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intervista alla presidente dell'Associazione Nondasola

Violenza contro le donne, Ricco’: “E’ importante non girarsi dall’altra parte”

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Violenza contro le donne, Ricco': "E’ importante non girarsi dall’altra parte".

I casi di violenza contro le donne aumentano: violenze sessuali, maltrattamenti, molestie, stalking, violenza psicologica, economica, revenge porn. Ma non cala l’attenzione. Il primo passo è denunciare ed è importante sapere che è possibile rivolgersi ai centri antiviolenza, strutture idonee per aiutare le vittime; anche a superare tutte le difficoltà che incontrerebbero di denuncia.

Ma come fare per rivolgersi ad un centro? Quali sono i servizi che offre? Alle nostre domande risponde Federica Ricco’, presidente di Nondasola, l’associazione che a Reggio Emilia aiuta le donne vittime di violenza e conduce attività di prevenzione.

 

L’intervista

Come associazione vivete direttamente casi di violenza psicologica e fisica: quante donne aiutate?

L’associazione Nondasola gestisce dal 1997 il Centro Antiviolenza “Casa delle Donne” del Comune di Reggio Emilia. Le donne accolte dall’apertura del centro sono state in questi anni 7.037. Quotidianamente veniamo in contatto con donne che subiscono violenza. Dai loro racconti emergono tutte le varie forme di violenza: fisica, economica, psicologica ecc. Dal 1 gennaio al 31 ottobre 2023 abbiamo avuto 330 nuovi contatti. E per contatti nuovi intendiamo donne che mai si sono rivolte al Centro Antiviolenza. Rispetto all’anno precedente c’è un aumento di +11% Non abbiamo dati riferibili alle singole zone del territorio. I dati sopra indicati sono riferibili all’intera provincia di Reggio Emilia, ambito in cui opera il Centro Antiviolenza.

Quali sono i servizi che offre il centro antiviolenza?

Le donne possono trovare la possibilità di iniziare dei percorsi con le Operatrici per comprendere la situazione di violenza in cui si trovano e riprendere in mano la loro vita e tornare ad autodeterminarsi in piena libertà. Il Centro, in caso di urgenza, mette a disposizione anche delle strutture abitative dove le donne, che magari si sono allontanate da casa (anche con dei figli minori), possano trovare ospitalità. Le donne possono anche ottenere delle consulenze legali in ambito civile e/o penale in modo da poter essere informate sul funzionamento del sistema giustizia. All’interno del Centro è presente anche uno sportello lavoro che si occupa di trovare insieme alle donne, soluzioni lavorative.

 Come possono rivolgersi a voi?

Il primo contatto avviene tramite il centralino o l’indirizzo mail. Devono contattarci le donne personalmente.

Una volta contattato il centro antiviolenza poi le donne denunciano?

A volte le donne che si rivolgono al Centro hanno già sporto querela. Diversamente la donna viene affiancata nella sua decisione di procedere o meno a querela, anche attraverso consulenze legali.

In una nota stampa l'associazione ha dichiarato che “nonostante il tanto parlare, se la violenza sulle donne è ancora così pervasiva, è perché alla responsabilità degli uomini che uccidono le donne dobbiamo aggiungere una responsabilità collettiva, in particolare di chi nei contesti deputati dovrebbe sostenerle”: quindi cosa fare concretamente? Da dove partire?

E’ importante non girarsi dall’altra parte, e ritenere che la questione della violenza contro le donne non riguardi solo le donne.

Dopo l’uccisione di Giulia Cecchetin, si parla di incrementare a scuola l’educazione dei giovani contro la violenza sulle donne: si parla di introdurre l’‘educazione alla relazioni’. Quanto è importante andare a parlare con i giovani? Come associazione organizzate incontri nelle scuole?

L’associazione si occupa molto anche di prevenzione. Dal 1999 abbiamo iniziato a rivolgerci in modo particolare al mondo della scuola in quanto è un luogo di formazione e che vede al suo interno la crescita dei ragazzi e delle ragazze; si è ritenuto fosse il luogo giusto per puntare sulla cultura della prevenzione. Durante tutto l’anno scolastico volontarie ed operatrici di Nondasola sono quotidianamente nelle aule per parlare con studenti e studentesse della loro esperienza di essere sessuati, mettere al centro le proprie vite, ascoltarsi, guardarsi ponendo attenzione alle parole dell’altro/a.