“Il cervo ammazzato immortalato nel video diventato virale su Instagram e che avete ‘rimbalzato’ la scorsa settimana? Non è un fatto isolato”.
Il dibattito scaturito dalla pubblicazione sul nostro sito del video che raccontava l'emozione di un bambino nello scoprire la maestosità di questo animale, e successivamente la disperazione nello scoprire che lo stesso era stato ucciso da un cacciatore, ha portato a svariate segnalazioni di situazioni ‘borderline’ sui territori del Crinale appenninico.
Sotto la garanzia dell’anonimato – "siamo persone del luogo, e la nostra sicurezza è la cosa più importante, ma è anche vero che non possiamo più tacere" – qualcuno di loro si apre e rivela come: “L’immagine di quel cervo non è l’unica che abbiamo potuto notare nelle nostre escursioni. Amiamo la natura ed amiamo gli animali che popolano il nostro Appennino. Lo diciamo apertamente: abbiamo a cuore la salute degli animali che popolano le nostre montagne".
"Poi capiamoci, indipendentemente da come uno la pensi, la caccia è regolamentata per legge, quindi c’è, esiste, ed è parte della vita in montagna. Tuttavia anche quella ha delle regole che devono essere osservate. Il tema della caccia di selezione ha diritto di 'cittadinanza' nel dibattito. Un conto è la tutela delle coltivazioni dai cinghiali e specie simili, un conto è vedere degli animali di questo tipo, 'sparati' e poi lasciati lì a marcire”.
“I casi di cervi uccisi e abbandonati iniziano ad essere tanti - rivelano le nostre fonti -. Sul Monte Prampa, ne abbiamo visto uno completamente decapitato e poi gettato in un fosso. Un altro, in una zona vicina, era in un campo, dopo essere stato ‘fucilato’. E' stato lasciato lì a morire con il corpo mezzo scarnificato dai predatori (La redazione, è in possesso delle foto dei due esemplari in questione, ma siccome potrebbero urtare la sensibilità del lettore, si è scelto di non pubblicarle, ndr). Questi sono comportamenti che con la caccia hanno ben poco cui spartire”.
Ovviamente il tema si sposta sui controlli: “E’ un aspetto chiave. Controllare di più il territorio per quando possibile, per cercare di fermare questi comportamenti dannosi per tutti, sia sul piano della sicurezza delle persone e degli animali stessi. La normativa sulla caccia è effettivamente rispettata in certe zone dell'Appennino? Lo domandiamo perchè la situazione inizia ad essere fuori controllo”.
Un motivo in più per una maggiore capillarità dal punto di vista dei controllo è dato dal fatto che, nell’Appennino reggiano vivono e crescono i cervi più belli d’Italia - “Molto più che in Abruzzo o sulle Alpi” -. Il clima favorevole, l’altura che non è estrema e che permette al cervo stesso di crearsi un habitat ad hoc, e per finire l’erba 'prelibata’ – “quella medica è una vera bomba” -. Insomma, anche questo potrebbe (e in parte lo è già) essere motivo di attrazione di visitatori per il Crinale, tuttavia, da quanto traspare, esistono interessi diversi che stanno prevalendo.
Aumenteranno i controlli? Chi deve vigilare, lo farà con maggiore presenza e assertività? L'attività venatoria è legittima, l'abuso no. E il patrimonio faunistico e paesaggistico del nostro Appennino un bene da preservare.