Melissa Venturi Degli Esposti: dai palcoscenici francesi al Teatro Bismantova.
Al teatro Bismantova di Castelnovo ne’ molti sono state spente venti candeline. A farlo è stata l’Associazione Danza Teatro e Canto Arcobaleno che, nell’arco di due decenni, ha accolto numerosi ragazzi che si sono approcciati alle discipline artistiche come si può cogliere dall’intervista rilasciata da Valerie Ferrari responsabile della scuola.
Per l’occasione sul palco non poteva mancare Melissa Venturi Degli Esposti che, proprio grazie a questa scuola, ha mosso i primi passi di danza intraprendendo un percorso che l’ha portata con non pochi sacrifici a calcare le scene internazionali.
Un ricco curriculum, nonostante la giovane età, testimonia come con impegno e costanza, si raggiungono risultati significativi.
Attualmente sta partecipando al tour francese di Notre Dame de Paris dopo aver fatto parte di quello italiano nel 2022.
Giusto per citare solo alcune delle sue performance si ricorda che è stata ballerina solista in “Giovanna D’arco” nel novembre 2021 (Set up Opéra-Théâtre de MetzEurometropole). Nel marzo dello stesso anno partecipa a “Stabat Mater” con Aterballetto di Norge Cedeño.
Lo scambio di domande e risposte che segue racconta di come una ragazza d’Appennino giunge, rincorrendo il suo sogno, a guadagnarsi un posto nel mondo artistico raccogliendo successi e riconoscimenti professionali di non poco rilievo.
Melissa ora vivi in Italia o all’estero?
Al momento in Italia. Sono una nomade con base a Reggio Emilia. Sono stata in Francia da novembre 23 a gennaio 24 per una serie di spettacoli programmati a Parigi. A parte questo, di solito per gli spettacoli resto fuori quattro o cinque giorni.
Andare a vivere all’estero è un obiettivo che ho in quanto come opportunità professionali nel campo della danza in Italia c’è poco e quel poco non permette uno stipendio sufficiente per mantenersi. Altrove la situazione è più appagante, ci sono maggiori chanches e più compagnie artistiche.
Cosa porti con te dell'Appennino quando parti e cosa porti a casa del mondo quando torni?
Partendo da Busana, dove ho vissuto sino al termine delle scuole, e arrivare a Reggio Emilia sono andata incontro ad una vita più piena ma anche molto più frenetica. E’ stato il passaggio che poi mi ha portato verso le grandi città europee. Il pensiero di casa mi mette calma e tranquillità. Sono una persona che ama la natura perché ci sono cresciuta. Mio padre ha un’azienda agricola quindi tutti i ricordi della mia infanzia, che potremmo definire bucolica, fanno rimanere in me il senso di serenità proprio dei miei luoghi. Quando torno in Appennino lo faccio con una consapevolezza diversa avendo visto posti, usanze, persone diverse.
Ad esempio nella tournee dove lavoro io ora, non siamo solo italiani e francesi, che sono la maggior parte. Ci sono anche polacchi, inglesi, coreani, venezuelani, canadesi. Ti ritrovi in un piccolo gruppo di persone con tante usanze, tante culture, tante etnie.
Tornare nell’angolo protetto di Busana, piccolo e chiuso paesino di montagna, porto un bagaglio di
tante esperienze e che derivano dall’aver conosciuto tante persone nuove che mi arricchiscono. Questo mi garantisce una maggior consapevolezza del mondo che mi porta ad apprezzare la calma: il contraltare della frenesia che caratterizza la mia vita da danzatrice.
Com'è la tua giornata tipo?
Varia a seconda che io sia a casa oppure via per lavoro. In questo secondo caso il primo giorno di spettacolo abbiamo lo “spacing” col quale si provano in parte le coreografie per capire spazi, spostamenti, quinte d’entrata, quinte d’uscita. Si cerca di famigliarizzare un po’ con il teatro. A questo si aggiungono spesso anche prove sul palco cui segue la preparazione per lo spettacolo. Mi trucco, la parrucchiera si occupa dell’acconciatura, mi vesto, riscaldamento quindi lo show che di solito va dalle 20:30 alle 23:15. A fine spettacolo si mangia tutti assieme in teatro grazie a servizi di catering. Non si mangia mai prima dello spettacolo perché questo potrebbe appesantire e quindi non consentire che sia espressa al meglio la fisicità della performance. Una birra assieme al cast nella hall dell’hotel conclude la giornata e accompagna alla buona notte. Generalmente il sabato si fa doppio spettacolo entrando in teatro a mezzogiorno e uscendo a mezzanotte.
Quando sono a Reggio vado a lezione da Michele Merola. In base all’orario in cui finisco, vado in palestra dove seguo un programma di mantenimento. Si tratta di una sorta di “manutenzione” in quanto qualche tempo fa mi sono rotta il crociato. Il pomeriggio trascorre tra studio, amici e lavori domestici.
Cosa avresti voluto fare da bambina anziché l'artista?
Fin da piccola ho sempre detto che avrei fatto la ballerina. I miei genitori mi hanno fatto provare tante cose: nuoto, atletica, sci, violino al Peri Merulo di Castelnovo ne’ Monti. Erano prevalentemente due le strade che portavo avanti contemporaneamente entrambe in ambito artistico: violino e danza. Ha prevalso la seconda portandomi a seguire i corsi di danza classica in accademia a Reggio Emilia.
Questa è stata la mia ispirazione da sempre.
Ho fatto il Liceo delle scienze umane e ho proseguito con la laurea in in beni artistici e dello spettacolo conseguita a luglio 2023 a Parma . Ora sto frequentando Scienze dello spettacolo e produzione multimediale a Padova.
La mia vita sarà comunque legata all’artisticità.
Ad un certo punto dovrò fermarmi di ballare…
Non è un lavoro che si può fare tutta la vita, ho quindi la necessità di crearmi un ‘piano b’ per quando avrò finito di danzare. Voglio comunque continuare a restare legata all’arte perché è la mia passione fin da bambina.
Che ruolo ha avuto la scuola Arcobaleno nei passi che hai fatto?
Io ho iniziato la scuola Arcobaleno vent’anni fa, proprio alla sua apertura quando avevo appena iniziato a fare i primi passi di danza
E’ il luogo dove ho imparato ad amare la danza alla follia. Era l’unica cosa che volevo fare durante la settimana. Qui ho creato bellissimi legami, dove ho scoperto la mia passione direi proprio ‘passo dopo passo’.
Sino a giungere proprio qui a capire con certezza che era quello che io volevo fare nella vita. E’ qui che poi ho deciso di passare in accademia per professionalizzare i miei studi.
Qui ho capito quanto fossi disposta a sacrificare per la danza. Ed è quello che poi ho fatto.
In terza superiore ho iniziato l’accademia Cosi - Stefanescu a Reggio Emilia continuando però a frequentare il liceo al Cattaneo Dall’Aglio. Dopo le lezioni a scuola scendevo in città per frequentare l’accademia per poi tornavo a Busana magari in orari di punta dilungando i tempi di percorrenza. Santa mia madre che mi ha sempre accompagnata sino a che non ho preso la patente.
E’ stato un sacrificio: ho rinunciato ad uscite con amici, alla sera tornavo a casa e studiavo, nel week end anziché uscire cercavo di recuperare un po’ con lo studio.
Mi sono molto emozionata nell’esibirmi con la scuola Arcobaleno. Tornare a ballare a casa è davvero molto intenso.
Valerie (ndr Ferrari) ha continuato a starmi vicina, mi è venuta a vedere a Milano. Sia con lei che con Luca (ndr Quercioli) ho mantenuto un buon rapporto e ne sono contenta. Mi piace che mi portino compagnia anche dopo che il mio impegno con la scuola è terminato. La porta non si è chiusa, è rimasta aperta.
Che ruolo hanno avuto i genitori e, più in generale, la tua famiglia per raggiungere i traguardi che hai ottenuto?
Al mio fianco ho avuto genitori fantastici che mi hanno super aiutato e super appoggiato nella mia scelta e nei miei studi. Anche a livello economico e ed è stata una cosa importante. Da figlia quello che ho maggiormente apprezzato è stato il fatto di essere stata ascoltata soprattutto all’inizio quando si doveva valutare se quello che poi ho scelto poteva essere davvero il mio percorso. Abbiamo condiviso assieme le mie motivazioni. Anche le mie sorelle mi sono sempre state accanto, al mio fianco, anche ora che sto lavorando. Nei due mesi che sono stata a Parigi mi sono venuti a trovare, sono venuti a vedermi ballare. E’ bello vedere che quello che faccio rende orgogliosa la mia famiglia, è una bellissima dimostrazione d’amore e d’affetto. Sono stata fortunata ad averli a fianco soprattutto nei momenti di scoraggiamento che ho vissuto dandomi la spinta per ripartire.
Qual è il messaggio che vuoi lasciare ai ragazzi che si accostano a discipline artistiche?
I ragazzi che si vogliono approcciare ad un percorso artistico sicuramente devono sapere che è dura. Spesso si pensa di lasciare perché è un mondo difficile, è arduo arrivarci, è impegnativo, richiede sacrifici. Ci si scoraggia. Se però la loro passione è così forte da voler essere la loro vita allora dico ‘non mollare’. Devono pensare che se anche in questo momento non sta andando bene non è detto che così prosegua. Il lavoro ripaga tutti quanti. E’ vero che c’è chi è più portato e chi meno. Posso dire che durante la mia esperienza ho visto persone che non erano tanto dotate fisicamente e che lavoravano molto di più di chi aveva il corpo predisposto facendo più progressi che sono comunque commisurati all’impegno. Quindi …tanto sforzo, tanta concentrazione, tanta passione.