Questo è uno di quei soliti raccontini che interessano una parte dei miei lettori e per loro chiedo di pubblicarlo volentieri, però non pensino che io lasci perdere la Bibbia, quella ci sarà ancora ogni domenica mattina.
Ed ora andiamo avanti,
ecco ancora una volta è riuscita a stupirmi.
Stamattina sono uscita di casa come faccio tutte le mattine, mi sono fermata un momento ad ammirare la Pietra.
Un cinguettare leggero e insistente, mi ha aiutata a svegliarmi completamente.
Eccola là, la primavera è arrivata, l’aria del mattino tiepida, i prati davanti ai miei occhi, punteggiati da fitte margheritine, l’erba di un verde stupendo ricopre i prati.
Le pendici della mia amata montagna stanno fogliando, il verde il giallo e qualche spruzzata di rosso, sono i colori che si stendono davanti ai miei occhi e lei me li mostra come se fosse un’enorme bandiera.
Sì è la bandiera che la primavera ogni anno sventola davanti a me e io ogni volta ne resto stupita.
Ricordo che ancora bambina mi proponevo di stare attenta a ogni piccolo cambiamento, volevo prevedere questo sbocciare improvviso, ma non ci sono mai riuscita, arrivava sempre una mattina come questa, che lei mi faceva trovare già tutto fatto.
Il sole coi suoi primi raggi faceva brillare tutta la terra come adesso e io ancora una volta ne sono stata felicemente meravigliata.
Mi metto seduta sulla vecchia panca vicino al muro di casa, chiudo gli occhi e penso, quante primavere sono passate e non sono mai riuscita a capire come facevano ad arrivare così all’improvviso.
Le foglie rossastre del prugno selvatico davanti a casa mi guardano, tremolando, poi una si stacca, fa un po’ di altalena portata da un lieve soffio di vento e si adagia sui miei capelli.
E sì questa è una presa in giro, questi capelli sono candidi e scarmigliati, la spazzola è là dentro che mi aspetta, ma io adesso voglio vedere e godere la bellezza della mia terra.
La terra dove sono nata, dove sono vissuta, la terra lavorata con amore e sudore dai nostri vecchi, loro sapevano come trattarla per non farla soffrire.
Sì perché la terra ha un’anima e soffre se viene trattata male. Non avete mai pensato come si deve sentire, quando passate e ripassate le ruote cingolate di un trattore sul suo corpo? O quando con seghe elettriche tagliate il tronco di un albero così senza riguardo, tanto è legno, direte voi. Si certo, ma anche quel legno ha le sue radici piantate nella terra e anche se è vecchio gli spiace di fare quella fine. Vi prego quando lo dovete fare, fatelo con rispetto lui ci ha protetto per anni con la sua ombra, guardate bene di lasciare vicino alle radici un “pullone” un figlio che ricrescerà al suo posto.
Come sempre sto andando fuori dal seminato scusate.
Tutto ciò che mi circonda, mai come ora lo sento vivo e vicino a me, sarà colpa della primavera? Senz’altro un po’ c’entra anche lei, ma più che altro penso che la vecchiaia, faccia riflettere molto e ci faccia apprezzare tutte le cose che ci circondano, perché non vorremmo lasciarle.
Ma ecco, il rumore fragoroso di una fila di motociclette, quelle nere americane che non so neanche scriverne la marca, una, due, tre, le conto sono più di venticinque, allora mi ricordo che dovrebbe esserci un raduno da qualche parte, forse lassù sul piazzale. Tutti sti giovani, anche ragazze e meno giovani tutti su moto nere indossando tute nere, una gran macchia d’inchiostro su questa bellissima terra.
Gli italiani sono bravi a copiare, questi raduni li hanno imparati dagli americani, forse guardando qualche film, però ragazzi miei ricordatevi che loro non hanno l’animo sensibile come gli abitanti della nostra bella Italia, conosciuta da sempre come il paese dei santi e dei poeti.
Certamente non voglio proibire ai giovani e meno giovani di divertirsi a modo loro su quelle due ruote, di diventare sordi col loro rumore, loro sono felici così perciò lasciamocelo fare, certamente se proprio volete saperlo non cambierei la mia vita passata con la loro.
A me tremava il cuore quando scoprivo la prima viola sotto a un sasso a loro tremerà durante la velocità nel sentire il rumore della loro moto.
Meno male che in trenta secondi sono passati tutti e sono già lontani e io posso godermi il mio sole primaverile in santa pace.
Elda Zannini