Home Cronaca Ventasso, il presepe vivente: ‘PRAESAEPE_ per crescere un bambino ci vuole un...
L'INTERVISTA

Ventasso, il presepe vivente: ‘PRAESAEPE_ per crescere un bambino ci vuole un villaggio’

1067
0

‘PRAESAEPE_ per crescere un bambino ci vuole un villaggio’

Anche quest’anno Daria Menichetti e Francesco Manenti, artisti dello spettacolo da oltre vent’anni e fondatori di Intelfade APS, associazione di promozione sociale attiva nel territorio di Ventasso che si occupa di teatro, danza, educazione al movimento come lavoro sulla comunità, hanno deciso di affrontare il presepe vivente. Le rappresentazioni sono itineranti e saranno due: il 27 dicembre 2023 alle 17 a Nismozza (Ventasso), la partenza è da Piazza Amanzio Fiorini, il 28 dicembre 2023 sempre alle 17, a Collagna con ritrovo in piazza Romolo Ferretti. Per informazioni telefonare al 328 6617196 o scrivete mail a [email protected]. Per info visitare le pagine Instagram e Facebook di Intelfade aps.

L'INTERVISTA

Come nasce ‘PRAESAEPE_ per crescere un bambino ci vuole un villaggio’?

Dopo “Un presepe a Nismozza”, dove ci interrogavamo cosa vuol dire nascere oggi in un piccolo paese d’Appennino, ‘PRAESAEPE_per crescere un bambino ci vuole un villaggio’, nasce invece dall’intenzione, di andare in fondo all’etimologia della parola presepe, per arrivare proprio alla radice e scoprirne il significato originario.

Qual concetto esprime la parola PRAESAEPE?

Prae significa presso, Saepe vuol dire siepe. Quindi, nei pressi di una siepe o aprendo anche un po ' la traduzione, intorno ad un recinto, una mangiatoia, una caverna. Nella parola presepe quindi, è nascosta l’indicazione di un luogo, del luogo di una nascita. “Maria diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo depose in una mangiatoia, perché non c'era posto per loro nell'albergo”. Così narra il vangelo secondo Luca: non c’era posto per loro nell’albergo, ed allora hanno trovato rifugio in una stalla. Ecco quindi che il tema dell’accoglienza è fondante dentro la parola Presepe.

Qual è il significato di questo presepe vivente?

‘PRAESAEPE_ per crescere un bambino ci vuole un villaggio’, non è una rievocazione, ma un domandarsi quale significato profondo possa avere per noi oggi il presepe, la natività, il natale. Forse ciò che rimane più forte nel tempo è l’idea di “casa” e di “famiglia”, con tutte le svariate possibilità che questi due termini si portano dietro. Famiglia non sono solo mamma e papà; per alcune bambine e bambini non esistono più nemmeno. Famiglia può essere un caro amico, famiglia possono essere gli animali con cui vivi, o le persone che ti accolgono, le persone che ti aprono la loro porta e ti fanno sentire a “casa”. Famiglia è la comunità che ti accoglie e che ti sostiene. Ci siamo chiesti come la comunità di un paese crei gli spazi e le condizioni affinché si generi e viva l’individuo, come l’individuo trovi posto e un ruolo attivo nella collettività. Ci siamo anche chiesti cosa vuol dire “casa”. Un dialogo tra l’individuo e la collettività, che è un dialogo potenzialmente creativo e fertile per nutrire la nostra società e far sì che tutte e tutti possano sentirsi “a casa”. Per questo amiamo molto questa citazione: “La tua casa non è dove sei nato. Casa è dove cessano tutti i tuoi tentativi di fuga”. Nagib Mahfuz.

In questo presepe vivente si sono incontrate diverse comunità, chi sono?

Sì, nel nostro cammino di creazione del PRAESAEPE_per crescere un bambino ci vuole un villaggio, abbiamo incontrato anche un’altra comunità: sei minori non accompagnati accolti da due mesi sul nostro territorio. Grazie alla disponibilità della loro educatrice, i ragazzi adolescenti, provenienti dal Pakistan e dalla Tunisia, sono entrati a far parte della creazione, ed hanno portato un’energia dinamica incredibile. Riteniamo fondamentale che la comunità di Ventasso, e la gente d’Appennino tutta, conosca la realtà di questi luoghi di accoglienza temporanea di migranti. Sbaglio a parlare di luoghi, sono proprio persone, che si prendono cura di ragazze e ragazzi che arrivano da lontano, da situazioni critiche ed attraversando un viaggio altrettanto pericoloso e rischioso per la loro vita, senza mamme e papà, in cerca di una vita più dignitosa. Queste ragazze e ragazzi fanno parte di noi, della nostra comunità, abbiamo il dovere di sostenerli, come fossero figli nostri. Quel barcone, quella fine prematura, quel perdere il papà e la mamma e il resto della famiglia, poteva accadere a noi. Diverse comunità dunque, si sono incontrate, intrecciate e mescolate insieme in questo presepe, non religioso ma laico, il presepe che dovrebbe accadere tutti i giorni, quello dell’accoglienza, proprio perché tutti abbiamo diritto di sentirci “a casa” in questo mondo e la comunità ha il dovere di sostenere, come quando, a teatro, si è al servizio di un disegno più grande, in questa danza continua tra l’individuo e la collettività e, la collettività e l’individuo.

Concludiamo la nostra intervista spiegando anche da cosa avete preso spunto per creare questa straordinaria azione performativa.

Dal lavoro fatto dalla comunità di Solitudo con la comunità di Ventasso nel laboratorio organizzato a Collagna da Intelfade APS, nei giorni 8-9-10 dicembre 2023, realizzato grazie ad In Emilia Romagna, Apt Servizi. I coreografi Doriana Crema e Fabio Castello hanno condiviso con noi la loro ricerca artistica, degli strumenti, un vocabolario comune da cui siamo partiti per realizzare l’idea del Praesaepe. SOLITUDO è un progetto di comunità itinerante che si è sviluppato a partire dall’esperienza laboratoriale e dalla condivisione di pratiche sul movimento. Nel 2012 il nucleo artistico formato da Doriana Crema, Fabio Castello e Raffaella Tomellini dà vita alla prima esperienza di Solitudo, che nasce dal desiderio di contattare alcuni temi legati alla vita monastica della Comunità di Bose. A partire dal 2016 il processo di lavoro è basato sulla pratica con le assi di legno che si è sviluppato fino a coinvolgere un gruppo stabile di lavoro che in ogni tappa, che prende la forma di un progetto di residenza site specific itinerante, apre le porte ad altri partecipanti, e si conclude con la creazione di azioni performative che coinvolgono il pubblico, in spazi urbani e in natura. Inizia così un percorso di ricerca sul territorio come spazio da abitare e condividere. ‘L'asse lignea, elemento tangibile, dalla geometria riconoscibile, facilmente maneggiabile, è la metafora di un asse immateriale, interiore. A partire dall'insolito medium (ma comunissimo come oggetto) Solitudo descrive una rete di possibili relazioni: tra le persone, tra le persone e lo spazio, tra l'immagine e il figurabile’. Pietro Gaglianò (critico e curatore d’arte) Grazie all’apertura di Doriana, e di tutto il gruppo Solitudo, abbiamo potuto continuare a lavorare creativamente con questo materiale anche dopo la fine del laboratorio, così che la comunità ha potuto affondare dentro questo lavoro per più tempo e prenderci confidenza+