Innamorati della pecora Cornella: "Così la abbiamo salvata".
Dall’estinzione alla Fiera agricola di Verona, la Cornella bianca ha mostrato tutta la tenacia della terra da cui proviene. In fiera, dal 31 gennaio al 3 febbraio, 820 aziende da 20 Paesi hanno incontrato negli 11 padiglioni buyer da 28 nazioni, e la pecora Cornella ha portato alta la bandiera dell’Appennino.
Una pecora forte come la sua terra
“Uno dei punti di forza della Cornella è la sua rusticità. Questa razza si adatta bene a zone marginali che altre razze non potrebbero sfruttare, contribuendo alla cura del nostro paesaggio appenninico. Nonostante le razze più produttive siano apprezzate per la loro efficienza, la Cornella ha un valore unico nel suo essere versatile e resistente. Circa vent'anni fa, quando abbiamo iniziato il nostro progetto di salvataggio, molti credevano che la razza fosse già estinta. Invece, grazie al lavoro instancabile e alla passione, siamo riusciti a invertire questa tendenza” – ci spiega il dott. Carlo Alberto Alberti, medico veterinario.
“Il viaggio per salvare la pecora Cornella, un tempo razza diffusa e apprezzata prima della guerra," - continua Alberti - "è stato un percorso lungo e complesso, segnato dall'introduzione di razze più produttive, come la Massese, che hanno progressivamente messo in ombra la Cornella, spingendola quasi all'estinzione. Oggi, possiamo contare su circa un migliaio di capi censiti come Cornella Bianca, di cui 500 iscritti nel registro anagrafico. Abbiamo anche esplorato la dimensione culturale e storica della pastorizia, partecipando a eventi come Terra Madre e convegni, dove abbiamo discusso non solo dell'importanza biologica ma anche del valore culturale della Cornella e della transumanza. La nostra iniziativa si è anche estesa al di fuori del contesto locale, con progetti di recupero e conservazione in diverse regioni tra cui il Friuli.”
Il progetto Cornella Bianca
“Attualmente, il progetto vanta più di 40 capi di Cornella Bianca e ha dato vita a una serie di allevamenti nel nostro territorio” ci dice il prof Daniele Galli dell’Istituto Zanelli. “I capi di questa antica razza ovina vengono da anni selezionati grazie alla collaborazione dell’AUSL di Reggio Emilia, della Regione Emilia Romagna e della Provincia di Reggio Emilia. Questo successo è dovuto anche alla presenza di un nucleo iniziale con caratteristiche genetiche omogenee, sia morfologiche che di resistenza a certe malattie, rendendo questi animali un patrimonio genetico prezioso e resistente. A partire dal 31 gennaio 2023, tutti i maschi riproduttori commercializzati o ceduti gratuitamente devono possedere queste caratteristiche genetiche, una condizione che tutti i nostri capi soddisfano pienamente. Questo ha permesso di diffondere queste caratteristiche genetiche desiderabili negli allevamenti di tutta l'Emilia Romagna.”
“Il progetto continua a dedicarsi al mantenimento della razza,” – continua Galli – “operando attraverso gruppi di monta, di cui il nostro è uno dei principali, e ha visto la nascita di un centro satellite nel Correggese. Questi centri di riproduzione sono fondamentali per la conservazione e la diffusione della razza. La prospettiva futura del progetto non si limita al solo recupero genetico ma punta anche a creare opportunità imprenditoriali per i giovani allevatori interessati a questa razza. La speranza è che, oltre alle buone intenzioni, il mercato possa riconoscere e valorizzare la peculiarità della Pecora Cornella Bianca.”