Gestione dei boschi, nuove forme d'associazione: convegno a Marola il 19 aprile
L’abbandono del bosco e l’esempio di Temar, unica forma consortile sorta in Appennino per affrontare questo abbandono: di questo e tanto altro si discuterà nel convegno “Curare il bosco, rigenerare l’Appennino” in programma venerdì 19 aprile a Marola.
L’incontro si terrà nel salone dell’Albergo di Marola e durerà dalle 9.30 alle 17.30. Il comitato organizzativo è plurale ed è composto dal Consorzio di Bonifica dell’Emilia Centrale, dall’Unione Montana dell’Appennino Reggiano, dal Consorzio Volontario Forestale Terre Medio Appennino Reggiano e dall’Associazione Amici del Castagneto Matildico di Marola.
Si tratta del primo atto del Progetto “Promozione e diffusione di nuove forme di associazionismo fondiario per la gestione integrata del patrimonio forestale” inserito nel programma operativo Green Community “La Montagna del Latte”, intervento del Piano nazionale di ripresa e resilienza.
“Costruire associazioni è il tema fondamentale che tratterà il convegno”
"Al centro del convegno l’importanza di mettere insieme le associazioni e l'esempio ti Temar: ne discuteremo con soggetti istituzionali ed accademici importanti, di livello nazionale”.
Così Giampiero Lupatelli di Caire Consorzio, che ci illustra nei dettagli il tema che sarà affrontato.
“Il territorio dell’Appennino reggiano - afferma - è stato selezionato già lo scorso anno, a giugno del 2023 come una delle tre aree pilota nazionali (insieme al Monviso in Piemonte e del parco del Sirente Velino in Abruzzo, ndr) per l’investimento sulle Green Community e un investimento del PNRR che riguarda i territori montani e rurali che facciano, in qualche modo, della transizione ecologica anche il proprio vettore di crescita economica. Questa è l’aspirazione.”
Lupatelli entra nei dettagli e spiega che “il programma operativo affronta tre temi, in particolare quello della sostenibilità delle produzioni zootecniche, quindi nella più stretta continuità con quello che è stato elaborato nell’ambito della strategia nazionale per le aree interne; poi un investimento sul tema dell’energia da fonti rinnovabili e una terza linea sul tema del bosco che invece non era presente nella Strategia Nazionale per le Aree Interne. Sul bosco il programma operativo della green community prevede due interventi diversi. Il primo riguarda il territorio più alto della montagna dei territori del Crinale, quindi dove sono presenti grandi proprietà pubbliche o collettive che hanno dato vita a Consorzi forestali che, anche con l’intervento del Parco Nazionale che per conto dell’Unione montana è soggetto attuatore di questa azione del PNRR, va nella direzione di costruire condizioni di certificazione di sostenibilità della filiera forestale. Dunque, anche di produzione di riconoscimento dei crediti di sostenibilità, a compensare una gestione sostenibile, appunto del bosco e della sua manutenzione”.
E aggiunge che “nel territorio della media montagna, dell’alta collina, il bosco ha caratteri diversi e qui i il problema principale è quello di un’estrema frammentazione della proprietà che rende difficile attuare qualsiasi operazione di gestione sostenibile e anche di gestione produttiva del bosco. A partire da un piccolo ma significativo episodio di gestione positiva in concreto che opera appunto a Marola, che ha gestito in maniera consortile il bosco Matildico di proprietà della Curia, che già in passato ha operato interventi di riqualificazione e di recupero, si sviluppa questo secondo progetto: ha come soggetto attuatore il Consorzio di Bonifica dell’Emilia centrale e come obiettivo fondamentale quello di sostenere, promuovere e accompagnare la costituzione di percorsi di associazionismo fondiario, cioè la possibilità di mettere assieme in condizioni favorite dalla legislazione parti di territorio forestate”.
Il programma
Il programma è denso di contributi: a coordinare i lavori della mattina Giampiero Lupatelli di Caire Consorzio. Dopo i saluti istituzionali, che prevedono anche la presenza del sindaco di Carpineti Tiziano Borghi, si aprirà la prima sessione di lavoro dedicata “Politiche nazionali e regionali” sul tema, che avrà inizio con l’illustrazione del Programma operativo Green Community della Montagna del Latte.
Si rifletterà sul rapporto tra la Bonifica e la montagna con Domenico Turazza, il direttore del Consorzio di Bonifica Centrale; poi si parlerà dell'esperienza del bosco di Marola con Clementina Santi.
Seguiranno le relazioni degli esperti: Alessandra Stefani, direttore generale delle Foreste e dell’Economia Montana del Ministero per l’Agricoltura, la Sovranità Alimentare e le Foreste, parlerà della “Strategia forestale nazionale”, mentre Marco Marchetti dell’Università del Molise e presidente della Fondazione Alberi Italia relazionerà su “Nuovi orientamenti delle politiche forestali”. Ad approfondire “Il punto di vista dei Parchi” saranno Fausto Giovannelli, presidente del Parco Nazionale dell’Appenino Tosco Emiliano, e Valerio Fioravanti, direttore dell’Ente Parchi Emilia centrale. A chiudere i lavori della mattina l’approfondimento su “Le politiche, la politica” animato da Barbara Lori, assessore regionale a Programmazione territoriale, Parchi e Forestazione, e da Marco Bussone, presidente dell’Unione comuni, Comunità ed Enti Montani.
La sessione del pomeriggio, dedicata a “Le esperienze degli altri” sarà moderata da Enrico Bussi del Consorzio Temar. Dopo il pranzo all’Albergo di Marola, dalle 15 verranno proposte “Storie di casi” da Elvio Rostagno, presidente del Consorzio delle Associazioni Fondiarie Piemontesi, dal presidente di Romagna Acque Tonino Bernabè e dal presidente di Seacoop. Interverrà poi Aronne Ruffini, assessore alla forestazione dell’Unione Montana Appennino Reggiano, mentre le considerazioni finali saranno affidate ad Antonio Brunori, segretario generale di Pefc Italia e a Davide Pettenella dell’Università di Padova, presidente del cluster nazionale Italia Foreste Legno.
Sul piano teorico, l’associazionismo fondiario potrebbe effettivamente tornare utile nella gestione del patrimonio forestale, ma c’è chi teme che entrando in un tale “meccanismo” si possa perdere la disponibilità del bene, alla stregua di quei proprietari di abitazioni che stentano a darle in affitto per una eguale o analoga ragione, nel senso che in una quota di popolazione ha preso corpo nel tempo un tasso di sfiducia non facile da superare e recuperare.
Quanto alla media montagna e alta collina, se vale anche per detto territorio quanto dice il titolo di TGNEMONTI di una settimana fa, 12 aprile, dove si legge che sono a rischio chiusura l’80% delle aziende agricole senza successione, aumenteranno di fatto gli incolti cui subentreranno poi arbusti ed alberi, con conseguente ampliamento delle aree boschive, a costituire un patrimonio di energia rinnovabile conducibile alla maniera tradizionale.
P.B. 19.04.2024