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racconto di Alberto Bottazzi

A me piacevi più com’eri prima

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La casetta dei nonni materni in Vaglie ha un nuovo proprietario che la sta ristrutturando,

tuttavia...

 

A me piacevi più com’eri prima

 A me piacevi più com’eri prima, senza la maschera del trucco, con le rughe sulla faccia, la pelle pallida macchiata dalle lentiggini delle stagioni e la porta d’entrata che raschiava il pavimento.

 A me piacevi più com’eri prima, con in grembo il calore umano degli abbracci e il su e giù dagli scalini dell’imbrunire, con l’armonia avvolgente delle voci che rincuoravano la buona crescita di un bambino.

 A me piacevi più com’eri prima, con il “cavagno” delle patate appeso al trave della cucina degli affetti più cari e la stufa di ghisa a riscaldare la casa nel lunghissimo periodo invernale.

 A me piacevi più com’eri prima, vestita di fuliggine di vita vissuta nell’arco di cent’anni, tra vagiti ruspanti come astri nascenti e dipartite strazianti come stelle cadenti.

 A me piacevi più com’eri prima, con gli spifferi di luce tra le persiane che annunciavano il nuovo giorno e com’eri molto tempo prima, con un buco nel terreno del capanno per i bisogni corporali.

A me piacevi così, com’eri prima dell’abbonamento al salone di bellezza, quando respiravo aria di complicità tra i tuoi muri e godevo dell’amore indimenticabile di persone a cui devo per sempre il mio ringraziamento per aver provveduto alla crescita di un bambino.

A me piacevi così! Tuttavia, ora che il mondo della mia infanzia si è fatto cenere e mostra i colori vergini di un nuovo ciclo di vita, rimane incontrovertibile un pensiero: la certezza incontaminata che il nuovo look della casetta dei nonni non possa graffiare, tanto meno mimetizzare o altresì cancellare la patina preziosa dei ricordi.

 (Alberto Bottazzi)

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