Lo sport volano dell’Appennino: per ogni euro investito il ritorno è stato di quattordici volte tanto
E’ questo il dato più strabiliante e virtuoso che emerge da una giornata in cui Castelnovo ne’ Monti è stato il luogo scelto dalla Regione Emilia Romagna, per celebrare il ruolo dello sport come strumento che arricchisce – economicamente, turisticamente e, perché no, anche culturalmente – un intero territorio.
Con i grandi dello sport, il Presidente regionale, Stefano Bonaccini, gli amministratori locali e regionale, e, soprattutto, le associazioni sportive, le scuole, la gente comune, quella che è andata in scena oggi è stata indubbiamente una giornata che qualifica e ‘mette sulla mappa’ (ove ve ne fosse ancora bisogno) l’Appennino reggiano come driver sportivo e turistico di tutta l’Emilia Romagna.
Il tutto, in un teatro Bismantova pieno in ogni ordine di posto.
I numeri della ricerca
La giornata di ieri trae origine da una ricerca che la Regione ha commissionato allo Studio Ghiretti e all’Università degli Studi di Parma, incentrata sul ‘valore’ generato dai 16 eventi sportivi (saranno 24 nel 2024) che hanno avuto come teatro le realtà appenniniche, o che le hanno attraversate e, coinvolgendo anche altre aree della regione. Il tutto riferito all’anno 2022.
Ebbene a fronte di un investimento della Regione di 800 mila euro, l’indotto è stato di 11.6 milioni, in pratica quattordici volte tanto.
“La Regione Emilia Romagna è l’unica che ha considerato lo sport come un mezzo estremamente efficace per attrarre turismo e sviluppo del marketing territoriale – ha spiegato Andrea Ghiretti, ex grande dirigente sportivo (nel volley, soprattutto), fondatore dell’omonimo studio di ricerca e marketing sportivo -. Lo fa con un metodo ed obiettivi chiari e, soprattutto, con un modello di business approfondito che porta risultati”.
E così dalla ricerca, compiuta in partnership con l’Università di Parma, emerge che le ricadute sui territori coinvolti è ‘figlio’ di un moltiplicatore di 1 a 10: per un investimento complessivo di 600 mila euro, il ritorno economico è pari a 6.2 milioni, scomposto tra quello diretto ed indiretto.
Quest’ultimo, infatti, è non meno importante perché conferisce visibilità e reputazione all’intero territorio in cui gli eventi si svolgono, ed è formato da tutta l’attività di marketing, comunicazione, stampa, social network, comprese anche le spese organizzative e di adeguamento degli impianti, i cui benefici si riverberano nel medio e nel lungo termine. Secondo la ricerca si tratta di circa 1.3 milioni di euro, di 700mila solo per la montagna.
Infine, delle 16 manifestazioni sportive svolte nel 2022 – di cui 8 nel periodo primaverile, 7 in estate e 1 in autunno – hanno generato un numero di presenze stimate pari a 180 mila, così suddivise: 125 mila tra spettatori e accompagnatori, 22.000 tra gli atleti, atlete e delegazioni; 800 tra staff, giudici e operatori media.
Insomma, numeri, questi, che definiscono in modo evidente l’impatto poderoso che lo sport, nelle sue varie espressioni, ha sulla montagna emiliano-romagnola e soprattutto su quella reggiana.
Bini e Sassi: “Il completamento di un percorso che ci rende felici”
Felici. Onorati. Orgogliosi di essere al fronte di un movimento, quello dello sport nell’Appennino reggiano, con evidenti ricadute virtuose per l’intero territorio.
Sono questi i sentimenti che emergono dalle parole del sindaco di Castelnovo ne’ Monti, Enrico Bini e dal presidente dell’Unione dei Comuni dell’Appennino, Elio Ivo Sassi.
“Siamo onorati di aver avuto una giornata come questa – spiega il primo cittadino castelnovese -. Per la nostra comunità è una giornata molto importante, perché presenta il lavoro fatto in questi anni, con l’obiettivo di promuovere attraverso la pratica sportiva, il turismo e le bellezze dei nostri luoghi. Un ringraziamento va fatto alla Regione, perché ci ha accompagnato fino ad oggi. La soddisfazione è tanta, perché i risultati si vedono, ci sono prospettive importanti per il futuro, quindi devo dire che questa è una giornata veramente importante per tutti noi”.
Parole cui fanno eco quelle del Presidente (nonché sindaco di Villa Minozzo) Sassi: “Come si inserisce l’Unione in un contesto come questo? Proponendo e valorizzando tutte le bellezze che l’Appennino reggiano ha da presentare a chi voglia accostarsi a questi luoghi. Il tutto assieme, ovviamente, al Parco Nazionale. Parliamo di un patrimonio che anche l’Unesco ha riconosciuto per il suo valore, come appunto i Gessi Triassici. Ma non solo, lo sport, con la nostra Cerreto Laghi, la cui stazione sciistica quest’anno ha compiuto i 70 anni; per non parlare di tutti gli altri luoghi di interesse – La sfida più importante per noi oggi? Quella di andare oltre il turismo ‘di giornata’. Dotarci di quelle strutture necessarie per consentire a chi vuol venire in Appennino di restarci per più di una semplice giornata”.
“Un grazie, infine, alla Regione, che per noi è guida imprescindibile in termini di rotta economica e sostegno amministrativo – conclude Sassi -. Tutti i comuni montani beneficiano degli eventi sportivi e delle attività sportive promosse e organizzate dalla Regione”.
Bonaccini: “Sport e Musica sono gli strumenti migliori per promuovere un territorio”
A suggellare la giornata castelnovese è stato il Governatore dell’Emilia Romagna, Stefano Bonaccini, salito a Castelnovo Monti per dare il suo imprimatur ad una giornata tanto importante: “Siamo l’unica regione in Italia che ha consentito alle scuole elementari, qualora lo vogliano, di aggiungere un’ora di educazione fisica in più rispetto a quella che già esiste all’interno dell’orario scolastico. Un piccolo passo che testimonia l’attenzione che si ha verso la pratica sportiva come espressione di sani e corretti stili di vita e per cercare, nei limiti del consentito, di avvicinare il gap con altre realtà estere dove lo sport accompagna in modo penetrante la crescita dei giovani”.
“Per noi sport e musica sono rappresentano il mezzo più penetrante, quindi efficace, di promozione di un territorio, perché arrivano dappertutto - prosegue il presidente Bonaccini -. Quindi, si, lo sport è volano essenziale per promuovere un intero territorio. E per la montagna può essere un’opportunità importante, soprattutto per destagionalizzare l’offerta turistica, espandendola con attività come le passeggiate sui vari sentieri, la mountain bike ed altre attività”.
“Soprattutto la Regione, durante il mio mandato, ha finanziato oltre 200 impianti sportivi, uno per comune. Da quello più popoloso a quello meno abitato. – spiega il Governatore -. Una scelta coraggiosa, ma che garantisce parità di diritti tra tutte le realtà che compongono questa regione. Perché? Perché l’inaugurazione di un nuovo impianto per un comune di medio-piccole dimensione è un momento di festa, aggregazione e crescita di un territorio. E’ qualcosa che porta un valore aggiunto incredibile, non solo alla mera pratica sportiva, ma anche alla socialità di quelle realtà in cui cresce. E questo è un valore per noi determinante, perché, come amo spesso ripetere, più che vincere, conta, che, al termine di una gara, tutti possano tagliare quel traguardo”.
Manghi: “Lo sport per sordi? L’elemento paralimpico ed inclusivo è un valore aggiunto per tutti”
Chi ha coordinato la ricerca commissionata dalla Regione e che ha avuto il compito di spiegarla, in alcuni elementi specifici, al pubblico presente al Teatro Bismantova, è stato Giammaria Manghi, capo della Segreteria politica della Presidenza della Regione: “Quello che emerge è che lo sport rappresenta un momento di crescita territoriale fondamentale – sottolinea Manghi -. Una caratteristica che ha sempre contraddistinto il mandato del Presidente è stato quello di valorizzare lo sport in stretta connessione con il turismo. Soprattutto per questi luoghi (quelli appenninici, ndr), lo sport, destagionalizzato, cioè slegato dai periodi classicamente intesi, rappresentano un momento di crescita determinante per tutto il comprensorio. Questo è stato particolarmente evidente negli ultimi due anni”.
“Lo sport per sordi, quindi fortemente inclusivo, rappresenta, per tutti, un valore aggiunto determinante, soprattutto per Castelnovo Monti di cui è una realtà consolidata e determinante – prosegue Manghi -. Il punto di crescita? Certamente dall’armonizzazione tra il pubblico ed il privato. Il pubblico, da questo punto di vista, è dinamico e indica la strada, il privato, ancora, sta a guardare. Sicuramente dal punto di vista delle strutture ricettive si può migliorare significativamente. La Regione in questo senso ha promosso bandi in questo senso che si spera possano incontrare l’interesse dei privati. L’obiettivo finale è l’attrazione di un turismo non solo locale, ma anche di marca sempre più straniera, con tutti i benefici del caso”.
Razzoli: “La mia medaglia d’oro alle Olimpiadi? Con me ha vinto tutto l’Appennino”
Giuliano Razzoli è il simbolo di un Appennino che vince: “Febbio, Ventasso, Civago, e tutte le diverse strutture presenti nel nostro territorio – afferma il Campione di Vancouver 2010 – Certo siamo un po’ più piccoli rispetto alle Alpi, ma il livello delle persone, dei tecnici, le professionalità e le capacità che ci sono sul territorio sono tutte caratteristiche che mi hanno fatto diventare lo sportivo che sono ancora. Ed è per questo che penso che l’oro vinto a Vancouver l’abbiamo vinto insieme, noi, i miei allenatori, i maestri e voi, la gente e le persone di questi territori”.
“Lo sport è importante, soprattutto in tempi come questi, dove per i giovani le situazioni possono essere complicate, perché aiuta a crescere in modo sano. Quindi ben venga la pratica sportiva e la valorizzazione dello sport in questi territori”.
Lucia Capovilla: “La vita è una sfida, lo sport mi ha liberato dalle paure”
Lucia Capovilla è campionessa mondiale di paraclimbing. Lo fa, senza l’avambraccio e la mano sinistra, dalla nascita.
Per questo, i suoi risultati acquisiscono ancora più valore e testimoniano ancora una volta l’importanza dello sport nel superare qualsiasi limitazione: “Il momento più importante è stato quando ho capito che la protesi che portavo al braccio e che porto tutt’ora quando svolgo la mia professione di infermiera è un aiuto per svolgere al meglio le mie attività e non un accessorio che favorirebbe la mia inclusione sociale – spiega la 31enne veneziana di nascita ma ora residente ad Arco in Trentino (la patria degli scalatori) -. Come ho iniziato a scalare? Per gioco. Un giorno sono andata con dei miei amici, i quali ad un certo punto mi han chiesto di provarci. Ci sono stata, ed alla fine sono arrivata su e quando ero in cima mi son chiesta ‘ma ora come faccio a scendere?’ (ride, ndr), ed eccomi qui. Tutto ciò che faccio è una sfida, lo è scalare una parete rocciosa, così come trovare il ‘mio’ modo di allacciarmi le scarpe. Ma eccomi qui”
“La Pietra? E’ famosissima e davvero molto bella – conclude Lucia -. Dove ho dormito col mio furgone? Proprio sotto la Pietra. Che non ho ancora scalato, ma che farò assolutamente nel prossimo futuro”. Forte anche dell’invito formale fattole pervenire dalla platea, dallo stesso sindaco Bini.