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“Mannari Pecore Vermi” i metadisegni di Silvano Scaruffi esposti a Palazzo Brami

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Tavolette di forex, piccole e grandi, una miriade di soggetti disegnati. Omini stilizzati, animali assurdi, insetti, mostri dentati, case storte.

Disegni che già erano apparsi in romanzi (Le pecore si contano a maggioL’incantatrice di vermi; Edizioni AbaoAqu) a corredo visivo delle storie raccontate. Disegni scelti anche come grafica per l’ultimo disco del gruppo Garfagnino Staindubatta. Trasposti in nuovi supporti per dare ai tratti una vita ‘propria’.

“Ha scritto Mc Carthy: ‘Siamo per il dieci per cento biologia e novanta per cento mormorio notturno’ Mi sa che in quei disegni ci sia parecchio di quel mormorio.” Così ci ha spiegato Silvano Scaruffi quando gli abbiamo chiesto del suo lavoro grafico.

All’uscita dalla mostra, il professor Pietro Iori ha rilasciato alcune impressioni: “Per certi versi, nella ferocia delle linee, nell’indifferenza alla cura del tratto e dei soggetti, rimandano a un approccio Punk dell’arte preconcetta. Sono segni essenziali, che arrivano e catturano, roba di Crinale. Un delirio Naïf.”

In occasione dell’inaugurazione, Scaruffi, affiancato da Luca Guerri alle sonorizzazioni ha letto “Asèe-Enough” lettura breve sull’avere niente da dire che delle volte è meglio, e ha presentato una nuova pubblicazione dal titolo “Armadgat”, romanzo breve edito dalla casa editrice Abao Aqu.

Ecco il concept che campeggia nella bella vetrofania sulla porta di ingresso della mostra: “I più sono mannari, in ripetute ondate. Il giorno si manifestano con fattezze mansuete. Ma rimangono mannari, e al calar del Sole i sorrisi si fanno spacchi sanguinolenti, le pelli mutano in setole maleodoranti, le mani grinfie acuminate.

Forse ancora di più sono pecore. Prone e diligenti, ammucchiate e smucchiate al bisogno, sempre a muso lungo, occhi fiacchi e sfiniti. Branco che si ammassa sulla paura, paura che dirige un gregge, pecore che hanno paura del proprio respiro.

E pochi, davvero pochi, vermi. All’apparenza creature infime e inutili, attere e cieche. Sottintendono il senso. I vermi si intrufolano nella terra, sgusciano tra i granelli della terra, si infossano, invisibili. Poi riemergono, non si sa perché proprio lì, non si sa perché in quel tempo e perché per tutto il tempo prima non lo hanno fatto e perché poi non lo rifaranno.

Riemergono, appaiono, microcrepitare del suolo. Tra unghie, zampe ovine. I vermi sbucano, si contorcono fuori dal loro mondo alieno e asfittico, silente e oscuro. Con sensi sconosciuti captano tutto, se tagliati si rigenerano, se oppressi forano e spariscono là sotto. I vermi sono appena sotto, appena, appena sotto, sotto una terra che regge tutti, mannari e pecore. Vivono nel pavimento del mondo, lo percorrono trapassandolo. I vermi vedranno i cadaveri disfarsi, nel mondo di sotto, il mondo degli interstizi. Che danno senso alla materia, con i loro vuoti.”

La mostra rimarrà aperta e visitabile fino a fine gennaio.

Possibilità di acquistare, quadretti, libri, dischi e altro.