Offese e botte fino allo svenimento, denuncia e divieto di avvicinamento
E’ questo l’epilogo, soffertissimo, che ha visto protagonista una donna che dopo un anno di violenze fisiche e verbali ha trovato la forza per denunciare gli atti persecutori del compagno convivente, un 41enne di nazionalità straniera, ai carabinieri della stazione di Vezzano sul Crostolo.
DAL GENNAIO SCORSO
Dalle risultanze investigative infatti, gli atti persecutori sarebbero iniziati sin dall’inizio della convivenza, lo scorso gennaio. I motivi? Apparentemente futili, ma sufficienti a scatenare la violenza del convivente: aggressioni fisiche e psicologiche, minacciandola con frasi del tenore: “Ti ammazzo, non vali niente” nel percuoterla, afferrandola per il collo, spingendola a terra.
Fino all’episodio più grave quando, secondo quanto riferito dalle forze dell’ordine, all'opposizione della vittima di fare quanto lo stesso gli ordinava, “l’afferrava per il collo pronunciando contestualmente la frase "Ti ammazzo", causandone lo svenimento, e dopo avere ripreso conoscenza, scaraventandola sul letto, impedendole di muoversi”, procurandole ferite ritenute guaribili in 5 giorni. Solo l’intervento dei vicini di casa, allertati dalle urla della vittima che chiedeva aiuto, consentiva di placare la furia dell’uomo.
UNA DEPOSIZIONE SOFFERTA
Una situazione di stabile sofferenza e paura che ha reso difficile la prosecuzione della convivenza, inducendola a raccontare tutto in una deposizione molto sofferta. Condotte consistite in sputi, minacce, epiteti ingiuriosi, pugni sul corpo, schiaffi al volto e tirature di capelli, commesse anche davanti alla figlia minore, che hanno indotto i carabinieri della stazione di Vezzano ad approfondire le indagini e a trovare riscontri concreti che hanno portato innanzitutto alla denuncia alla Procura della Repubblica di Reggio Emilia per le ipotesi di reato di “maltrattamenti in famiglia aggravati” e “lesioni personali”, su cui l’ufficio diretto dal dottor Calogero Gaetano Paci dovranno compiere gli approfondimenti del caso.
E, in seconda battuta, all’applicazione della misura cautelare del divieto di avvicinamento ai luoghi abitati e frequentati dalla vittima, firmata dal Giudice delle Indagini Preliminari presso il Tribunale di Reggio su richiesta della stessa Procura.