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Il fototrappolaggio

Sciacallo dorato, Diego Barbacini: “Lo abbiamo seguito per sessanta giorni”

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Una mela cadde sulla testa di Isaac Newton e lui scoprì la gravità, Diego Babacini ha fatto fototrappolaggio ed ha scoperto come si comporta lo sciacallo dorato. Può sembrare un paragone un po’ assurdo ma alla fine le scoperte importanti arrivano quasi sempre per caso.

Diego Barbacini vive e lavora in provincia di Reggio. Conoscitore di animali autoctoni e delle loro abitudini, da qualche anno è appassionato di fotografia naturalistica in tutte le sue forme.

Il fototrappolaggio gli ha permesso di individuare la presenza dello sciacallo dorato nelle nostre campagne. Attraverso gli appostamenti ha potuto catturare immagini e video che mostrano le caratteristiche dell’animale e le sue abitudini nella pianura Padana.

Il materiale raccolto da Diego, oltre che per scopi scientifici, è utilizzato a fini divulgativi dai Parchi del Ducato nel corso di serate informative rivolte alla cittadinanza, riguardanti la fauna e la biodiversità. Ed  in mostra dal 27 aprile al parco dei Frassini Magherita Hack ad Albinea e sarà visitabile fino a domenica 26 maggio.

L'intervista

Diego, come è avvenuto l’incontro con lo sciacallo dorato?

Il caso ha voluto che un cucciolo di sciacallo dorato sia finito nella cisterna dei liquami di un contadino. Questo contadino era il mio compagno di banco di quando andavo a scuola allo Zanelli. Ha capito subito che non si trattava di una volpe o di un lupo ed ha chiamato il Rifugio Matildico che lo ha così salvato. Poi è sopravvissuto qualche mese ma non per la pozza dei liquami. Aveva purtroppo una ferita da morso che è andata in setticemia e non c’è stato molto da fare. Però il caso ha voluto che questo cucciolo finisse proprio dal mio amico.

Cos’è successo una volta scoperto questo esemplare?

Lo hanno curato, gli hanno messo un rilevatore e rimesso in libertà. Poi assieme ai ragazzi dei parchi del Ducato abbiamo iniziato a monitorarli. In tuta mimetica abbiamo iniziato a fare fototrappolaggio per vedere come si comportavano in branco e per sessanta giorni li abbiamo seguiti poi purtroppo sono spariti. Hanno vissuto per mesi fra campi di sorgo e di erba medica, a due passi dalla città, uscendo solo al tramonto e mostrando una organizzazione famigliare importante. E’ stata una bellissima esperienza.

Un’esperienza che non è però terminata con questo fototrappolaggio o con la mostra giusto?

Esatto. Partiamo dall’inizio, nel senso che questo esemplare di canide lupino non è nativo delle nostre zone. E’ originario dei Balcani e piano piano si è spostato verso l’Italia. Negli anni Ottanta erano presenti alcuni esemplari in Friuli Venezia-Giulia e in Veneto poi si è spostato verso la nostra zona e oggi si contano avvistamenti anche al Circeo. Per cui si sta pian piano allargando il bacino di questo esemplare. Con il tempo si è poi scoperto che nel 2017 ci fu un avvistamento a Mirandola (questo lo si è saputo dalla visione di alcuni scatti negli anni successivi) e nel 2020 uno nel parcheggio della Barilla fino ad arrivare a Sant’Ilario poi più nulla fino all’estate scorsa quando è entrato per caso nella vasca dei liquami.

Diceva che li avete seguiti per sessanta giorni, sono tanti.

Si se si considera che ho anche un lavoro e andare ogni notte a guardarli è stato pesante ma di una bellezza unica. Vedere i loro comportamenti, quello che mangiano, cosa fanno e vederli giocare fra di loro è stato qualcosa di emozionante. Per fare tutto questo però c’è stato bisogno anche di aiuto da parte dei volontari dei parchi del Ducato e di uno dei tecnici, Emanuele Fior, che ci ha aiutato parecchio.

Cosa ci può dire in più su questo sciacallo dorato?

Come struttura non è grandissimo è una via di mezzo fra una volpe e un lupo. Quando diventano adulti saranno sui dieci dodici chili l’uno più o meno. Osservandoli abbiamo visto che non sono dei predatori ma piuttosto degli spazzini che si cibano di piccoli mammiferi come posso essere i topini oppure di grossi insetti come cavallette o grilli. Poi si nutrono di carcasse di altri animali morti e purtroppo questo li porta ad essere spesso investiti dalle auto. Poi non sono un tecnico del settore li ho solo osservati e guardato come si comportano per avere informazioni più dettagliate servirebbero i tecnici.

Dopo gli avvistamenti cosa è accaduto?

Essendo una specie poco conosciuta ha scaturito l’interesse di molti studiosi. Le università di Parma e Udine in primis hanno fatto diverse ricerche su questi sciacalli e portato i risultati in diversi convegni.  Alla fine fra autunno e inverno sono uscite pubblicazioni internazionali, tesi di laurea, articoli su riviste specializzate, conferenze e una serie di serate informative rivolte alla cittadinanza organizzate dai parchi del Ducato riguardanti la fauna e la biodiversità.

Come è nata in lei questa passione per la fotografia?

Premetto che non sono un fotografo ma un amante della fotografia naturalistica per cui tutto quello che ho fatto è stato per passione e per proteggere questi animali dai bracconieri e dalla cattiveria umana. Abitando in campagna (a diversi chilometri dal centro) io e mio fratello Daniele siamo cresciuti in mezzo alla natura e questo ci ha dato la possibilità di amarla e di rispettare tutte le forme di vita che ci abitano. Pian piano ho scoperto la fotografia mi sono appassionato ed ho avuto la fortuna di trovare i miei primi cuccioli. Bellissimi.

Poi la mostra alla Fotografia Europea.

E’ stato un caso anche questo. Federica Franceschini della biblioteca di Albinea ha visto una foto molto bella e mi ha iscritto a Off. Visto che il tema di quest’anno è “La natura ama nascondersi” abbiamo pensato o, meglio, ci ha pensato Angela di Riquadri di Sant’Ilario d’Enza che ha curato la mostra l’ha fatto nel migliore di modi. Le foto sono state infatti appese agli alberi del parco dei Frassini Margherita Hack di Albinea. Devo ammettere che è molto suggestivo.

Farà altre mostre o altro fototrappolaggio?

Sì, sicuramente. E e chissà che non riesca a trovare altri esemplari. Sarebbe fantastico.