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I Bersaglieri reggiani al Fronte Russo (1941 – 1943)

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I Bersaglieri reggiani al Fronte Russo (1941 – 1943)

In passato Redacon ha già ospitato due articoli sulla Campagna di Russia: uno sui caduti di tutto l’Appennino reggiano e uno sui Reali Carabinieri reggiani. In questo articolo si vogliono ricordare i Bersaglieri reggiani che hanno perso la vita al Fronte Russo durante la Seconda guerra mondiale. La conta a livello nazionale, tra CSIR prima e ARMIR poi, è di quasi 75 mila soldati dispersi o caduti sul suolo nazionale, di cui 937 provenienti dalla nostra provincia.

I Bersaglieri, divenuti famosi durante il secondo conflitto mondiale soprattutto per le vicende belliche di El Alamein in Africa, combatterono su tutti i fronti. Il 10 luglio 1941 furono inviati i soldati del Corpo di Spedizione Italiano in Russia (CSlR) in territorio sovietico, inquadrati nella più ampia Operazione Barbarossa voluta dalla Germania Nazista. I fanti piumati del 3° Reggimento entrarono così nella fila della 3^ Divisione Celere “Principe Amedeo Duca d'Aosta”. Alla fine del 1941, il 3° Reggimento aveva perso metà dei suoi soldati e ricevette in ausilio il 6° Reggimento, già reduce dalla Jugoslavia. Nell'estate del 1942 arrivò poi un nuovo battaglione, il LXVII reparto di bersaglieri corazzato, con tre compagnie di motociclisti. Il 9 luglio il CSIR diventò XXXV corpo d'armata, e fu inquadrato neIl'8ª Armata, divenuta tristemente celebre come Armata Italiana in Russia (ARMIR). Come gran parte delle truppe del Regio Esercito in territorio russo, il 3º Reggimento venne distrutto in combattimento, così quasi avvenne al 6° Reggimento. I sopravvissuti vennero riuniti il 14 marzo 1943 presso il Comando celere e furono rimpatriati sul finire dello stesso mese.

Secondo l’autorevole volume “Prigionieri della steppa” di Giovanni Di Girolamo (Gaspari, 2019) nell’intera Campagna di Russia la “Celere” perse 6.350 militari, tra caduti, feriti e congelati, tutte le artiglierie e l’80% degli automezzi. Nello specifico, il 3° Reggimento Bersaglieri perse 88 ufficiali, 124 sottufficiali e 2453 bersaglieri. Meno di trecento uomini tornarono dalla prigionia vivi.

In particolare, trentacinque reggiani persero la vita sul Fronte Orientale: cinque di loro erano dell’Appennino reggiano, tutti e cinque di Villa Minozzo. Le informazioni sono state tratte dagli archivi di UNIRR – Unione Nazionale Italiana Reduci di Russia, unitamente a quelle contenute nei ruoli matricolari dei soldati e agli archivi del Nastro Azzurro per le decorazioni:

  • Alceri Venceslao, nato il 9 aprile 1918, bersagliere del 6° Reggimento Bersaglieri, morto il 14 luglio 1942 nella regione del Lugansk: il suo nome compare in una lapide nel Cimitero Militare Italiano di Voroscilovgrad.
  • Benassi Nino, nato il 13 agosto 1918 a Guastalla, caporale del 6° Reggimento Bersaglieri, morto il 26 dicembre 1941 nel Campo Tedesco di Scachtersk.
  • Benzi Alderigi, nato il 1° agosto 1918 a Campagnola Emilia, bersagliere del 6° Reggimento Bersaglieri, morto il 23 agosto 1942: dall’8 settembre 1942 il suo corpo compare in una lapide nel Cimitero Militare Campale di Singin. È stato decorato con una Medaglia di bronzo al valor militare con la seguente motivazione: “Porta munizioni ad un pezzo anticarro, assolveva con grande abnegazione e sprezzo del pericolo il suo compito attraversando terreno fortemente battuto. Da ultimo, colpito a morte, con supremo sforzo raggiungeva il pezzo e, consegnando l’ultima cassetta all’ufficiale esclamava: – Stavolta non ne ho potuta portare che una, è poco, ma basterà per vendicare me e i miei compagni, tirate dritti – Fronte Russo, 23 agosto 1942“.
  • Bertolini Renzo, nato il 15 maggio 1913 a Reggio Emilia, bersagliere del 6° Reggimento Bersaglieri, disperso il 23 agosto 1942 in località non nota.
  • Bertolini Vincenzo, nato il 25 settembre 1914 a Rolo, tenente del 6° Reggimento Bersaglieri, morto il 6 agosto 1942: il suo nome compare in una lapide nel Cimitero Militare Campale di Fomichinskij. È stato decorato con una Medaglia di bronzo al valor militare con la seguente motivazione: “Comandante di compagnia già distintosi in precedenti fatti d’arme, conquista alla baionetta alcune posizioni, sapeva mantenerle nonostante ripetuti e violenti contrattacchi nemici. Il giorno successivo, assaltato da ogni parte da forze preponderanti, resisteva ad oltranza. Nella sua coraggiosa azione trovava morte gloriosa. – Bobrowskij (Fronte Russo), 6 agosto 1942”.
  • Bianchi Vittorio, nato il 27 febbraio 1914 a Gualtieri, bersagliere del 6° Reggimento Bersaglieri, morto il 14 luglio 1942 nella regione del Lugansk: il suo nome compare in una lapide nel Cimitero Militare Italiano di Voroscilovgrad. È stato decorato con una Medaglia di bronzo al valor militare con la seguente motivazione: “Porta treppiede, durante l’attacco ad una contesa posizione, benché ferito dall’inizio del movimento e nonostante l’invito del comandante della compagnia a ritirarsi, persisteva nel suo compito e continuava ad avanzare fino a quando rimaneva nuovamente colpito ed a morte. – Ivanowka (Fronte Russo), 14 luglio 1942”.
  • Bonacini Dante, nato il 14 settembre 1921 a Reggio Emilia, sottotenente del 6° Reggimento Bersaglieri, morto il 19 febbraio 1943 nel campo di prigionia 74 – Oranki.
  • Bonfiglioli Leone, nato il 12 dicembre 1922 a Villa Minozzo, bersagliere del 6° Reggimento Bersaglieri, disperso il 19 dicembre 1942 in località non nota.
  • Caldelari Lucio, nato il 18 aprile 1915 a Reggio Emilia, bersagliere del 6° Reggimento Bersaglieri, morto il 28 agosto 1942: il suo nome compare in una lapide nel Cimitero Militare Campale di Millerovo.
  • Caroli Ennio, nato il 24 dicembre 1918 a Scandiano, caporale maggiore del 6° Reggimento Bersaglieri, morto il 27 giugno 1942: il suo nome compare su una lapide nel Cimitero Militare Campale di Bachmutkin. È stato decorato con una Croce di guerra al valor militare con la seguente motivazione: “Telefonista, durante un forte attacco nemico, venuto a mancare il collegamento telefonico, di propria iniziativa usciva allo scoperto e ripristinava la rete sotto violentissimo fuoco di artiglieria. – Fronte Russo, 27 giugno 1942”.
  • Cavalli Bruno, nato il 23 novembre 1916 a San Polo d’Enza, caporale del 6° Reggimento Bersaglieri, morto il 28 febbraio 1943 nel campo di prigionia 58 – Tiomnikov.
  • Chiari Antenore, nato il 20 novembre 1914 a Gattatico, caporale maggiore del 3° Reggimento Bersaglieri, morto il 20 febbraio 1943 nel Campo di prigionia 160 – Suzdal
  • Davoli don Ruggero, nato il 3 ottobre 1910 a Gualtieri, tenente del 3° Reggimento Bersaglieri, disperso il 25 gennaio 1943 in località non nota.
  • Fontanesi Bruno, nato il 31 gennaio 1911 a Luzzara, bersagliere del LXVII Battaglione Corazzato Bersaglieri, disperso il 16 dicembre 1942 in località non nota.
  • Fornaciari Attilio, nato il 7 luglio 1914 a Reggio Emilia, sergente del 3° Reggimento Bersaglieri, morto il 10 dicembre 1942 nel Campo di prigionia 99 - Karagandà. È stato decorato con una Medaglia di bronzo al valor militare con la seguente motivazione: “Comandante di plotone anticarro, ferito alla spalla da schegge di artiglieria che mettevano fuori uso il pezzo, incurante delle sofferenze, continuava a incitare i propri bersaglieri a resistere sul posto con le armi portatili. Solo più tardi, esausto per la perdita di sangue, si recava al posto di medicazione. – Iwanowskij, (Fronte Russo), 25 dicembre 1941”.
  • Ghidoni Luigi, nato il 21 novembre 1915 a Correggio, sergente del 6° Reggimento Bersaglieri, morto il 13 agosto 1942: il suo nome compare su una lapide nel Cimitero Militare Campale di Fomichinskij. È stato decorato con una Medaglia di Bronzo al valor militare: “Comandante di squadra, già distintosi in altri fatti d’arme, dopo occupata una posizione, accortosi che un plotone della propria compagnia era preso sotto fuoco d’arma automatica nemica, piazzava un fucile mitragliatore allo scoperto e riusciva, con tiro preciso, a volgere in fuga il nucleo avversario; lanciatosi poi all’inseguimento, cadeva colpito a morte. – Bobrowskij (Fronte Russo), 13 agosto 1942”.
  • Giovannelli Sergio, nato il 6 novembre 1918 a Reggio Emilia, caporale maggiore del 6° Reggimento Bersaglieri, disperso il 18 dicembre 1942 in località non nota.
  • Grazia Angelo, nato il 5 aprile 1915 a Villa Minozzo, bersagliere del 6° Reggimento Bersaglieri, morto il 7 settembre 1943 1943 nel Campo di prigionia 174 - località non nota.
  • Lodesani Mario, nato il 5 marzo 1922 a Reggio Emilia, bersagliere del 6° Reggimento Bersaglieri, disperso il 19 dicembre 1942 in località non nota.
  • Martignoni Vasco, nato il 16 agosto 1920 a Brescello, sergente del 3° Reggimento Bersaglieri, disperso il 19 dicembre 1942 in località non nota.
  • Mengoli Silvio, nato il 30 gennaio 1915 a Villa Minozzo, bersagliere del 6° Reggimento Bersaglieri, disperso il 7 marzo 1943 in località non nota.
  • Montanari Luigi, nato il 17 giugno 1915 a Bagnolo in Piano, bersagliere del 6° Reggimento Bersaglieri, disperso il 6 marzo 1943 in località non nota.
  • Montanari Pierino, nato il 2 gennaio 1918 a Correggio, caporale maggiore del 6° Reggimento Bersaglieri, morto il 5 agosto 1942: il suo nome compare su una lapide del Cimitero Militare Campale di Fomichinskij.
  • Morsiani Marcello, nato il 10 aprile 1919 a Reggio Emilia, caporale del 6° Reggimento Bersaglieri, morto il 30 luglio 1942: il suo nome compare su una lapide del Cimitero Militare Campale di Fomichinskij.
  • Mussini Mario, nato il 21 marzo 1919 a Guastalla, caporale maggiore del 6° Reggimento Bersaglieri, morto il 15 maggio 1943 nel Campo di prigionia 241 – Vilva Viesvolod.
  • Mussini Silvestro, nato il 30 novembre 1920 a Bibbiano,’ bersagliere del 3° Reggimento Bersaglieri, morto il 25 febbraio 1943 nell’ospedale 1691 – Volsk.
  • Onofri Venusto, nato il 13 agosto 1915 a Villa Minozzo, caporale maggiore del 6° Reggimento Bersaglieri, morto il 24 agosto 1942: il suo nome compare su una lapide del Cimitero Militare Campale di Bachmutkin.
  • Orlandini Renzo, nato il 18 dicembre 1915 a Reggio Emilia, bersagliere del 6° Reggimento Bersaglieri, disperso il 19 dicembre 1942 in località non nota.
  • Righi Brenno, nato il 21 giugno 1915 a Brescello, bersagliere del 6° Reggimento Bersaglieri, morto il 13 agosto 1942: il suo nome compare su una lapide del Cimitero Militare Campale di Fomichinskij. È stato decorato con una Medaglia di bronzo al valor militare con la seguente motivazione: “Già distintosi in precedenti aspri combattimenti per abnegazione e ardimento, durante un attacco nemico dava mirabile prova di alto senso del dovere e di sprezzo del pericolo. Nel successivo contrassalto, con travolgente impeto, si scagliava contro l’avversario, colpendolo con lancio di bombe a mano e con l’arma bianca. Ferito gravemente cadeva sul campo. – Bobrowsckij (Fronte Russo), 13 agosto 1942”.
  • Spaggiari Fosco, nato il 20 aprile 1918 a Bagnolo in Piano, bersagliere del 6° Reggimento Bersaglieri, morto il 14 luglio 1942 nella regione del Lugansk: il suo nome compare in una lapide nel Cimitero Militare Italiano di Voroscilovgrad.
  • Tosi Remo, nato il 22 novembre 1916 a Reggio Emilia, sergente del 6° Reggimento Bersaglieri, disperso il 19 dicembre 1942 in località non nota.
  • Valli Paolino, nato il 17 luglio 1916 a Reggio Emilia, bersagliere del 6° Reggimento Bersaglieri, disperso il 19 dicembre 1942 in località non nota.
  • Vannini Paride, nato il 20 aprile 1920 a Villa Minozzo, bersagliere del 6° Reggimento Bersaglieri, morto il 26 dicembre 1942: il suo nome compare nel cimitero di Kramajarovka
  • Viappiani Giuseppe, nato il 2 maggio 1915 a Bibbiano, bersagliere del 6° Reggimento Bersaglieri, disperso in località non nota il 30 luglio 1942. È stato decorato con una Croce di guerra al valor militare con la seguente motivazione: “Nel corso di un violento e sanguinoso attacco a importanti postazioni nemiche tenacemente difese, in testa ai propri compagni di squadra, affrontava con slancio e noncuranza del pericolo un nucleo avversario che resisteva accanitamente e, a colpi di bombe a mano, riusciva a disperderlo. Accortosi successivamente di un tentativo di aggiramento da parte di elementi che nel frattempo erano riorganizzati, si scagliava contro di essi spaventando anche questa nuova minaccia. – Iwanowka (Fronte Russo), 14 luglio 1943”.

Come già segnalato nei precedenti articoli sulla Campagna di Russia, qualora qualcuno dovesse riconoscere un proprio parente, può cercarne il ruolo matricolare: esso è il primo documento di identificazione di un soldato, che riporta le notizie essenziali. Questi documenti si trovano presso l’Archivio di Stato di Modena, che custodisce i documenti dei soldati modenesi e reggiani. Nella provincia di Reggio Emilia opera ISTORECO, che ha digitalizzato la quasi totalità dei questi documenti. Navigando sul loro sito web (https://www.albimemoria-istoreco.re.it/), è possibile reperire gratuitamente alcuni ruoli matricolari e altri importanti documenti di tutti i militari, non solo della Campagna di Russia nello specifico, che hanno combattuto, sono caduti o sono stati deportati durante le guerre del Novecento.

Ancora, esistono gli archivi dell’Unione Nazionale Italiani Reduci di Russia – UNIRR (www.unirr.it), Ente Morale che dalla sua fondazione, avvenuta nel 1946, ha l’obiettivo di fare piena luce e ricordare le vicende del CSIR e dell’ARMIR e la sorte dei militari che ne facevano parte. È infine possibile recuperare ulteriori documenti dei soldati caduti o dispersi seguendo le indicazioni contenute sul sito del Commissariato generale per le onoranze ai caduti (ONORCADUTI), ovvero l’ente del Ministero della Difesa che, oltre alla gestione dei sepolcreti e delle zone monumentali, si occupa di ricercare, recuperare, rimpatriare i caduti italiani non ancora individuati, dando o ricevendo notizie dai congiunti (https://www.difesa.it/Il_Ministro/ONORCADUTI/Pagine/Amministrativo.aspx).

Se qualche lettore volesse inviare ulteriore documentazione cartacea, fotografica o corrispondenza dei propri cari, o volesse semplicemente fare una segnalazione può contattare l’autore di questo articolo all’indirizzo mail [email protected].

Fare ricerca storica e ricordare i caduti significa portare una testimonianza di un particolare evento bellico, fra i tanti possibili, affinché ciò che è stato non si ripeta mai più.