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Intervista al pilota di cross country

Da Vetto alla Dakar, il sogno di Matteo Giansoldati

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È l’Appennino il luogo dove lo sport motoristico trova una delle sue espressioni più autentiche e appassionanti. Tra le curve strette e i terreni impervi, il rally e il cross country non sono solo discipline sportive, ma veri e propri simboli di una terra resiliente e fiera. Così, parlando con Matteo Giansoldati, non si può fare a meno di notare come il suo spirito e il suo approccio alla vita riflettano il carattere indomito e la bellezza selvaggia dell'Appennino Reggiano. Un territorio che non solo fa da sfondo ma si intreccia indissolubilmente con le storie di coloro che lo abitano, insegnando che ogni sfida, sia essa una montagna da scalare o una gara da vincere, può essere superata con coraggio, intelligenza e, soprattutto, con il cuore. Vigile del fuoco e pilota di cross country, 34enne di Vetto, ha affrontato la prima sfida del Campionato Italiano Cross Country portando a casa un dodicesimo posto assoluto.

Matteo come è andata a Pordenone?

Una gara che mi ha visto partecipare per la seconda volta, ma quest'anno con un ruolo ben più centrale rispetto all'esperienza precedente, più tecnica, che mi aveva introdotto a questo mondo. Ho guidato un Mitsubishi Pajero 3.2 del RTeam Italia, un team con base a Viareggio e particolarmente noto nel circuito per la sua lunga storia di partecipazioni alla Dakar. Sono partito dalla ventesima posizione, riuscendo poi, attraverso quattro prove speciali, ciascuna di 27 km, a migliorare significativamente il mio tempo, tagliando il traguardo al dodicesimo posto. È stato gratificante vedere questo miglioramento progressivo, frutto di un'intensa familiarizzazione con la macchina e con le dinamiche della gara.

Matteo Giansoldati (Fonte Facebook)

Cosa l’ha spinta verso il cross country?

La mia passione per il rally e il fuoristrada ha radici profonde, alimentate fin da piccolo dal rapporto con mio padre. Abbiamo iniziato con un Suzuki modificato per partecipare ai raduni, una sorta di battesimo nel mondo del fuoristrada. Ma è stato l'incontro con il Team Lupo, e la possibilità di utilizzare i loro simulatori, a farmi scoprire la mia vera vocazione per il cross country. Questo rapporto con il team, basato su una profonda amicizia, è stato determinante. Hanno creduto in me e mi hanno supportato nel percorso che mi ha portato a diventare pilota.

Dietro a ogni pilota c'è sempre una squadra, una famiglia, o una comunità. Ha qualcuno in particolare che vuole ringraziare o un momento di supporto che ricorda con gratitudine?

Il mio primo pensiero va a Lorenzo Del Rio e al Team Lupo. Senza il loro sostegno iniziale e la fiducia nei miei confronti, non sarei qui oggi. Poi, c'è il supporto inestimabile del Motoracing di Felina, che è stato cruciale nel mio percorso. La mia famiglia ha svolto un ruolo fondamentale, supportandomi in ogni momento, e la mia ragazza ha sopportato con amore questa mia grande passione.

Prepararsi per una gara richiede oltre alle abilità tecniche una connessione speciale con la macchina e con il percorso. Come fa a costruire questa connessione e come mantiene la calma in uno sport così adrenalinico?

La mia preparazione trae origine dall'esperienza nel nuoto, uno sport che ho praticato fin da bambino. L'allenamento fisico è fondamentale, ma lo è anche la preparazione mentale, per cui utilizzo anche il simulatore. La connessione con la macchina si costruisce attraverso la pratica e l'esperienza diretta, dedicando tempo a conoscere ogni dettaglio e ogni reazione del veicolo. Mantenere la calma è una questione di focalizzazione e di gestione dell'adrenalina, qualcosa che impari con l'esperienza e che diventa parte del tuo modo di affrontare la competizione. La sfida più grande, però, è trovare gli sponsor. È un aspetto talvolta più complicato della gara stessa.

Un momento della 14ma edizione Italian Baja di Primavera - Artugan Race (Fonte Facebook)

Il cross country può valorizzare l'Appennino in un modo unico. Qual è la sua visione a riguardo?

Il cross country ha un potenziale enorme per mettere in luce l'Appennino, attirando non solo appassionati di motorsport ma anche turisti e curiosi. Le gare possono diventare un catalizzatore per l'economia locale, promuovendo il territorio e le sue bellezze. La nostra regione ha tanto da offrire, e il cross country può essere un veicolo perfetto per esplorarla in tutte le sue sfaccettature.

Guardando al futuro, c'è un sogno o un obiettivo che le piacerebbe realizzare?

Il mio sogno, l'obiettivo a lungo termine, è di partecipare alla Parigi-Dakar. È una competizione che ammiro da anni, per la sua storia, le sfide che propone e lo spirito di avventura che incarna. È il palcoscenico mondiale del cross country e del rally-raid, e gareggiare in un evento di tale portata sarebbe la realizzazione di un sogno personale e sportivo.

Fa un lavoro notoriamente intenso e ad alto carico adrenalinico, come si lega con la sua passione per il cross country? 

Sì, sono un vigile del fuoco e, effettivamente, entrambe queste attività hanno un alto carico adrenalinico, ma credo che proprio questo aspetto mi aiuti a gestire meglio le situazioni di stress e pressione, sia sul lavoro che in gara. Nel mio lavoro, l'adrenalina è un fattore costante, e imparare a gestirla è fondamentale. Questo mi ha insegnato a rimanere calmo e concentrato anche nelle situazioni più critiche, una capacità che si rivela estremamente utile anche nelle competizioni di cross country, dove la capacità di mantenere la concentrazione può fare la differenza tra il successo e il fallimento. Inoltre, l'essere vigile del fuoco mi ha dato una forte resistenza allo stress, un attributo prezioso quando si è alla guida su percorsi impegnativi e in condizioni variabili.

Infine, un consiglio per i giovani che si avvicinano a questa disciplina.

Il mio consiglio è di seguire la propria passione con determinazione e non farsi scoraggiare dalle difficoltà. È uno sport che richiede impegno, sacrifici, ma anche grande soddisfazione. Non importa quanto possa sembrare difficile all'inizio; con passione, impegno e il supporto delle persone giuste, è possibile raggiungere qualsiasi obiettivo.