Il sindaco di Vetto Fabio Ruffini si ricandida per il terzo mandato
La nostra intervista.
Sindaco, cosa l’ha spinta a ricandidarsi?
Vorrei completare le opere già iniziate e provare a dar vita alle idee e ai progetti elaborati in questi anni di amministrazione che, per diverse ragioni, non siamo riusciti a far partire.
Conferma la squadra con Aronne Ruffini vicesindaco?
Tutti i consiglieri si sono resi disponibili a ricandidarsi e quindi, con grande piacere e soddisfazione, riconfermo l’intera squadra. Aronne ha svolto il ruolo di vicesindaco con grande impegno, serietà, onestà e competenza, così come hanno fatto, nei rispettivi ruoli, tutti i componenti del consiglio comunale. È presto per parlare di nomine; se verremo eletti poi decideremo in modo collegiale e condiviso.
Sa se il centrodestra farà qualcosa?
Non ho informazioni in merito. Io mi auguro che ci sia almeno un’altra lista; la presenza di una sola lista sarebbe, in ogni caso, una sconfitta per la nostra comunità e per la democrazia.
Invaso dell’Enza: quale sarà la sua posizione?
La mia posizione è da sempre la stessa: non sono assolutamente contrario a questo progetto così come non sono un “fanatico”.
L’invaso è un’opera pubblica che, come tutte le opere pubbliche e in modo particolare quelle che hanno un impatto di questo tipo, può essere realizzata solo dopo aver verificato, con studi specifici e approfonditi che tengano conto dell’attuale contesto, delle mutate condizioni climatiche, di tutto quello che è avvenuto negli ultimi anni e di quello che presumibilmente potrà avvenire in futuro; se ci sono i presupposti tecnico - economici, di sicurezza e paesaggistico - ambientali per farla.
Studi che devono essere inseriti all’interno di un più ampio programma di valorizzazione del torrente e che devono avere una attenzione particolare ai territori di montagna. L’amministrazione comunale dovrà fare la sua parte: dovrà essere protagonista nelle decisioni e portare le istanze e le idee della nostra comunità.
Mi dispiace che questa ipotesi di infrastruttura venga quasi sempre “utilizzata” solo come slogan da campagna elettorale. Non è un atteggiamento serio e rispettoso dei cittadini.
Approfitto della domanda per anticipare che nel mese di aprile, probabilmente il giorno 11, organizzeremo una iniziativa pubblica a Vetto sull’argomento.
Quando pensa si concluderanno i lavori del centro di aggregazione giovanile?
I lavori sono iniziati da alcune settimane e, se non ci saranno “sorprese”, vista la complessità di questo importante intervento edilizio, si concluderanno nell’estate del prossimo anno.
Cosa crede bisogna fare per far sentire Rosano più vettese, un paese di confine?
Non penso ci sia questa necessità. È vero che, vista la vicinanza, diverse persone tendono a “gravitare” su Castelnovo ma è altrettanto vero che, soprattutto negli ultimi anni, alcune famiglie “non vettesi”, anche di Castelnovo, hanno deciso di venire a vivere a Rosano proprio per la posizione di questo paese.
Riguardo al “Centro di aggregazione giovanile”, del quale parla qui il Sindaco, mi auguro che nel concepire questo intervento sia stato considerato di ricavare in detta area anche lo spazio dove realizzare una “Pesa pubblica”, dal momento che Vetto ne è sprovvisto, da quando non è più funzionante quella adiacente alla Sede municipale.
Spesso, e giustamente, noi sentiamo parlare, anche in servizi televisivi, dell’importanza che rivestono le nostre attività agricole e silvo-pastorali, e a me sembra che la pesa pubblica ne sia un supporto affatto secondario, come è stato per tantissimi anni (e persiste laddove vediamo tuttora presente e in uso detto strumento).
Da quanto posso capirne, l’area interessata potrebbe prestarsi ad ospitare anche una pesa pubblica, con servizio “fai da te”, vistane la posizione di facile accesso per gli automezzi intenzionati ad usufruirne (fatta ovviamente salva la “via libera” da parte del codice stradale, e fatte altresì salve le condizioni di tenuta del terreno).
Qualcuno potrebbe ritenere inopportuna la vicinanza di una Pesa pubblica con un luogo che immagino dedicato allo “svago”, quale pare verosimilmente configurarsi un Centro di aggregazione giovanile, ma personalmente non riterrei inappropriato un tale binomio/accostamento, svago e lavoro, anche per un possibile valore simbolico.
P.B. 22.03.2024
Mi chiedo e chiedo a P.B. se è sempre strettamente necessario commentare e farlo con argomenti che rischiano veramente cadere nel ridicolo.
Dopo anni a Vetto c’è finalmente un investimento di grande importanza per creare un centro di aggregazione giovanile e Lei nel parcheggio di un progetto del genere ci metterebbe in mezzo la pesa pubblica?!..Ma seriamente?
In un luogo ricreativo, dove si spera saranno presenti persone ed organizzati eventi,Lei pensa veramente che sarebbe il luogo ideale per una pesa pubblica che solitamente è utilizzata da mezzi pesanti?!
Va bene spararle grosse ma il primo di aprile è tra 10 giorni.
Quanto all’invaso sull’Enza, non possiamo ovviamente escludere che “questa ipotesi di infrastruttura venga quasi sempre utilizzata solo come slogan da campagna elettorale”, come qui leggiamo, ma del resto, e ad onor del vero, può essere interpretata come azione dal sapore sostanzialmente elettorale anche l’iniziativa pubblica in materia qui preannunciata per il mese di aprile, visto che si tiene a due mesi dal voto dell’8 e 9 giugno.
Va poi aggiunto che c’è un versante politico schierato coerentemente da parecchi anni a favore della Diga vettese, condivisibile o meno che sia detto suo punto di vista, e lo fa indipendentemente dai momenti elettorali, mentre un’altra parte sembra esservi convertita solo ora a tale idea, quantomeno un po’, dal momento che si dice adesso non contraria all’opera dopo aver dato l’impressione, per molto tempo, di pensarla in tutt’altro modo.
L’espressione “quantomeno un po’” non è casuale, posto che l’opera, qui si dice, “può essere realizzata solo dopo aver verificato, con studi specifici e approfonditi che tengano conto dell’attuale contesto, delle mutate condizioni climatiche, di tutto quello che è avvenuto negli ultimi anni e di quello che presumibilmente potrà avvenire in futuro”, il che lascia aperta ogni possibilità, e può essere una maniera per non scontentare nessuno.
Intendo dire che nel rinviare al dopo ogni decisione sull’opera, ossia a quando si sarà verificato “se ci sono i presupposti tecnico – economici, di sicurezza e paesaggistico – ambientali per farla”, potrebbe intravedersi anche una strategia o tattica da campagna elettorale, perché così facendo viene lasciato in sospeso il problema, senza dispiacere ai contrari e neppure ai favorevoli, restando in attesa di vedere il responso delle urne.
P.B. 24.03.2024
Mi trovo anch’io senz’altro d’accordo nell’auspicio che a Vetto ci sia almeno un’altra lista per le elezioni comunali che si terranno l’8 e 9 giugno, e confido nel contempo che almeno una di tali liste abbia nel proprio programma il proposito di adottare (o quantomeno valutarne la fattibilità) metodi e strumenti volti a far moderare la velocità degli auto e motoveicoli in transito nel Capoluogo, cioè strumenti tesi a dissuadere chi non dovesse casomai rispettare i limiti di velocità ivi operanti.
Per quanto riesco a capirne, non mi sembrano nella fattispecie impiegabili i dossi stradali o rallentatori, ma ci sono forse le condizioni per installare i cosiddetti semafori intelligenti, se ancora in uso, collocati alle due entrate dell’abitato ed intesi come quelli che entrano in funzione allorché rilevano a distanza una velocità superiore al consentito, per non parlare poi degli autovelox (opportunamente segnalati posto che l’obiettivo deve essere il moderare e contenere la velocità e non tanto il “far cassa”)
P.B. 25.03.2024
Il Comune di Vetto, in Consiglio Comunale, votò contro il progetto Marcello della Diga di Vetto, allora Sindaco la Dott.ssa Sara Garaofani, non ricordo l’esatta carica che ricopriva l’attuale Sindaco Fabio Ruffini in quella Amministrazione, forse Vicesindaco, Assessore; questo, a mio avviso, fu il colpo di grazia ai nostri paesi montani; l’amministrazione Regionale, a cui compete richiedere un’opera come la Diga di Vetto, non va certo contro il parere del Comune che deve ospitare una grande infrastruttura, specie se il Comune è in linea con il potere politica della Regione.
Sia chiaro che chi votò contro quest’opera, avviata e sospesa il 16 agosto del 1989, a mio avviso fu causa del continuo spopolamento dei paesi montani di questa Valle, del dissesto, della svalutazione del patrimonio immobiliare, della chiusura di tante attività commerciali e del mancato sviluppo di questi paesi; in pochi decenni la Diga di Vetto avrebbe reso il paese di Vetto e altri paesi montani i paesi più importanti dell’appennino Reggiano, basterebbe andare in Val di Sangro, in Abruzzo per verificare quale ricchezza porta una diga che forma un lago navigabile e balneabile in montagna; meta turistica, scuole di nautica nazionali e internazionali, area campeggio, area faunistica, lavoro, roialty, sovracanoni BIM, miglioramento della viabilità in valle e mille altre cose, per parlare solo dei benefici ai paesi montani; senza parlare dei grandi benefici per l’agricoltura dei paesi a valle e del fatto che eliminerebbe le esondazioni a valle come successo a Lentigione nel 2017 e dell’energia pulita prodotta; ma dicendo di No al progetto Marcello il Comune di Vetto disse di No a tutto questo, e nel 2024 tra Vetto e Ramiseto si transita ancora su una strada assurda con due guadi, e i dissesti in Val d’Enza, Val Lonza e Atticola continuano, mentre il progetto Marcello ne prevedeva il consolidamento.
Ora le necessità idriche, legate anche ai cambiamenti climatici, fanno capire che lo spreco delle acque dell’Enza, specie durante le piene, deve cessare e allora si è deciso che dovrà essere il Doc.Fap, un documento delle alternative progettuali che ne dovrà definire le necessità o meno; solo dopo si deciderà in merito, un documento che non tiene conto del potere di laminazione e dell’interrimento causato dagli inerti che arrivano a Vetto; spero che tenga conto conto della relazione Tecnica del Ministero dell’Ambiente del 1992, a firma di Carlo Ripa di Meana, che scriveva che in base ai fabbisogni idrici di Reggio Emilia e Parma la Diga di Vetto avrebbe dovuto avere capacità idrica simile a quelle di progetto (progetto Marcello); questo lo scrisse il Ministero Dell’Ambiente, non Lino Franzini.
Per non dilungarmi troppo, ci tenevo a dire che se un giorno si farà una diga a Vetto dovrà garantire benefici anche ai paesi montani, e non solo per dare un po’ d’acqua a Iren o ai Consorzi irrigui, e per farlo a Vetto ci deve essere un lago balneabile e navigabile, come succede al lago del Bilancino a Barberino del Mugello, che in estate intorno a lago ci sono dalle 5.000 alle 10.000 persone e il lago è tutta una vela; se a Vetto sarà proposta una “pozzanghera” che non porta alcun beneficio ai paesi montano, molto meglio NON FARE NULLA, o si fa la diga che porta benefici anche ai paesi montani o non si nulla, spero solo che la futura Amministrazione Comunale di Vetto, chiunque sia, di destra o di sinistra, lo comprenda, ma ho grossi dubbi.
Grazie al sig. P.B. per aver messo a fuoco alcuni punti
Nelle righe che si concludono con “Il bel tacer non fu mai scritto” sembrano ravvisabili due pungenti critiche – direi di metodo e sostanza – riguardo alla prima delle quali mi viene da rispondere che il “vizio” di commentare nasce dalla abitudine, riterrei del tutto legittima, di farsi un’opinione rispetto a quanto ci succede attorno, e casomai di esprimerla come mi capita talora di fare (certo è che lo stare in silenzio non espone ad alcun rimbrotto o rimprovero, ma non biasimerei in ogni caso chi ritiene invece di “dire la sua”).
Circa la “sostanza”, io non riesco francamente a trovare ridicola l’idea della Pesa Pubblica, perché se da un lato è sicuramente importante “un luogo ricreativo, dove si spera saranno presenti persone ed organizzati eventi” non credo tuttavia debba esserlo di meno uno strumento utile all’economia primaria, nella fattispecie quella di tipo agro-silvo-pastorale della quale sentiamo spesso parlare come autentica espressione degli ambiti montani (ma probabilmente sono più facili i discorsi che il far poi seguire i fatti).
Mi viene da supporre che possano forse pensarla al mio stesso modo, o suppergiù, in quei territori dove si vedono animali pascolanti nelle vicinanze degli abitati, all’interno dei quali si nota ancora la presenza di stalle in funzione, territori che non di rado vengono presi ad esempio quali “invidiabili” realtà che hanno saputo far convivere una pluralità di occupazioni ed attività, coniugando lo svago e l’economia, così da arginare lo spopolamento (e riuscire nel contempo a salvaguardare la tenuta del tessuto sociale).
P.B. 29.03.2024