Un mosasauro fra i calanchi di Baiso. La riproduzione del rettile marino è curata dall'Università di Modena e Reggio e predisposta dagli esperti del museo di storia naturale di Milano, si trova in località Ponte Giorgella lungo la strada provinciale che collega Baiso con Roteglia, dove lo scorso 6 aprile è stato inaugurato il percorso multi-sensoriale e multi-disciplinare "la via delle argille".
Un innovativo intervento di valorizzazione di un sito estrattivo dismesso di argille ceramiche, reso possibile grazie ai finanziamenti concessi dalla regione Emilia-Romagna e dalla provincia di Reggio Emilia. L'intervento consiste nella predisposizione di un attrezzato punto di documentazione degli aspetti scientifici che caratterizzano questo particolare tipo di argille, mediante la realizzazione di un circuito di visita che, con l'ausilio di bacheche, consente di comprendere le peculiarità geologiche, botaniche e paesaggistiche dei luoghi.
L'intero comparto territoriale in cui è stato realizzato l'inedito intervento, ricade all'interno del territorio del Paesaggio naturale e seminaturale protetto Collina Reggiana-Terre di Matilde, gestito da Ente Parchi Emilia Centrale.
Un vero e proprio centro di documentazione all'aperto, dove oltre alla collocata riproduzione in scala reale del mosasauro si sono eseguiti altri interventi innovativi sono costituiti dall'atelier delle argille, finalizzato allo svolgimento di attività didattiche con le argille da parte delle scuole e con il giardino delle argille, che descrive le principali specie vegetali che contraddistinguono gli affioramenti di queste rocce.
Il mosasauro
Si tratta un rettile che viveva nel contesto marino in cui si sono formate le argille durante il Cretaceo superiore (circa 70 milioni di anni fa), misurava in media 10 metri di lunghezza, che potevano diventare anche 18 nel caso del Mosasaurus Hoffmanni, uno dei predatori più importanti del suo tempo.
Il suo cranio era veramente impressionante: allungato e flessibile, poteva raggiungere i 2 metri di lunghezza ed era corredato di una lunga fila di denti aguzzi e ricurvi, lunghi fino a 10 cm.
Un importante fossile della parte terminale del cranio di Mosasauro, venne ritrovato alla fine dell’Ottocento (1886) nel Rio Marangone nella valle del Tresinaro, a breve distanza da San Romano di Baiso. Conservato presso le collezioni Paleontologiche dell’Università di Modena e Reggio Emilia, questo reperto, costituisce uno dei più importanti fossili di questo tipo sino ad ora scoperti in Italia e conferma, assieme al ritrovamento nei calanchi di Baiso di un frammento di dente di Pliosauro, la presenza di dinosauri marini in territorio reggiano, quando un vasto mare copriva (in un lontano passato) le aree oggi sollevate dall’orogenesi appenninica.