Home Dalla Provincia Soldi in cambio della regolarizzazione per i rifugiati ucraini, arrestato
Un dipendente del patronato

Soldi in cambio della regolarizzazione per i rifugiati ucraini, arrestato

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L’ipotesi investigativa, sostenuta dalla Procura della Repubblica diretta dal dott. Calogero Gaetano Paci, è che un impiegato di un patronato cittadino chiedesse indebitamente denaro a cittadini ucraini fuggiti dal paese, in guerra.

Ed è per queste ragioni che il diretto interessato è stato arrestato dalla Polizia di Stato e sottoposto alla misura cautelare degli arresti domiciliari per l’ipotesi di reato di induzione indebita a dare o promottere utilità.

Nel 2022, in seguito allo scoppio della guerra in Ucraina, l’Ufficio immigrazione della questura reggiana ha ‘processato’ non meno di 2.183 richieste di protezione temporanea avanzate da cittadini ucraini, per lo più donne e bambini, fuggiti dalla propria patria.

Attività all'interno dell'Ufficio immigrazione della Polizia

Nell’ambito della trattazione delle pratiche, gli stessi agenti rilevavano come in alcune circostanze, i richiedenti avevano versato, apparentemente senza motivo, del denaro ad un impiegato operante in un patronato cittadino.

Una situazione che ha fatto immediatamente scattare le indagini da parte della Squadra mobile diretta da dirigente Guglielmo Battisti. Attraverso l’esame di documenti e con il supporto di strumenti tecnologici i poliziotti sono riusciti a rintracciare altri richiedenti asilo ucraini che si erano rivolti al patronato per ricevere informazioni sull’iter da percorrere per ottenere il rilascio di un titolo di soggiorno e, a supporto dell’ipotesi investigativa, avevano rivelato di aver ricevuto la richiesta, illecita, di denaro.

Richieste che, secondo quanto scoperto dagli investigatori, provenivano sempre dallo stesso operatore senza un contestuale rilascio di ricevute o altra prova dell’avvenuto pagamento.

Nel momento in cui è poi scattata la perquisizione, il presunto responsabile ha tentato di giustificarsi dicendo che si trattava di una forma di tesseramento al patronato stesso. Ragioni che non hanno convinto gli agenti della polizia né tantomeno la Procura di Reggio che ha richiesto l’applicazione della misura cautelare, firmata conseguentemente dal Gip.

Fermo restando l’assoluta presunzione d’innocenza dell’arrestato e il fatto che altre indagini dovranno essere compiute per avere un quadro chiaro della questione, va sottolineato che l’operatore di patronato in ragione della funzione pubblica dell’Istituto è qualificato come operatore di pubblico servizio, con tutte le conseguenze giuridiche che ne possono derivare.