Home Cronaca “Il canto della leggenda” di Arcuntara arriva in città
Tradizioni rurali e antichi ritualità riproposte con nuova veste

“Il canto della leggenda” di Arcuntara arriva in città

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Il teatro San Francesco da Paola di Reggio ospita il gruppo “Arcuntara”  domenica 7 aprile alle ore 18:00. Gli artisti Francesco Boni (testi e musiche), Chiara Pelloni (voce), Giorgio Genta (chitarre), Daniele Incerti (tastiere) Edoardo Ponzi (percussioni) saranno accompagnati dallo storyteller Francesco Lenzini. “Il canto della leggenda” (Radicimusic Records) è il titolo del concerto-spettacolo che tratta di miti e leggende del nostro Appennino.
Si tratta di una proposta artistica che ha l'obiettivo di valorizzare le tipicità locali in modo nuovo e fuori dagli schemi che trova il suo fulcro nelle antiche leggende arrivate a noi attraverso i secoli spesso solo grazie alla loro ripetizione orale. Il patrimonio di valore dove affondano le nostre radici viene rivisto tramite una l'elaborazione di brani musicali di cantautorato colto che prende spunto da differenti generi musicali e svariate suggestioni sonore. I musicisti, tutti maestri di conservatorio nei rispettivi strumenti, che compongono la band sono noti e di talento. L'introduzione ai pezzi sarà di competenza di Francesco Lenzini, volto celebre in città ma anche in montagna. Il performer, attraverso le sue capacità affabulatorie, condurrà il pubblico nella mappa del folklore reggiano punteggiato di storie perdute e antiche usanze. La durata dell'evento si assesta attorno ai novanta minuti nei quali verranno nuovamente alla luce, mediate da sonorità e testi inconsueti, antiche storie perdute del mondo rurale e dei suoi riti.
Francesco Lenzini così si esprime relativamente all'iniziativa: “La proposta di partecipare all'iniziativa è arrivata inaspettata ma molto gradita perché mi riporta alle mie radici. La mia nonna era orgogliosamente una Caccialupi e mi raccontava spesso le storie d’Appenino. Credo ci sia molta curiosità da parte del pubblico cittadino verso queste storie tramandate nella cultura popolare della montagna. Riportano a una atmosfera ancestrale che colpisce molto l’immaginazione- E’ un modo per legare i luoghi a episodi che spaziano dal mito alla devozione”. Tenendo conto che per lui è una una sfida nuova e differente prosegue: “Solitamente racconto la vita degli artisti e le loro opere ma mi piace raccontare anche altri generi di storie come ho fatto nella mia raccolta di racconti. Spero sinceramente che il mio pubblico risponda con la consueta partecipazione e mi possa apprezzare anche in questa versione. Posso dire che mi e’ molto piaciuto scrivere i testi di accompagnamento a questo concerto e non mi dispiacerebbe affatto replicare questa esperienza anche in altri contesti”.