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Elda racconta: Samuele e i re israeliti

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Molti anni dopo, in Silo dimorava un sommo sacerdote che si chiamava Eli.

Gli Israeliti andavano ogni anno in quel luogo per adorare il “Tabernacolo” cioè le tavole della legge scritte da Mosè.

Tra questi c’era un uomo che aveva due mogli, in quel tempo si potevano avere due mogli (meno male che da noi non si usa più, perché io avrei scelto di rimanere zitella) dopo questa costatazione mia personale, andiamo avanti.

Una di queste mogli aveva avuto molti figli, l’altra era sterile, non era riuscita ad averne.

La prima era cattiva e derideva e faceva star male l’altra che si chiamava Anna.

Anna una volta arrivata in Silo, si recò al Tabernacolo per adorare Dio, ma piangeva per le umiliazioni che subiva. Eli la vide e le si avvicinò dicendole:

“Vedo che stai soffrendo, che Iddio ti conceda la grazia che gli stai chiedendo”.

Anna aveva chiesto un figlio e aveva promesso a Dio, di consacrarlo al suo servizio, perché insegnasse al popolo a conoscerlo e ad amarlo.

Anna partì da Silo per tornare in Canaan e Dio le dette un figlio che chiamò Samuele e quando il bimbo ebbe tre anni lo portò in Silo e lo affidò a Eli, perché lo istruisse e lo educasse.

Così Samuele crebbe con Eli, questo poi aveva due figli suoi maschi, che lui aveva nominati sacerdoti, questi lo aiutavano a officiare riti, ma non erano buoni, anzi erano molto cattivi non adoravano Dio e non davano retta al padre.

Samuele già da piccolo cominciò a parlare con Dio e una volta gli disse, che avrebbe punito i figli di Eli per la loro malvagità e per quel che facevano, ed era sdegnato col padre, che non li aveva mai castigati per quel che combinavano.

Samuele rivelò questo al suo insegnante, che col cuore dolorante rispose:

“Faccia il Signore ciò che Gli sembra giusto”.

Poi naturalmente scoppiò un’ennesima guerra tra i Palestinesi e gli Israeliti e questi la persero, allora i figli di Eli presero l’Arca e la portarono sul campo di battaglia, pensando che con questa avrebbero vinto.

Invece dopo un duro combattimento, dove trovarono la morte i figli di Eli e i Filistei si impadronirono dell’Arca.

Quando Eli seppe questo, fu talmente grande il suo dolore che gli mancarono le forze, svenne cadendo all’indietro, battendo il capo violentemente in terra e morì anche lui.

Intanto i Filistei avevano portato l’Arca in un tempio dedicato al dio Dagone.

La mattina dopo trovarono quel dio caduto dal suo piedistallo e caduto bocconi davanti all’Arca. Lo rimisero al suo posto, ma il giorno dopo lo trovarono in terra frantumato. Poi i Filistei furono presi da una strana malattia che li decimava, allora portarono l’Arca in un'altra città, ma successe la stessa cosa e così per altre due o tre volte.

Così decisero di metterla su un carro tirato da due mucche che stavano allattando i loro piccoli e dissero:

“Vediamo se le mucche andranno dai loro figli o cosa faranno”.

Le due bestie senza essere guidate da nessuno si diressero veso Israele.

Alcuni Israeliti che stavano segando un campo di grano, videro queste mucche fermarsi vicino a una grande pietra.

Finalmente questi capirono, levarono l’arca dal carro e la posero sul sasso che diventò un altare.

Intanto Samuele era diventato giudice di Israele, lui domandava sempre a Dio come doveva comportarsi perché solo Lui era il loro re.

Saul

Però gli Israeliti si stancarono di avere un re invisibile e cominciarono a reclamare un re che li guidasse in battaglia.

Samuele radunò questo popolo e disse loro:

“Iddio vi accorderà un re, ma ecco come lui vi governerà: prenderà i vostri figliuoli e li obbligherà a lavorare per lui, prenderà i vostri campi, i vostri giardini, il vostro grano, le vostre pecore e darà tutte queste cose a chi gli piacerà, allora vi dispiacerà di aver chiesto un re, ma Dio non vi ascolterà”.

Allora Dio scelse un re.

Vi era un giovane di nome Saul, il padre aveva un gran possedimento di terre e di animali.

Un giorno tre asine si erano smarrite, allora Saul, prese con se un servitore e gli disse:

“Mi hanno detto che in questa città vive un profeta, andiamo da lui a chiedergli dove possiamo trovare le nostre asine”.

Così entrarono e incontrarono Samuele, che loro non riconobbero, perché non l’avevano mai visto e questi disse loro:

“Io sono il profeta, le asine che hai perduto tre giorni fa sono state ritrovate”,

Poi li invitò in casa sua per passare la notte. La mattina dopo uscirono dalla città accompagnati da Samuele che prima di lasciarli, unse con l’olio il capo di Saul e lo nominò re della città.

Lasciò passare un po’ di tempo poi Samuele mostrò al popolo chi doveva essere il loro re.

Saul si presentò seduto su un trono, portava una corona in testa e andava alla guerra.

Era coraggioso e si batteva con onore contro i nemici degli Israeliti.

Ai confini della terra di Canaan, dimorava un popolo malvagio e un giorno Samuele disse a Saul:

“Fai guerra a questo popolo, sterminalo tutto, uomini, donne, bambini e animali”.

Saul fece ciò che gli era stato ordinato, ma salvò il re di questi Amaleciti e lo condusse in Canaan, salvò anche gli animali forti, fece perire solo i deboli, ma Dio si sdegnò con lui e gli tolse il regno.

David

Samuele non sapeva chi Dio avesse scelto al posto di Saul, ma un giorno Dio gli disse:

“Empi il tuo corno di olio e vai da Isai a Betlemme, poiché ho scelto come re uno dei suoi figli”.

Isai aveva molti figli, Samuele guardò il primogenito, era alto bello, avrebbe figurato come re, ma Dio gli disse che non era lui il prescelto. Allora guardò gli altri, ma nessuno andava bene, allora chiese a Isai:

“Ai altri figli oltre a questi?”

“Si l’ultimo e fuori a guardare le pecore”.

“Mandalo a cercare ho bisogno di vederlo subito.”

Quando questi entrò Dio disse a Samuele:

“Ungilo, perché ho scelto lui”.

Si chiamava David era bellissimo e amava Dio con tutto il suo cuore.

Samuele lo unse, ma non diventò subito re, doveva passare un po’di tempo e David tornò fra le sue pecore suonando l’arpa e cantando inni a Dio, (questi inni si chiamano Salmi).

Intanto Saul re d’Israele era infelicissimo, i rimorsi di coscienza per non aver ubbidito a Dio, lo tormentavano, avrebbe voluto pregare, chiedere perdono al Signore, ma non ci riusciva.

(Sì secondo me aveva preso un bell’esaurimento nervoso, naturalmente questa è una diagnosi mia).

Dopo questa diagnosi andiamo pure avanti con la storia che si legge nella Bibbia.

Poi venne a sapere che a Betlemme viveva un ragazzo figlio di Isai, che suonava divinamente l’arpa, era valoroso, coraggioso in più molto bello e amava il Signore. Allora chiese a Samuele di farlo venire a corte, lo andarono a prendere e lui si presentò al re coi doni della sua terra: un pane, una bottiglia di vino, e un capretto.

Saul vicino a David cominciò a stare meglio e piano, piano guarì e David fece ritorno nella terra di suo padre a guardare le sue pecore e quando era solo pregava il Signore ed era felice.  Elda Zannini.

Dialetto

Samuele e i re d'Israele

Na meùcia d’ann dòp in tla cità ed Silo a ghè stèva un pret ed qui impurtant, as ciamèva Eli.

La genta d’israele, teùcc iàn l’andeva in cul pòst lè, pr’aduràr al Tabernacle dòva iaivnè mèss al tavle ed Musè.

Tra quischè a gh’era un om c’al ghaiva deù muièri, a chi temp là as pudiva teòr deù dòni per muiera. Eùna da ste dònn la gh’aiva na meùcia ed fieò,ma cl’atra cl’as ciamèva Anna l’an ghè n’aiva mai aù eùn.

La prèma l’èra cativa e la tuliva sempre in gir la secònda.

Anna la stèva davanti al Tabernacle e la preghèva Déo c’agh mandèsa un ragasèt.

Eli a l’ha vèsta e al gà dètt:

“I ved chi ta stè mal e i pregh Dèo c’at fàga la grasia che it ga smand”.

Anna l’aiva smandà un fieòl, lè la l’avrè cunsacra al servèsi ed Dèo, perché l’insignèsa àla genta a cgnosle e aduràl.

Po’ l’arturnè a cà seòa e Dèo al ghà da un ragasèt ca l’ha ciamà Samuele.

Quand ste pin l’hà cumpi tri ann a l’ha purtà da Eli, perché agh pensèsa léu a istruil.

Achsè Samuele al chèrsiva cun Eli c’al gh’aiva deù fieol seò masc, chi l’aiutèvne quand al fèva al funsiùn, ma ièrne catìv i eùbdivne mèa àla legg ed nostre Sgnur.

Samuele già da cèch al parlèva cun Dèo e quest na vòlta al gh’aiva détt cl’arè peùnì i fieò d’Eli per la su cativeria e l’era scuntènt anch dal padre c’an iaiva mèa educà ben e quest a la riferì al su maèstre chi cun al còr c’agh fèva mal là dett:

“C’al fàga Leù quel c’al cred ca sèa gieùst”.

Po’ l’era scuppià natra guèra tra i Filistei e Israele e quisc i l’an po’ persa. Alura i fieò d’Eli ian ciapà l’Arca e i l’an purtad insèma ai camp ed bataglia perché la ià fèsa vinsre.

Inveci dop aver cumbatù asè e i fieò d’Eli ierne mort, i Filistèi i s’en impadrunì ed l’arca.

Quand Eli l’ha saù quest al se sentì mal l’è cascà in tèra, l’ha picià la testa e l’è mort anca leù.

Intant sti Filistei iaivne purtà l’Arca in t’un tempi cl’era dedicà al déo Dagun.

La matina dop, però ian truvà ste déo cl’era cascà davanti a l’arca bòca a tèra, i l’han drisà, ma al dè dop i l’an truvà in tèra teùtt sbrislà. Po’ sti Filistei ian ciapà na malatèa strana ca ià fèva murìr, alura i l’an purtada in t’un atra cità, ma a sucediva la stesa cosa e quest per du tre vòlt.

Alura ian decis ed metla insèma a un bross tirà da deù vacch zovne c’al duvivne dar al latt ai seò vidlìn e iàn dètt:

“I stema a vedre s’al van dai fieò u cusa al fàn”.

Al deù besti, cun ansùn ca glià guidèsa al s’en direti vers Israele e al s’en fermadi àtaca a un sass, alura la genta ca gl’iaiva vésti iàn tirà zò l’arca i l’an mèssa insèma al sass cl’è dventà n’Altar.

Intant Samuele l’era dventà gieùdse d’Israele, ma leù al dmandèva sempre a Déo cuma al duviva far, perché sul Dèo l’era al re.

Saul

Però sti Israeliti i s’en srufà d’avegh un re invisèble e i cumincèn a reclamar un ca ià guidèsa in guèra.

Samuele agh fè na bèla predica:

“Va ben, forsi Dèo av darà cul re chi dmandè, ma arcurdèv chi leù po’ avrà i vostre fieò per fàia lavurar per leù, av purtarà vèa i voster camp, i giardìn, al vostre furmènt, al vostre pegre e teòtt quest, po’ a li darà a chi agh par a leù, alura in asrì mèa cuntènt, ma Dèo an v’ascultarà peò”.

Alura Dèo al g’hà truvà un re c’al pudèsa andàr ben.

In chi temp là a gh’era un zuvnott c’as ciamèva Saul, su pà al gh’aiva un gran pusedimènt ed tèra e bestiàm, un dè a s’era pers deù asne, alura Saul al s’è purtà adrè un servitùr e al s’è mèss a sercali.

Ian decis d’andàr dentre àla cità pra dmandàr a cul prufeta ca stèva là s’al pudiva aiutaia.

Lur in la cgnusivne mèa in l’aivne mai vèst, i l’an incuntrà per la vèa e leù a ià fermà e al gha dètt:

“Al teò asne chi te pers tri dè fa, agl’ien stadi artruvadi, agni a pasàr la nòta in cà mèa, edman i rturnarì indrè”.

La matina dòp Samuele a ià acumpagnà ed là dal meùr, po’ l’ha eùnt la frunta a Saul e a l’ha numinà re ed la cità.

La lasà pasàr un po’ ed temp po’ a l’ha presentà a teùcc.

Saul al s’è fàt vedre sedù insèma a un scranùn cun na curuna in cò e l’era drè andàr àla guèra. L’era curagiùs e al cumbativa e al vinsiva teùcc i nemigh ed Israelian.

Ai cunfìn ed la tèra ed Canaan a ghè steva dla genta cativa e un dè Samuele l’ha dèt a Saul:

“Fa la guera cuntra ste genta, màsa teucc iomi, al dònn i ragaset e anch teòti al seò besti.

Saul l’ha ubdì, ma a un sert punt, l’ha salvà la vèta al re e a l’ha mnà in persun po’ anch al besti, al fèva masàr sul c’al deble e c’agliatre a li lasèva star. Dèo però al s’è arabia cun leù e al ghà tirà vèa al regn.

David

Samuele an saiva mèa chi Dèo avriva metre al post ed Saul, ma eun dè al gh’à dett:

“Impèss al tu corne d’oli, po’ va a Betlemme a cà d’Isai, perché iò decis ed far re eun di seò fieò”.

Isai al gh’aiva na meùcia ed fieò, Samuele quand l’ha vèst al prem, alt e bel, l’ha pensà chi cumi re l’avrè ben figurà, ma Déo al ghà dett ca n’era mèa lù e gnan teuta la fila di seò fradè, alura l’ha dmandà a Isai s’al gh’aiva diatre fieò.

“Sé l’utme l’è fòra al pegre”.

“Mandle a sercàr ch’iò bsogna ed vedle subètt”.

Quand l’è arivà Dèo al gh’à dett:

“Onsle clè leù quel c’al va ben”.

As ciamèva David l’era blesme e a vriva ben a Dèo cun teòtt al su còr.

Samuele a l’ha bsuntà, ma a nè mèa dventà seùbètt re, a duviva pasàr n’atre po’ ed temp, achsè lè arturnà in meza al seò pegre a sunàr l’arpa e cantand cun la su bela vus ienn a Nostre Sgnur.

Intant Saul al re d’Israele a steva mal, al gh’aiva di rimors pr’an aver mèa ubdì a Dèo, l’arè vru dmandàr perdùn, pregàr, ma an ghe la caveva mèa.

Po’ a un sert punt lè gnu a saver che a Betlemme a gh’era un ragaseòl c’al suneva divinament l’arpa e al cantèva, in peò l’era bel, curagius e l’ubdiva a nostre Sgnur. Alura l’ha dmandà a Samuele ed fal agnir àla curta dal re.

Leù l’è arivà cui regai ed la su tèra: ùn cavrett, na pagnota ed pan, na butèglia ed vin.

Saul vsin a ste zuvnòtt l’ha cumincià a star mèi, àla fin l’è guarì e David l’è arturnà da su pà, dal seò pegre e quand as truvèva da lèu al pregheva Nostre Sgnur e l’era cuntent achsè. 

Elda Zannini