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La sentenza del 'caso Smirnov'

Portò lo scompiglio a Castelnovo l’estate scorsa, condannato a due anni

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Portò lo scompiglio a Castelnovo l’estate scorsa, condannato a due anni di reclusione

Oleksii Smirnov, il 50enne ucraino, che all’inizio di luglio dell’anno scorso salì agli onori della cronaca per alcuni fatti compiuti a Castelnovo ne’ Monti e a Reggio, è stato riconosciuto colpevole da giudice Sarah Iusto, presso il Tribunale di Reggio, del reato di furto aggravato, al termine del giudizio Abbreviato (che comporta lo sconto di un terzo della pena).

Gli eventi

Smirnov, all’inizio di luglio del 2023, in un evidente stato di alterazione, fece irruzione in un’abitazione del condominio di Castelnovo che condivideva con il compagno, in particolare di una coppia di giovani coinquilini al piano di sopra. Dopo aver sfondato a calci la porta, Smirnov asportò dall’appartamento un tablet, un cellulare e le chiavi dell’auto di uno degli inquilini dell’appartamento (Smirnov, piccolo dettaglio, nell’udienza di ieri ha ammesso di non avere la patente), per poi allontanarsi da quel luogo e venire fermato dai carabinieri poco distante, ancora in possesso della refurtiva. Elementi che sono valsi l’arresto al 50enne ucraino per l’ipotesi di reato di furto aggravato.

Successivamente, dopo la direttissima che l’aveva sostanzialmente rimesso in libertà (obbligo di firma nel comune di residenza), l’uomo è stato protagonista di altre intemperanze anche in centro a Reggio Emilia. Comportamenti che hanno indotto la Procura reggiana a chiedere al giudice l’aggravamento della misura cautelare, trasformatasi in detenzione cautelare in carcere, dove Smirnov si trova tuttora

Il giudizio

Ieri mattina, nell’aula presieduta dalla dottoressa Iusto in tribunale, si è tenuta, come detto, il giudizio Abbreviato che ha concluso, da un punto di vista giudiziario, una vicenda – quella legata appunto al furto aggravato – che era iniziata in autunno con la richiesta da parte dell’avvocato difensore del cittadino extracomunitario, il dottor Francesco Cupello (studio Bartolini) del foro di Reggio, di valutare l’effettiva capacità del suo assistito di poter stare in aula ed affrontare con cognizione di causa tutti i passaggi di un procedimento penale. All’uopo il tribunale ha nominato un perito, il dottor Giorgio Chiessi, che ha certificato come l’imputato fosse capace di intendere e di poter stare in giudizio. Una volta evaso questo aspetto, la difesa ha chiesto appunto il rito Abbreviato condizionato all’audizione dei querelanti.

Ieri mattina, quindi, sul banco dei testimoni, si sono succedute le due persone – una coppia di fidanzati conviventi – che hanno subito l’irruzione e il furto.

Sono stati ricostruiti i vari passaggi di quella serata di inizio luglio.

L’incedere dei fatti, secondo quanto raccontato dai testimoni, ha avuto due momenti distinti. Il primo, in cui, in casa, vi era solo la ragazza che ha raccontato di come abbia dapprima incrociato Smirnov nella lavanderia dello stabile in atteggiamenti sostanzialmente tranquilli, e poi, dopo pochi minuti, ritrovarselo a prendere a calci la porta di casa mentre lei vi si trovava dentro, in preda ad una furia incontrollabile. Poi, la chiamata al fidanzato che stava rientrando a casa dal lavoro che gli dice di chiudersi nella camera da letto.

Il 50enne dopo aver sfondato la porta di casa, ed esservi entrato, ha tentato di fare lo stesso anche con quella della camera da letto, ma la giovane inquilina è stata sufficientemente pronta da bloccarla spostando un mobile della camera stessa.

E’ emersa la fatica del compagno per cercare di riportare alla calma l’imputato e convincerlo a farlo uscire dallo stabile. Dopo esserci riuscito però: “L’ho lasciato solo e sono andato chiedere aiuto ai vicini – ha detto il giovane seduto al banco dei testimoni -. Ma in quel frangente, con la concitazione del momento, mi ero dimenticato che la porta del condominio era difettosa e non si chiudeva bene”.

Qui scatta la ‘seconda parte’ di quella folle serata di luglio. E’ stato un attimo e Smirnov è tornato all’interno dello stesso, reintroducendosi nell’abitazione dove era rimasta – ancora chiusa in camera da letto – la compagna.

“Ho sentito di nuovo dei passi di una persona all’interno – ha raccontato -, e poi ho percepito come qualcuno che stesse rovistando nel studio di casa. Se ho visto chi era? No, ero ancora chiusa in camera”.

Tutta la refurtiva è stata successivamente restituita ai legittimi proprietari che ieri, in aula, a specifica domanda dell’avvocato Cupello, hanno dichiarato la volontà di ritirare la querela per gli aspetti processuali legati a questo atto.

“Chiedo scusa”

Prima di requisitoria e arringa difensiva, ha preso la parola anche lo stesso imputato. Il quale, colto anche da un attimo di emotività, ha voluto esprimere il proprio rincrescimento per quanto compiuto: “Solo in questi mesi ho capito cosa ho fatto – ha dichiarato Smirnov che in carcere è stato seguito da uno psicoterapeuta e che ha iniziato ad andare regolarmente in chiesa – e di questo mi scuso profondamente con i diretti interessati”.

Le richieste e la sentenza

Il pubblico ministero, nel ritenere pienamente provata la responsabilità penale dell’imputato, riconoscendogli le attenuanti generiche, ha chiesto una pena (diminuita già del terzo previsto dal rito premiale in oggetto) 2 anni di reclusione.

Per contro, l’avvocato Cupello ha chiesto la riqualificazione del reato da furto aggravato, in furto ‘semplice’, il quale comporterebbe l’azione a querela di parte (a differenza della forma aggravata, procedibile d’ufficio), e con la dichiarata volontà dei querelanti di ritirarla, il ‘non luogo a procedere’ nei confronti del suo assistito; proprio in virtù del fatto che gli avvenimenti, secondo quanto asserito dallo stesso legale, presentino una “cesura temporale”, che è data dall’uscita dal condominio da parte di Smirnov per poi farvi rientro e compiere l furto.  In subordine il minimo della pena prevista.

Il giudice Iusto, dopo la camera di consiglio, ha dichiarato Smirnov responsabile del reato ascrittogli, condannandolo a 2 anni e 2 mesi di reclusione oltre al pagamento di una multa di 352 euro.

“Una volta lette le motivazioni, valuteremo se fare Appello”, ha dichiarato il dottor Cupello al termine dell’udienza.

 

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