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Droni per definirne con esattezza l'estensione

Incendio sul Cusna ormai spento, ora si fa la conta dei danni

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Incendio sul Cusna ormai spento, ora si fa la conta dei danni

Il rogo, scoppiato nel pomeriggio di sabato e propagatosi durante la notte, sembra spento nella mattinata di ieri. Tuttavia le condizioni atmosferiche particolarmente favorevoli, con un caldo naturale che si sta sentendo anche in Appennino e non solo in pianura, oltre a dei venti che hanno spirato nella zona del Cusna anche nella giornata di ieri, hanno riattivato alcuni focolaio costringendo i vigili del fuoco a riprendere la loro indefessa attività nel cercare di sconfiggere definitivamente l’incendio.

Impresa, è il caso di dire, visto che l’impegno profuso dai vigili si è protratto per tutta la notte tra sabato e domenica e pure ieri mattina, con l’utilizzo anche dell’elicottero resosi necessario per spegnere definitivamente le recrudescenze dell’incendio.

Droni per monitorare la zona

Questa mattina, però, le attività di ricognizione da parte dei pompieri non si sono fermate. Attraverso l’utilizzo dei droni, il personale dei vigili del fuoco del Comando provinciale reggiano ha monitorato costantemente la zona interessata dall’incendio per definire con precisione ed esattezza il dimensionamento effettivo del rogo ed arrivare ad una conta precisa dei danni procurati (secondo le stime del Parco Nazionale, a bruciare sono stati circa 280 mila metri quadrati di praterie e mirtillaie). Da capire, ma questo avverrà probabilmente nei prossimi giorni, quando gli ‘esperti’ potranno avvicinarsi alla zona, la natura e l’innesco di un rogo tanto vasto e importante.

Cause accidentali? Dolo? Distrazione? Tutte le ipotesi che sono al vaglio degli esperti del Comando provinciale che indagheranno sull’accaduto non appena lo potranno fare.

Giovanelli: “E’ stato uno shock”

Sulla sua pagina Facebook, il presidente del Parco Nazionale dell’Appennino, Fausto Giovanelli, ha voluto commentare, attraverso un video, un evento che ha colpito profondamente l’intera comunità dell’Appennino reggiano: “A febbraio un evento di questa portata è stato uno shock – dichiara -. Non imprevedibile, ma certamente rilevante, per l’ampiezza e la qualità del territorio coinvolto”.

“Il cambiamento climatico non è solo un fatto mondiale – prosegue Giovanelli -, ma mette in crisi anche l’ecosistema di luoghi a noi vicini e soprattutto ci deve indurre a prudenza e attenzione nei comportamenti nei confronti della montagna e della gestione di tutte le attività ad essa relative”.

“Il bilancio lo faremo più avanti – conclude -. Ma questo è molto più che un episodio ma un segnale che rimane nella nostra storia. Un evento che deve indurre il Parco Nazionale e tutti i soggetti coinvolti ad un presidio ancora maggiore dei paesaggio, degli ecosistemi, in un periodo in cui siamo tutti esposti a dei rischi”.