“Nell’arco di queste Festività natalizie mi è capitato di visitare luoghi nei quali, da svariati anni ormai, si allestiscono ed espongono Presepi, dai più minuti e semplici ad altri per così dire strutturati e “compositi”, diversi dei quali definibili verosimilmente come diorami, dove, con grande tecnica e maestria, vengono riprodotte ambientazioni varie, tra cui la riproduzione di vecchie case o borgate dell’epoca rurale, di varie tipologie, presumibilmente quelle delle località di origine dei rispettivi autori, nonché scene di vita quotidiana coi mestieri e professioni del tempo, e relativi attrezzi, né mancano gli animali di quelle specie tipiche delle attività e consuetudini afferenti al mondo agricolo.
In mezzo a queste articolate e suggestive “varianti” ho trovato comunque una costante, ossia la Sacra Famiglia nella sua forma e versione tradizionale - mi sento di ribadirlo visto che c’è chi vorrebbe cambiarne la composizione - una immagine che celebra la nascita del Salvatore e onora la maternità, e la cui “cornice” mi sembra includere più d’una simbologia o metafora, vedi il ruolo degli animali, a cominciare dall’asino e dal bue della Capanna o Grotta, fornitori di prezioso calore, del quale anche noi sentiamo non di rado il bisogno nel corso della nostra vita, anche se non ha per solito natura fisica ma è piuttosto quello che può darci l’affetto delle persone a noi vicine, in una con l’amicizia..
Ci sono poi le greggi di pecore, i cui conduttori sono stati i primi ad avvertire quanto stava accadendo in quella santa notte, e vi si aggiungono i cammelli sui quali i Re Magi sono arrivati da molto lontano, e l’asino ricomparirà nella fuga in Egitto, dopo aver condotto Maria fino a Betlemme, nel senso che le rappresentazioni del Presepe, nella loro pluralità, stanno a ricordarci l’importanza degli animali per l’esistenza umana, così come rievocano importanti e secolari occupazioni, ormai scomparse o quasi, e di cui stiamo perdendo la memoria, specie le generazioni più giovani, mentre dovremmo conservare il legame ideale col nostro passato, e dette raffigurazioni ci aiutano provvidenzialmente a farlo.
A loro volta i Re Magi esprimono il valore del dono - così come i pastori simboleggiano la funzione di “guida” - e in merito c’è chi pensa che il Natale abbia ceduto al “consumismo”, il che non è semmai privo di ragioni, ma si può anche donare con sobrietà, senza togliere i piacere di ricevere un regalo, soprattutto ai più piccoli, che fantasticano ancora su slitta e renne di Babbo Natale, e da parte mia ho presente la gioia provata da bambino nel trovare sotto l’Albero un “meccano”, che in precedenza avevo visto nella vetrina di un negozio di giocattoli, rimanendone incantato, e che accompagnò i miei giochi per svariati anni (non ho mai rimosso le emozioni suscitate, nella mia infanzia, dal Natale e dal Presepe)
P.B.”