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INTERVISTA A Silvano Scaruffi

“Un racconto sfrantumato di cose che accadono fuori dalla finestra”

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Non sempre quando uno scrittore decide di scrivere un racconto, un romanzo, ha ben in mente la trama; non ha sempre chiaro, dall'inizio, come svilupperà la sua storia: ma capisce che è arrivato il momento di ‘raccontare’.

Lo sa Silvano Scaruffi, scrittore ligonchiese che da attento osservatore inizia a mettere insieme quello che vede, quello che prova, e con fluidità lascia che i pensieri diventino parole.

E’ uscito da qualche giorno in libreria il suo 'Romanzo di Crinale’, un libro ambientato in Appennino ... ma che lancia lo sguardo in altri luoghi.

'Romanzo di Crinale’ è edito dalla casa editrice "Neo Edizioni" nella collana "Jena", e dalla primavera in poi, sarà in ‘viaggio’ nelle varie tappe di un nuovo spettacolo-lettura, intitolato "Met Istram-La rivolta di Calocchia da Cà di Strek" e musicato da Nicola  Bonacini.

Autore di tanti romanzi, tra cui ‘L’incantatrice di vermi’ (Abao Aqu, 2019), Premio Monte Caio sezione Fuorisentiero, ‘Lettere dal DietroMondo’ (Industria e Letteratura, 2022) e ‘Armadgat’ (Abao Aqu, 2023), Scaruffi da sempre fa reading e performance teatrali.

Nel 2019 è stato invitato a New York per leggere in librerie, piazze, radio, un suo racconto inserito nel catalogo della libreria Printed Matter. Nel 2023 è stato a Reykjavik, ai Greenhouse Studios, per registrare il podcast Cani rabbiosi di cui è autore.

Silvano Scaruffi

L’ intervista

Silvano come nasce l’idea di 'Romanzo di Crinale’?

Non saprei. Forse le storie nascono senza che uno se lo aspetti. Arriva un’idea che pian piano stratifica dentro e diventa una storia.

Quanto Appennino c’è nel libro? 

‘Tanto quanta acqua quanta c’ è in mare’. E’ un libro ambientato in Appennino, terra di colonizzazione, frontiera e deriva, ma che comunque parla anche di tutti quei luoghi sparsi per il mondo, e sono moltissimi. Vivendo qui, tendo a scrivere di cose che vedo tutti i giorni.

Lei ha definito il romanzo come un “Un racconto sfrantumato al solito, di cose che accadono fuori dalla finestra di qualunque casa, in piccoli paesi abbarbicati su costoni rocciosi”: cosa intende? 

Perché è sfrantumato quello che ho io in testa: all’inizio è tutto un po’ a brandelli ma poi pian piano si rimette tutto insieme; in realtà è poi quello che accade qua nei nostri posti e in tutti i posti che citavo prima, dove questi tre cardini fondano un po’ l’esistenza dell’essere umano.

È inutile star lì a ridire che manca il lavoro, mancano le strade, mancano i servizi, manca questo e quello. Ormai l’abbiamo capita sta fola: qua ci manca tutto. Ma a noi, può poi anche darsi, che non ci serva niente”: quanto fa sua questa affermazione?”

Più che un’affermazione è un dato di fatto. Si ricollega sempre a quello che ho detto prima, cioè le persone che passano da qui o ci vengono ad abitare pensano subito di dover portare qualcosa. E forse è proprio questo l’errore. Credo che in realtà gli esseri umani non abbiano bisogno di grandi cose, ‘di portare’, ma più che altro hanno bisogno di altri esseri umani. Questa sorta di ‘evangelizzazione delle cose’ nei posti un po’ sperduti non sempre è una buona cosa.

Il libro sarà accompagnato da uno ‘spettacolo-lettura: sa già quali saranno le tappe?

Lo spettacolo - lettura si dovrebbe rifare un po’ a quella che è stata l’invasione romana dell’Appennino e quindi con tutte le popolazioni che lo abitavano e sono state sottomesse dalle legioni romane e poi deportate nel Sannio. In teoria ci sono già delle date che poi comunicheremo e questo tour di lettura si potrebbe proprio concludere nel Sannio dove i montani sono stati deportati circa 200 anni prima di Cristo. La lettura si intitolerà "Met Istram-La rivolta di Calocchia da Cà di Strek". ‘Met Istram’ è una parola celtica (qui sono state trovate molte iscrizioni su antichi massi), e montana perché era un po’ un misto di lingue che incita alla rivolta: significa unisciti alla rivolta.

Secondo lei, qual è il libro più bello che ha scritto?
E’ impossibile per me dirlo e non è detto che abbia ascritto dei bei libri ma so che gli ultimi piacciono molto. Posso però dire che sono comunque tutti libri sinceri.

E come trova l’ispirazione? Quando scrive un nuovo libro ha già in mente la storia?   

La trovo fuori dalla finestra: guardo quello che succede. Non ho mai una trama già pronta, è tutto sempre un po’ sospeso che poi pian piano viene a definirsi; e non ho neanche grandi messaggi da lanciare o da scrivere, sono solo cose che accadono.

Quando ha iniziato a scrivere?

Non saprei, forse ho capito che mi piaceva verso i venti anni. Ora però ho smesso, da un anno, e tutto quello che uscirà è postumo. Secondo me sono due gli obiettivi che uno scrittore dovrebbe darsi nella vita: quando iniziare e quando smettere di scrivere.

Ha detto che ha smesso di scrivere: perché?

Ho smesso per caso, così come ho iniziato. Ed è una cosa che mi rende tranquillo, molto tranquillo. Credo che si rischi di diventare patetici a fare sempre la stessa cosa, per tanti anni. Ho comunque tanti 'scritti': per un po’, forse, ci saranno altre pubblicazioni.