"Gravi errori di gestione, patti inaccettabili, nessun controllo e lo spettro sempre più forte della cooperativa. Nell’ultimo consiglio comunale abbiamo discusso una nostra interrogazione sulla gestione del Don Cavalletti in ASC Appennino reggiano, diretta conseguenza di alcuni dati a cui abbiamo chiesto l’accesso. Oggi abbiamo la certezza che la gestione in ASC Appennino reggiano ha generato nuove perdite e sappiamo che sono state causate, come avevamo ipotizzato, dal non aver seguito il piano economico mantenendo interinale per mesi una parte del personale, sbagliando il contratto, ritardando il concorso per l’assunzione”.
Questo il commento di Carpineti Civica che afferma: “Un errore a cui si aggiunge il fatto che non c’è stato nessun controllo da parte della politica, arrivata a cose fatte, con la stalla aperta e i buoi ormai scappati. Si era costruito un meccanismo preciso che garantiva il risultato. Chi doveva applicarlo non lo ha fatto. Chi doveva controllare è rimasto a guardare”.
Spiega che “il totale del disavanzo del 2023 supera i 100.000 euro e sembra abbastanza chiaro che si stia cercando un accordo politico per fare in modo che, malgrado i patti non lo prevedano, il disavanzo generato da ASC Appennino venga almeno in parte pagato da ASP. Ossia, in pratica, dal comune di Carpineti. Il sindaco Borghi nega l’esistenza di questo patto e ci ha detto che se fosse proposto non lo accetterebbe, ma che esista quanto meno come ragionamento molto avanzato è chiarissimo dai documenti. Lo diciamo subito, si tratta di un’ipotesi inaccettabile”.
E aggiunge: “ASC Appennino reggiano è dal 1 gennaio il gestore del Don Cavalletti. Se il suo lavoro ha generato un disavanzo, quel disavanzo va ripianato da chi lo ha fatto, con la divisione fra i comuni che è stata decisa oltre un anno fa. Ognuno si prenda le sue responsabilità, è indecente anche solo proporre una soluzione diversa.
Nel caso in cui il sindaco di Carpineti accettasse una proposta simile crediamo che farebbe bene a chiudere in anticipo il suo mandato”.
“Ma la nostra preoccupazione - sostiene - non finisce qui, perché avvertiamo sempre più forte il rischio che anche l’ultima CRA pubblica della montagna finisca al privato. Sono anni che sentiamo in giro l’idea che in cooperativa il servizio più economico, meno problematico. Anni che teniamo alta l’attenzione. Lo abbiamo ripetuto anche nell’ultimo Consiglio comunale e il sindaco Borghi ha risposto che sarebbe una ‘sconfitta per la politica della montagna’. Bene, oggi ci chiediamo se quello che sta accadendo sia una strana concomitanza di avvenimenti o un progetto che si mette in fila e si avvicina alla conclusione”.
“I sindaci hanno detto che il Don Cavalletti non si poteva gestire con un ASP – tuona -, ma non è vero. Hanno deciso che non volevano dividersi 100.000 euro in sette, che non volevano sedersi a un tavolo e decidere che ognuno di loro avrebbe pagato per gli anziani del proprio comune, scrivendo un nuovo patto, un patto più giusto, di solidarietà. È stata solo una decisione economica, malgrado le belle parole con cui si scrivono le dichiarazioni. Ora potrebbero dire che il Don Cavalletti non si può gestire nemmeno con ASC Appennino reggiano, e anche questo non è vero. Esiste un piano economico finanziario scritto con precisione. Un piano che, ora lo sappiamo, non è stato seguito – ci chiediamo se per colpa o distrazione – e sulla cui attuazione i sindaci non hanno vigilato, per volontà o per distrazione. Un piano che minimizza le perdite, addirittura le azzera. E che è stato buttato via”.
E continua sostenendo che “dire che non funziona nemmeno la gestione in ASC significa mentire per aprire la strada alla cooperativa, una decisione a cui il comune di Carpineti non ha armi per opporsi. Nel patto fra comuni che gestisce il Don Cavalletti, il sindaco Borghi ha il 40%, non ha la maggioranza. E quando la società ASP sarà liquidata, la CRA sarà in mano interamente ad ASC Appennino reggiano, ossia in larga maggioranza al Comune di Castelnovo e, in parte all’Unione dei Comuni.
Se gli altri sindaci decidono, Castelnovo per primo, Carpineti non può opporsi".
E conclude: “Facciamo appello al sindaco Borghi perché dimostri che quelle in consiglio non sono solo parole. Chieda di modificare i patti, di avere il 51% nella gestione, pretenda almeno di veder scritto nero su bianco che spetta a Carpineti l’ultima parola sul destino del Don Cavalletti. È più che mai necessario.
In caso contrario un pezzo della sua eredità politica rischia di essere la perdita per Carpineti del Don Cavalletti, trasformando in un regalo la gestione in ASC Appennino reggiano, con l’aggravante di dover anche pagare il mutuo della prossima ristrutturazione. L’ultima perla dopo anni di attese costati centinaia di migliaia di euro. Una tempesta perfetta in cui si è entrati senza esitare. Per distrazione, incapacità o volontà propria e di altri”.
Che i sindaci siano la categoria meno adatta per la verifica dei conti è un fatto consolidato dal TUEL 267/2000 infatti ogni determinazione di impegno di spesa diventa esecutiva dopo l’apposizione del visto di regolarità contabile attestante la copertura finanziaria da parte del Dirigente del Settore EconomicoFinanziario
L’ASC Appennino Reggiano poi è un organismo autonomo, ben strutturato con un consiglio di amministrazione, un Presidente, un Direttore con ampi poteri decisionali e un collegio sindacale. È possibile che nessuno di questi organi dell’ASC abbia rilevato i gravi errori di gestione che lamenta la minoranza di Carpineti Civica anch’essa parte dell’organo di indirizzo e di controllo politico del Comune di Carpineti?
Mi auguro proprio che non sia così e sono certa che gli organi dell’ASC sapranno dare le giuste risposte.