in lingue minoritarie o dialetti diversi, penso faccia piacere.

Il piccolo principe è il libro più stampato e più tradotto dopo la Bibbia: nel 2017 aveva superato duecento milioni di copie stampate nelle varie traduzioni. C'è stato perfino una parziale traduzione con i geroglifici.

Per la nostra provincia questo (almeno per quel che so io) è la terza traduzione de Il piccolo principe in dialetto. Il dottor Giuliano Bagnoli lo ha fatto per il dialetto di Guastalla e dintorni; nel dialetto di Carpineti c'è la versione fatta da Eolo Biagini.

So che il formato del libro è ingombrante. Mi è sembrata però l'unica possibilità di mettere a confronto le tre lingue, e di potere usare un corpo dei caratteri che permettesse, anche a noi anziani, di leggerlo senza troppi problemi. Ma resta primario il fatto di potere confrontare tre lingue senza usare altri testi.

Avrà fortuna questa versione? E dove lo si può acquistare?

Ho sperimentato, assieme a molti di voi, che oggi il dialetto interessa tante persone,

Dicevamo, qualche tempo fa, che vi è una tendenza a recuperare un bene sottovalutato e disprezzato in passato. È come ritrovare un oggetto di valore e tentare di restaurarlo, renderlo bello come un tempo, valorizzarlo. Vi è soprattutto la conspevolezza che il mondo attuale e le teorie che lo alimentano non promettono buone prospettive per la società. Con la saggezza espressa dal dialetto, come con i suggerimenti de Il piccolo principe, forse sarebbe diverso.

Il volume lo si può trovare nelle edicole dei paesi lungo la valle del Secchia, (Cavola, Gatta, Villa, Minozzo, Civago, Gazzano) lungo la statale 63 (Puianello, Vezzano Casina, Felina, Castelnovo), lungo la Val d'Enza (Quattrocastella, Barcaccia, San Polo, Ciano, Vetto), a Sacndiano (Marco Polo) e a Reggio città (Bizzocchi, Libreria del Teatro).