Continuano su Redacon le ricostruzioni di alcuni reparti del Regio Esercito al Fronte Russo durante la Seconda Guerra Mondiale: in questo articolo, le tristi storie di Nello e Delmo, alpini sciatori del Battaglione alpini sciatori “Monte Cervino”.
“Tutti giovani, tutti scapoli, slegati da tutto, disposti a tutto. Gente non misurabile con unità di misura che non fosse la loro”: così Giulio Bedeschi, alpino, medico e scrittore, ufficiale medico della “Julia” sul Don descriveva gli alpini del “Monte Cervino” nel suo romanzo La rivolta di Abele (Mursia, 1972).
Nato all'interno del 4º Reggimento alpini durante la Prima guerra mondiale e ricostituito nel 1940, il Battaglione alpini sciatori “Monte Cervino” era un reparto d’élite dotato del migliore armamento ed equipaggiamento. Inviato l’anno successivo in Albania, ricevette una Medaglia d'argento al valor militare e fu sciolto per le ingenti perdite.
Ricostituito nel novembre dello stesso 1941, sotto il comando del tenente colonnello Mario D'Adda, fu il primo reparto alpino a mettere piede sul suolo sovietico nel gennaio 1942, inquadrato nel Corpo di Spedizione Italiano in Russia. Denominati dai russi "Satanas bjieli" (Diavoli bianchi), per la loro tipica tuta da sci, sul finire del 1942 si trovarono inquadrati nell’Armata Italiana in Russia – ARMIR agli ordini del capitano Giuseppe Lamberti. l 12 gennaio 1943 le truppe italiane furono accerchiate a Rossoš', dove il battaglione fu
definitivamente annientato. Nella primavera del 1943 i pochi superstiti tornarono in Patria, il reparto fu insignito di una Medaglia d’oro al valor militare e venne sciolto. Il più illustre alpino sciatore della Campagna di Russia è, senza dubbio, lo scrittore Mario Rigoni Stern, autore del racconto autobiografico Il sergente nella neve (Einaudi, 1953).
Secondo il sito dell’Associazione Nazionale Alpini, partirono in 600 e rientrarono in 226. In rapporto alla forza, il “Monte Cervino” fu il reparto più decorato della Seconda Guerra Mondiale: 4 Medaglie d'oro, 43 d'argento, 69 di bronzo e 81 Croci di guerra.
Nel dopoguerra, il prestigio del “Monte Cervino” venne mantenuto: Il 1º aprile 1964 si costituì la Compagnia Alpini Paracadutisti, che nel 1990 prese il nome di "Monte Cervino", in onore del Battaglione alpini sciatori. Nel 1999 gli alpini del reparto ottennero la qualifica di Ranger e oggi, entrati nel ricostituito 4º Reggimento Alpini Paracadutisti, fanno parte delle forze speciali italiane, dipendenti dal Comando delle Forze Speciali dell'Esercito (COMFOSE).
In particolare, due reggiani hanno fatto parte del Battaglione: Malpeli Nello da Ramiseto e Cecchelani Delmo da Villa Minozzo.
Malpeli Nello, nato a Ramiseto il 12 gennaio 1916, era figlio di Alberto e Antonelli Luisa. Fu richiamato alle armi nel 1939 e partecipò dal novembre 1940 al giugno dello stesso anno alle operazioni alla frontiera greco – albanese con il 6° Reggimento Alpini. Inviato sul Fronte Russo con il Battaglione “Monte Cervino” il 16 aprile 1942, fu dichiarato disperso nei dintorni di Nikitowka il 19 gennaio 1943. L’alpino sciatore Malpeli Nelli fu decorato con una Croce di guerra al valor militare con la seguente motivazione: “Tiratore di mitragliatrice, già distintosi in precedenti azioni, visto minacciato da forze preponderanti un plotone di sciatori impegnato in una difficile manovra aggirante, interveniva con fuoco intenso e preciso, noncurante del tiro di mortai e di armi automatiche, che tentavano la distruzione della sua arma. Cooperava poi alla riuscita dell’azione del suo reparto – Iwanowka (Russia), 22 dicembre 1942”.
Cecchelani Delmo, nato a Villa Minozzo il 25 marzo 1916, era figlio di Stefano Cristofaro e Zobbi Maria. Fu richiamato alle armi nel 1939 nel Battaglione “Verona” del 6° Reggimento Alpini, con il quale partecipò alle operazioni in Albania dal gennaio 1941 al giugno dello stesso anno. Giunto in Russia il 20 ottobre 1942, come Nello venne dichiarato disperso nei dintorni di Nikitowka il 19 gennaio 1942, come da verbale di irreperibilità del 4° Reggimento Alpini redatto nel 1954.
Come sempre segnalato negli articoli di Redacon sulla Campagna di Russia, qualora qualcuno dovesse riconoscere un proprio parente, può cercarne il ruolo matricolare: esso è il primo documento di identificazione di un soldato, che riporta le notizie essenziali. Questi documenti si trovano presso l’Archivio di Stato di Modena, che custodisce i documenti dei soldati modenesi e reggiani. Nella provincia di Reggio Emilia opera ISTORECO, che ha digitalizzato la quasi totalità dei questi documenti. Navigando sul loro sito web, è possibile reperire gratuitamente alcuni ruoli matricolari e altri importanti documenti di tutti i militari, non solo della Campagna di Russia nello specifico, che hanno combattuto, sono caduti o sono stati deportati durante le guerre del Novecento.
Ancora, esistono gli archivi dell’Unione Nazionale Italiani Reduci di Russia – UNIRR, Ente Morale che dalla sua fondazione, avvenuta nel 1946, ha l’obiettivo di fare piena luce e ricordare le vicende del CSIR e dell’ARMIR e la sorte dei militari che ne facevano parte. È infine possibile recuperare ulteriori documenti dei soldati caduti o dispersi seguendo le indicazioni contenute sul sito del Commissariato generale per le onoranze ai caduti (ONORCADUTI), ovvero l’ente del Ministero della Difesa che, oltre alla gestione dei sepolcreti e delle zone monumentali, si occupa di ricercare, recuperare, rimpatriare i caduti italiani non ancora individuati, dando o ricevendo notizie dai congiunti.
Se qualche lettore volesse inviare ulteriore documentazione cartacea, fotografica o corrispondenza dei propri cari, o volesse semplicemente fare una segnalazione può contattare l’autore di questo articolo all’indirizzo mail [email protected].
Fare ricerca storica e ricordare i caduti significa portare una testimonianza di un particolare evento bellico, fra i tanti possibili, affinché ciò che è stato non si ripeta mai più.