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Il personaggio: Gianluca Tosi

Il ‘Contadino Volante’ non molla di un centimetro: “A 50 anni mi diverto ancora”

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Il ‘contadino volante’ non molla di un centimetro: “A 50 anni mi diverto ancora!”

E’ interessante la vita del ‘contadino volante’. Manda avanti l’azienda agricola di famiglia, lavorando alacremente nella stalla dell’impresa di Carpineti, e poi, nel week end si infila un casco in testa, e spinge forte il piede sull’acceleratore, macinando secondi (e chilometri), ottenendo, spesso e volentieri, risultati di assoluto pregio.

Gianluca Tosi è uno dei piloti più in vista e conosciuti del nostro Appennino. Originario di Coliolla di Carpineti, ma residente a Minozzo,  sposato con due figlie, sta per intraprendere la sua 27esima stagione rallistica, un’altra di quelle che si prospettano alquanto interessanti per il 50enne pilota del nostro Appennino.

L’intervista

Gianluca Tosi in azione sulle strade dell'ultimo Rally dell'Appennino (foto Mario Leonelli)

Gianluca, prima di addentrarci nella prossima stagione, teniamo lo sguardo per un attimo su quella appena passa. Come la valuta?

“Penso che il bilancio sia positivo. L’inizio dell’anno non è stato proprio a tutto gas. Diciamo che le scorie di un brutto incidente del rally di Bassano me le sono portate nelle prime gare del 2023. Poi ho preso il mio ritmo, ed alla fine è stato un 2023 che si è concretizzato con la vittoria della così detta ‘Sesta zona’, mentre nella Coppa Italia di Roma penso di non aver guidato come sono in grado di fare, ma pazienza. L’anno è stato comunque apprezzabile. E poi c’è stato il Rally dell’Appennino…”

Esatto, su strade a lei care. E’ così?

“Si assolutamente. Dopo le sfortunate vicende degli anni passati, nel 2023 è tornato. Se vogliamo anche con tante restrizioni, purtroppo. Però, insomma, va detto che il pubblico è stato estremamente intelligente. E’ stata un’edizione per ‘riprendere ritmo’, e da lì crescere. Direi che si è lavorato bene”.

Tanto che anche quest’anno, è già ufficiale, tornerà…

“Credo in una versione simile a quella dell’anno scorso, ma con la speranza, dal 2025, di aggiungere altre tappe, per farlo tornare un po’ come l’Appennino di una volta. L’importante è chiaramente, crescere. Sperando che la fortuna assista sempre…”

A proposito di Appennino, forse, assieme a Roma, è il rimpianto più grande per la stagione passata?

“Si è così. Sono stato vicino alla testa della classifica al sabato, ma alla domenica abbiamo messo una benzina più potente ed avevo un odore molto forte in macchina e non ero più lucido. Non sono riuscito a dare nulla di più. Ci rifaremo quest’anno…”.

E la gara invece dove è rimasto sorpreso da quanto è andato bene?

“Secondo me la mia gara più bella dell’anno è stata al ‘Città di Lucca’, in sesta zona. Siamo arrivati secondi assoluti, mettendoci dietro anche Michelini che è il ‘re’ di quel rally. Così come a Casciano Terme dove mi sono scontrato con i più forti d’Italia, e sono arrivato a soli 15” dal primo, con prove speciali da 80 km. Non dimentichiamoci mai che io lo faccio per divertimento, perché ho un altro lavoro. Sono gratificazioni importanti, questi risultati”.

La vita di Gianluca Tosi in uno scatto (Foto di Mario Leonelli)

La chiamano il ‘contadino volante’, se l’è scelto lei il nome o glielo hanno dato?

“Me l’hanno dato! (ride, ndr) I miei amici se lo sono inventati un bel giorno e da lì è nata una pagina Instagram curata da loro, perché io sono totalmente ignorante in materia!”

Fino a farlo diventare un marchio registrato…

“Esatto”

Le piace?

“Guarda da solo non l’avrei mai fatto. Di questo devo ringraziare davvero i ragazzi che lo curano perché sono riusciti a dare vita a qualcosa di bello. Abbiamo allestito un evento importante sul circuito di Marzaglia a Modena, con finalità benefiche, con Victor Briselli (altro pilota del nostro Appennino, intervistato anche da Redacon recentemente, ndr), tanti amici che ci hanno sponsorizzato e che hanno sostenuto cause benefiche di valore. E’ stata una giornata molto bella, che rifaremo ancora".

Come si è avvicinato ai rally?

“Per scherzo. Ho partecipato, nel 1997, al Rally sprint di Carpineti. La velocità mi è sempre piaciuta, e in macchina, sui tornanti del nostro Appennino, andavo forte. Però, sai, mettere assieme tutti gli aspetti che poi ti consentano di competere non è cosa semplice...”

Economicamente non deve essere facile…

“Alla fine, quando ho iniziato, erano in tanti che potevano andare forte in questa disciplina, ma non è mica facile reperire le finanze per sostenere un’attività simile. Il primo Rally mi è costato come 7, 8 milioni di vecchie lire. A Carpineti quel giorno di 27 anni fa, sono arrivato quarto. Ci ho messo anche dei miei, di soldi, per proseguire. Poi, insomma, ti fai un po’ conoscere, inizi a fare qualche risultato e poi negli ultimi anni è stato un vero boom. Dovrei avere 30 anni! Invece ne ho 50… ma mi diverto ancora, per fortuna!”

Lei è anche un imprenditore, nel senso che manda avanti l’azienda agricola di famiglia. Un lavoro che la impegna enormemente. Come combacia l’impegno lavorativo con quello agonistico?

“Ho operai bravissimi, e quando vado via nei week end di gara, preparo tutto in anticipo, perché questi possano lavorare al meglio. Ti posso dire che quando è il periodo del fieno, in azienda perdo anche 7 chili, perché, quello è il ‘carburante’ essenziale per le mie mucche e va preparato a dovere. Quindi, se sono sotto gara, si va avanti giorno e notte. Devo veramente ringraziare chi lavora con me”

Tosi abbraccia le figlie al termine dell'ultimo Rally dell'Appennino (foto Mario Leonelli)

E pure la sua famiglia immaginiamo…

“Assolutamente! Quella è imprescindibile. A mia moglie, scherzosamente, glielo dico sempre: “Quello fortunato dei due sono stato io… te un po’ meno!”. Però siamo insieme da vent’anni. Il mio peggio l’ho dato, adesso siamo a posto! (Ride di gusto, ndr)”

Domanda classica che facciamo a tutti: Appennino reggiano terra di rallysti. Perché secondo lei?

“Perché qui c’è storia, c’è passione. E c’è gente che aveva voglia di andar forte sui tornanti, e che non vedeva l’ora di prendere la patente, per poter avere la macchina e spingere. Adesso quello che noto è che la gente, quasi quasi, non va più manco in motorino. La mia paura è che dopo la nostra generazione, quella mia e dei miei colleghi, vi sia davvero un buco. Perché di giovani che possano raccogliere le nostre ‘eredità’ e che vadano forte in auto non ne vedo tanti. Aggiungo…”

Prego…

“Noi eravamo proprio smaniosi di salire in auto e andare. Era qualcosa che ce lo sentivamo dentro. Poi, so che torno sempre al solito punto, mi rendo anche conto che la sostenibilità economica non è facile. Correre in macchina, oggi, costa 10/15 mila euro. E’ una passione ‘costosa’, diciamo. Ci vuole tanta fortuna e la capacità di saper attrarre anche chi vuole investire su di te”.

Chiudiamo con uno sguardo verso il 2024. Che programmi ha?

“Più o meno sarà sulla falsa riga di quest’anno. L’idea è quella di correre in ‘zona 7’, che è ciò che era la ‘sesta zona’ nel 2023, quindi le gare in Toscana, e ovviamente l’Appennino e se possibile il Trc. Tutte le aziende che sono state al mio fianco, dovrebbero esserci anche l’anno prossimo, e di questo non le ringrazierò mai abbastanza. Poi molto dipenderà anche dal lavoro, ovviamente. Però, l’idea è quella di seguire più o meno lo stesso programma”.