Invaso in Val d'Enza, nominata la commissione giudicatrice.
Torna tra le priorità all’ordine del giorno del Consiglio di amministrazione del Consorzio di Bonifica dell’Emilia Centrale l’iter procedurale che porterà alla redazione del cosiddetto DOC.F.A.P. (Documento di fattibilità delle alternative progettuali richiesto dal nuovo codice degli appalti) prodromico alla successiva stesura del progetto in grado di compensare il deficit idrico in Val d’Enza con conseguente individuazione di un invaso idoneo a compensare le carenze stimate. La governance dell’ente, con interventi del presidente Lorenzo Catellani, del direttore Domenico Turazza e del dirigente Pietro Torri, riunita oggi con tutti i consiglieri, ha approfondito tappe e tabella di marcia del progetto stesso che il Consorzio di bonifica sta portando avanti in sinergia con il Consorzio della Bonifica Parmense.
Presenti esponenti di tre università italiane
Di particolare evidenza la comunicazione dei soggetti che prenderanno parte alla Commissione tecnica di valutazione delle offerte pervenute e che vedrà, oltre a due componenti dei due enti consortili, anche dipartimenti universitari che hanno maturato nel tempo massima autorevolezza e indiscussa competenza professionale e di ricerca nel panorama nazionale degli esperti della materia idraulica: Università di Padova, Politecnico di Torino e Università di Bologna.
E proprio, nell’ottica della massima trasparenza ed autonomia decisionale, i consorzi hanno scelto di allargare al massimo possibile il ventaglio dei membri qualificati della stessa commissione (la legge ne prevede infatti un numero minimo di 3 fino a 5 componenti) affinché entro il mese di marzo possano procedere alla valutazione tecnica della qualità e pertinenza delle offerte pervenute.
Al termine della decisione e successiva assegnazione di gara il soggetto che si sarà aggiudicato il progetto avrà dieci mesi di tempo per redigerlo prima della seconda fase (PFTE).
Prego il Signore che apra gli occhi dei componenti della Commissione incaricata di valutare il Doc.FAP, i Tecnici del Consorzio di Bonifica, gli Ing.i Turazza e Torri, già dovrebbero conoscere il valore dell’acqua.
Una diga non si fa per i fabbisogni di oggi ma principalmente per quelli di domani, pensando anche all’inertizzazione di una diga a 30 Km dalla sorgente, una diga non è come l’autostrada che un domani puoi aggiungere una corsia, una diga non si alza; in caso di maggiori fabbisogni idrici una diga va demolita, compreso il taglione, riprogettata, rifatta e ricollaudata, c’è di mezzo la sicurezza di migliaia di persone.
Ma nei calcoli dei fabbisogni idrici ad usi plurimi della Diga di Vetto vanno inseriti le decine di milioni di mc di acqua prelevata da falda a scopi irrigui, idropotabili e industriali, già questi quantitativi giustificherebbero una Diga da oltre 200 Milioni di metri cubi, ma a questi occorre assolutamente inserire i prelievi da Po, chiunque sa bene che solo da Boretto si prelevano oltre 200 milioni di metri cubi di acqua all’anno; questo prelievo va assolutamente ridotto, specie nei periodi di magra del Po, la risalita del cuneo salino dal mare tramite il fiume Po è dovuta anche all’impoverimento delle acque del Po dovuto al prelievo di Boretto e di altri impianti di sollevamento, i Ferraresi già da tempo denunciano questo; inoltre per la qualità di queste acque, in alcuni momenti, per non dire sempre, potrebbe venire vietata, e solo una Diga di almeno 200 milioni, come sarebbe fattibile a Vetto, potrebbe sopperire a queste carenze, per almeno un centinaio di anni. Ma ai volumi della diga di Vetto vanno aggiunti i volumi della laminazione, di almeno 30 milioni di metri cubi e la produzione di energia idroelettrica, sempre più necessaria a questo paese Italia. Da oltre 30 anni stiamo sprecando uno dei beni più importanti dell’umanità, l’acqua, e nessuno interviene e la politica tace, questo mi ha fatto perdere le speranze nell’uomo, non mi resta che sperare in un Dio che faccia meditare chi deve decidere, e che non decida in base alle direttive di partito o di certe ideologie, ma pensi al bene dell’agricoltura. dei paesi montani e di questa povera Italia ridotta in questo stato a causa di scelte sbagliate fatte dall’uomo.
Ha ragione Franzini. La diga serve per:
Produzione di energia idroelettrica: Le dighe sono spesso costruite per sfruttare la forza dell’acqua per generare energia elettrica attraverso turbine idrauliche collegate a centrali elettriche. 100 milioni mc
Approvvigionamento idrico: Le dighe possono essere utilizzate per immagazzinare acqua per uso domestico, agricolo e industriale. L’acqua immagazzinata può essere rilasciata secondo necessità per soddisfare la domanda stagionale o di emergenza. altri 30 milioni mc
Irrigazione: L’acqua rilasciata dalle dighe può essere utilizzata per irrigare terreni agricoli, consentendo la coltivazione di colture anche in aree aride o semiaride. Altri 100 milioni mc. E siamo a 230
Controllo delle inondazioni: Le dighe possono essere utilizzate per mitigare il rischio di inondazioni controllando il flusso delle acque durante periodi di piogge intense o scioglimento delle nevi. Ergo occorre sovradimensionare la diga: saliamo a 330 milioni di mc
Ricreazione e turismo: Molte dighe offrono opportunità per attività ricreative come la pesca, la navigazione, il nuoto e il campeggio, attirando turisti e generando entrate economiche per le comunità locali. Ergo è bene che d’estate la diga rimanga invasata almeno metà: saliamo a 660 milioni di mc
Regolazione del flusso fluviale: Le dighe possono essere utilizzate per regolare il flusso di fiumi e torrenti, mantenendo un flusso costante durante periodi di siccità o riducendo il rischio di erosione e dissesto idrogeologico. Per Vetto si tratta di una aggiunta di almeno 40 milioni di mc, siamo a 700 così
Habitat e biodiversità: Le dighe possono creare nuovi habitat per la fauna acquatica e le specie migratorie, contribuendo alla conservazione della biodiversità e alla protezione di ecosistemi fluviali. Controllo del microclima: Le grandi masse d’acqua create dalle dighe possono influenzare il microclima locale, mitigando le variazioni estreme di temperatura e umidità nell’area circostante. Ergo è bene che d’estate siano piene, saliamo di altri 100 milioni di mc e siamo a 800 milioni
L’Enza aiuta il Po: per contrastare i troppi prelievi delle altre province e impedire la risalita del cuneo salino, l’Enza deve soccorrere il Po: altri 200 milioni di mentri cubi, per un totale di 1 miliardo di metri cubi per l’invaso di Vetto, ex bacini Grisanti.
Insomma, la Diga di Vetto dovrebbe essere almeno, su base prudenziale, di 1 miliardo di metri cubi (e non 50 milioni soltanto come ipotizzava la Autorità di Bacino). Per farla è sufficiente sbarrare l’Enza all’altezza di Tizzolo e Scurano. Saranno sommerse Vetto, Ramiseto, Rosano, Casino e altri borghi minori e, Castelnovo, avrà un indubbio beneficio turistico, con chioschi sul lago già in località Madonnina Della Tosse o forse anche al Grattacielo.
La pianura ci ringrazierà.
Quanto riporto nei miei commenti è riportato sul Progetto della Diga di Vetto e approvato nel 1987 dai tre Ministeri, Ministero dell’Ambiente, Agricoltura e Lavori Pubblici, approvato dalla Regione Emilia Romagna e dall’Autorità di Bacino e definito prima sullo Studio di Impatto Ambientale poi nel 1992 sulla Valutazione di Impatto Ambientale, non certo da quel “cretino” di Franzini.
Probabilmente tutti questi Enti hanno detto delle “cretinate”, forse dovrò rileggerle più attentamente, per verificare se sono io a dire delle cretinate che non stanno ne in cielo ne in terra.
Premetto che una diga ad usi plurimi da 1 miliardo non è una grande diga, in Etiopia la Salini Impregilo ne sta facendo una da 110 miliardi di metri cubi, in Canada sono andato a visitare una diga da 180 miliardi di metri cubi, la diga delle tre Gole in Cina è di 36 miliardi di metri cubi, ma la stessa diga di Eleonora d’Arborea in Sardegna è di 850 milioni di metri cubi, quella di Monte Cotugno di 650 milioni di metri cubi; scusate, io parlo di ciò che conosco, non per ideologie.
Leggendo certi commenti ho un motivo in più per sperare in Dio