Victor Briselli ha la velocità nel sangue.
E ha pure un’altra cosa: l’amore per la competizione.
Sin da piccolo: sci, motocross, enduro, quad o quant’altro. Una passione che l’ha portato al limite e a subire un gravissimo incidente che l’ha costretto su una sedia a rotelle.
Ma neanche questo ha potuto fermare la passione e la voglia di competere del pilota e imprenditore di Ramiseto.
Briselli anche quest’anno ha viaggiato forte a bordo della sua Bmw Gran Turismo della Pinetti Motorsport, nella Bmw 2 Cup del team Pinetti: “E’ stato il mio secondo anno – racconta il diretto interessato -. L’anno scorso mi sono avvicinato alla velocità in pista in punta di piedi. Correvo in motocross, poi ho avuto un grave infortunio che mi ha colpito alla colonna spinale e oggi non muovo più le gambe”.
Ma tutto ciò non ha di certo fermato la sua motivazione a correre, è così?
“Assolutamente vero. Ho ripreso a farlo, ma questa volta in auto”.
Ci racconti come è arrivato ad avere sotto al sedere una Bwm Gran Turismo…
“Ho ripreso a correre sulla terra con un’auto fuoristrada. Sono andato a fare una gara di due giorni a San Polo, dove mi sono piazzato primo e secondo. Da lì sono passato ai rally. Ho corso a quelli di Pavia e Lucca, per fare un esempio, e i risultati sono venuti quasi naturalmente. Diciamo che nell’ambiente sono riuscito a farmi un nome. Da lì sono arrivato in Bmw e alle gare in pista”.
Con il Trofeo Hankook dove ha fatto un’ottima figura…
“Sono arrivato quasi sempre a podio, ho vinto tre gare, direi che come secondo anno è andato molto bene. Ho superato le aspettative, devo dire. Soprattutto a livello di tempi, sono andato spesso molto più veloce degli altri concorrenti, o comunque viaggiavo sempre vicino ai primi. Peccato solo per quell’incidente al Mugello…”
Cos’è successo?
“Eh sono andato a finire contro un muro a 100 all’ora e mi son giocato il titolo. Sono stato uno sprovveduto. In quel caso, ho peccato ancora di un poco di inesperienza”
Alla fine, però, il bilancio resta positivo, è così?
“Estremamente. Sono decisamente soddisfatto di quanto fatto”.
Torniamo al suo percorso. Ci racconti del suo approdo in Bmw…
“La prima prova con la Bmw l’ho fatta sul circuito di Varano de Melegari (in provincia di Parma, ndr). Aveva i comandi speciali, identici a quelli che utilizzava Alessandro Zanardi quando ha corso nel Gran Turismo. Per altro la scuderia mi ha chiesto se volevo usare proprio i suoi, ma io ho preferito evitare. L’idea era quella di sviluppare comandi ‘interni’ nostri, in modo da personalizzarli il più possibile”.
Come si è avvicinato alle auto da corsa?
“In realtà sono sempre stato un personaggio ‘polivalente’. Come accennava, da bambino andavo sugli sci e andavo forte. Stessa cosa con l’enduro, poi il motocross, poi i quad. Fino ad arrivare alle quattro ruote. Adoro l’adrenalina della competizione e la velocità. E’ un mix esplosivo che mi emoziona ancora adesso”.
Sente ancora la tensione prima delle gare?
“Assolutamente. La prima volta che mi sono ritrovato nell’abitacolo prima di una gara, ancora dentro al box, mi son chiesto ‘Ma cosa cavolo sto facendo qui?!’. Poi una volta che è scattato il semaforo verde, l’unica cosa che ho pensato è stato spingere il più possibile. Sono onesto, per me l’elemento gara è quello che tira davvero fuori il meglio di me”.
Lei è un pilota semi-professionista, quindi ha anche un lavoro ‘normale’ con cui divide il tempo in pista?
“Faccio l’imprenditore. Mando avanti assieme alla mia famiglia, un’azienda qui a Ramiseto dove vivo e poi, se posso fare della ‘pubblicità occulta’, collaboro con un’azienda della Motorvalley. La Sim di Maranello”.
Che cosa sviluppate nelle terre del ‘Cavallino rampante’?
“La Sim è un’azienda giovane che si occupa di costruire e implementare dei simulatori professionali per auto da corsa. Con loro collaboro per disegnare e sviluppare simulatori per disabili. Lo utilizzo per allenarmi, sia a casa mia, quando non sono sulle piste, sia in azienda da loro, dove per altro sono seguito da un paio di ingegneri con cui studiamo tutti i dati della telemetria”
Perché avete anche la telemetria?
“Certo. Tenga conto che a livello di tecnologie applicate alle corse, quelle che utilizziamo noi sono simili a quelle che la Formula 1 utilizzava negli anni 2000. Abbiamo i nostri dati, li studiamo, per cercare di migliorarci e limare dove possiamo i secondi che potrebbero fare la differenza sul giro o anche in gara. E’ un livello molto alto, lo devo confessare”.
Ultime due domande. La prima è quella classica che facciamo a tutti i piloti: Appennino terra di motori e di talenti motoristici, perché?
“Penso che sia un fatto di motivazioni, oltre che di natura. Il provenire da luoghi ‘disagiati’, mi passi il termine, credo fornisca quel quid in più di voglia e di motivazioni rispetto agli altri. L’alzarsi prima per andare a scuola rispetto a uno studente coetaneo che vive in pianura, o il dover tutti i giorni prendere l’auto per andare a lavorare o ad allenarsi tempra il carattere e abitua le persone a superare tutte le difficoltà e gli ostacoli. Credo che questa sia la ragione del perché così tanti piloti provenienti dall’Appennino facciano bene in vari sport motoristici”
Infine, programmi per il futuro?
“Dobbiamo aspettare e vedere. Ci sono alcuni discorsi aperti, ma dobbiamo attendere ancora qualche settimana, visto che la Bmw ha deciso di saltare un anno, nelle gare cui ho partecipato io. Quindi bisogna vedere che cosa possiamo fare con l’auto 2023 o valutare possibili situazioni alternative. Ma al momento è ancora troppo presto”.