Premio Morrione e libera ricordano Ilaria Alpi e Milan Hrovatin
È in programma dal 17 al 25 marzo l’edizione 2024 della Settimana della legalità, curata da Assemblea legislativa e Giunta regionale. Incontri, seminari, approfondimenti in tutto il territorio regionale, in collaborazione con associazioni, enti locali e scuole, per parlare di cittadinanza attiva, riconoscere e contrastare la criminalità organizzata e tenere “fuori le mafie dal nostro futuro”.
Il giornalismo d'inchiesta sarà il protagonista di questa settimana nella quale verranno ricordati dal Premio Morrione e Libera la giornalista Ilaria Alpi e il cineoperatore Milan Hrovatin uccisi trent’anni fa a Mogadiscio.
"Il futuro dei giovani deve essere nella legalità – spiega Silvia Zamboni, vicepresidente dell’Assemblea legislativa – e bisogna farli crescere nel rispetto di valori. Ho conosciuto da vicino il lavoro di Roberto Morrione, un faro del giornalismo d’inchiesta che va bella carne viva del paese. Ricordo inoltre come Ilaria Alpi si occupasse di inchieste su traffico di rifiuti: è bene tenere presente che dove c'è ricchezza, c'è rischio di infiltrazioni mafiose. Questo vale anche per la nostra regione, dove i reati di tipo ambientale rappresentano il 4% del totale. Questo vuol dire che anche in Emilia-Romagna dobbiamo tenere alta l'attenzione".
Le parole di Mara Filippi Morrione, portavoce del Premio Morrione, spiegano il valore del giornalismo d'inchiesta: "Ai giovani giornalisti che vogliono fare giornalismo d'inchiesta, intendiamo garantire risorse, relazioni e rapporti perché possano avere 'le spalle larghe' e possano contribuire a far crescere generazioni di cittadini consapevoli e responsabili".
Mara Filippi Morrione, nel ripercorrere la storia del Premio, sottolinea: "Anche quest'anno abbiamo sette finalisti, cinque ragazze e due ragazzi. Per noi è importante sostenere un giornalismo per il quale l'unico referente è il pubblico: nel solco tracciato da Roberto Morrione, che diceva sempre 'Non faccio lo slalom, ma la discesa libera'".
E' stato il segretario del Premio Morrione, Francesco Cavalli, a tracciare un ricordo di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin. "Sono trent'anni che chiediamo la verità per Ilaria e Milan. Ci sono stati depistaggi, ma ci sono anche elementi nuovi per le indagini. Non smetteremo mai di chiedere la verità" - spiega Cavalli - sono passati tanti anni, ma siamo ancora nel presente della nostra storia: penso che il momento di svolta sia indagare sul depistaggio che ha fatto sì che Ashi Omar Hassan sia stato individuato, seppur innocente, come colpevole dell'omicidio: si è fatto 17 anni di carcere, ma poi è risultato innocente e una volta tornato in Somalia è anche lui morto in un attentato: noi vogliamo giustizia per Ilaria, Milan e anche per Omar. Nessuna archiviazione sarà possibile".
A testimoniare cosa sia il giornalismo d'inchiesta è stato il cortometraggio “Brucia la terra” realizzato da Tommaso Panza e Youssef Hassan Holgado . Il cortometraggio ricostruisce la storia recente di Foggia commissariata per mafia, un dramma raccontato attraverso documenti investigativi, audio inediti, testimonianze di vittime di mafia e degli imprenditori che hanno denunciato i loro aguzzini. "In Puglia le mafie ci sono da 40 anni con guerre di mafia e morti ammazzati per strada. Il giornalismo di inchiesta serve a denunciare queste cose – spiega Panza - per decenni la mafia è stata ignorata e la mia inchiesta è servita a parlare di Foggia".
Si inserisce nel filone del "giornalismo di inchiesta sul campo" il racconto di Sofia Nardacchione, giornalista di Libera, che ha curato due inchieste, una sui fondi del Pnrr destinati all'Appennino bolognese e l'altra sulla infiltrazioni della criminalità organizzata nella ristorazione sotto le Due Torri. "Mi avvicinai a Libera e ai temi dell'antimafia oltre 10 anni fa quando andavo ad assistere al primo processo a Bologna in cui era contestata l'associazione mafiosa. L'elemento che colpiva era la presenza di imputati, magistrati e avvocati ma l'assoluta assenza dei giornalisti. E' lì che è nato il mio impegno per il giornalismo di inchiesta, proprio per dare voce a chi non ce l'ha".