"In me sento vibrare ritmo di corde d'affetto profondo,
ascolto levarsi lentamente le memorie del passato,
borgo sperduto che agiti i ricordi del mio mondo,
nulla uguaglia la tua noia di paese abbandonato.
Il canto del grillo porta pace, ma la sua voce è assai lontana,
arde forte il faggio rincuorando il focolare mentre infuria la bufera,
il paese aspetta, l'orologio conta le ore con il suon della campana,
bramano nelle città i figli affranti, nell'attesa del ritorno della capinera.
La fredda luce dell'inverno rischiara un orizzonte ansioso, d'attesa,
allorché il tasso uscirà dal letargo e la viola profumerà di primavera,
ora solo vita di poche anime, castigo dell'indifferenza del destino,
ma il nostro amore non farà consumare il borgo come cera di candela"
Alberto Bottazzi