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Guerra Israele-Gaza. Tregua o inganno?

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Foto presa da un reel su Instagram

Per la prima volta dopo oltre 40 giorni di bombardamenti serrati, non ci sono rumori di aerei e, per un attimo, i bambini possono tornare a sorridere e sognare. Sognare che la tregua diventi un cessate il fuoco duraturo. Sognare la pace. Sognare una vita normale.

Solo per un attimo però, perché dopo 4 giorni di pausa e il rilascio-scambio degli ‘ostaggi’ israeliani e dei ‘prigionieri’ palestinesi, se non interverrà qualcuno o qualcos’altro, riprenderanno i bombardamenti.

Foto presa da un reel su Instagram

Solo per un attimo però, perché poco prima della tregua l’esercito israeliano ha lanciato volantini per avvertire i palestinesi sfollati di non tornare alle loro case al nord, perché “la guerra non è ancora finita” e “tornare al nord è vietato e molto pericoloso”. Subito dopo l’inizio effettivo della ‘tregua’, infatti, venerdì mattina, le forze di occupazione hanno sparato sui civili che cercavano di tornare alle loro case dal sud al nord di Gaza, ferendone molti. Inoltre, in questi 4 giorni di pausa è stato proibito ai giornalisti internazionali di entrare a Gaza. Se questa tregua è un primo passo, per chi invoca il cessate il fuoco e la pace, non è di certo una vittoria. 

Intanto una buona notizia è che una settantina di pazienti sono stati evacuati dal Al-Ahli Baptist Hospital verso l’European Hospital a Khan Younis con le ambulanze della Mezzaluna Rossa palestinese (PRCS, Palestine Red Crescent Society), organizzazione umanitaria del Movimento Internazionale della Croce Rossa e della Mezzaluna Rossa nello Stato di Palestina, scortate da veicoli UN. E la squadra della Mezzaluna Rossa palestinese ha ricevuto 196 camion carichi di aiuti umanitari dalla Mezzaluna Rossa egiziana, contenenti cibo, acqua, forniture mediche e medicinali. Finora il numero totale di camion ricevuti dal 21 ottobre è di 1759.

Ragazzi tornati alle loro case distrutte (foto da un video di Ayman Algedi su Instagram)

Ma nell’ultima settimana, prima della tregua, le forze israeliane hanno intensificato i bombardamenti a Gaza, arrestato dei medici, trattenuto per ore, al checkpoint che separa Gaza nord da Gaza sud, ambulanze a cui era stato dato il permesso di trasferire i feriti, e arrestato centinaia di palestinesi nella West Bank. Anche l’Indonesian Hospital è stato bombardato e distrutto; all’Al-Shifa Hospital, già bombardato e distrutto precedentemente, molti pazienti feriti e in condizioni critiche sono ancora bloccati lì senza sapere come fare - mancano cibo, acqua, medicinali, medici e infermieri -, né dove andare; nel frattempo diversi medici di Gaza sono ‘scomparsi’ mentre viaggiavano verso sud lungo la ‘strada sicura’, e il sospetto è che siano stati rapiti. 

Il ritorno di alcuni ragazzi (foto presa da un video su Instagram)

Un’altra buona notizia è che circa 39 detenuti palestinesi, 24 donne e 15 ragazzi, sono stati rilasciati in cambio di 24 ostaggi israeliani, di cui 13 donne e bambini, 10 persone della Tailandia e una della Filippine. I detenuti palestinesi sono tornati alle loro case, dai loro famigliari, dopo anni di reclusione e, spesso, d’isolamento. 

L’abbraccio di Marah Baker e la madre (foto presa da un video su Instagram)

Commoventi i video che mostrano le madri che abbracciano le figlie che non vedevano da mesi, se non da anni, come Marah Bakir, arrestata nel 2015 all’età di 16 anni, Malak Suleiman, Sarah Abdullah o Fatima Amarneh, presa a calci da un soldato il 4 settembre mentre usciva da una moschea e poi picchiata da un altro soldato fino a farle perdere coscienza. O le persone in strada e le madri che accolgono i loro bambini, che all’epoca dell’arresto erano bambini e nel frattempo sono diventati ragazzi. Sì, perché molti di loro hanno passato 8 anni in carcere, in condizioni terribili. Senza motivo. L’infanzia bruciata. Rapiti.

Il ritorno di alcuni ragazzi (foto presa da un video su Instagram)

Li chiamano ‘prigionieri’, mentre quelli presi da Hamas, invece, ‘ostaggi’. Persone e bambini palestinesi rapiti e portati in prigione, spesso senza capo d’accusa. La definiscono ‘detenzione amministrativa’.  Secondo Al Jazeera, Israele detiene attualmente nelle sue carceri e prigioni più di 8.200 palestinesi, dei quali più di 3.000 arrestati dopo il 7 ottobre, molti nell’area della West Bank. Tra di loro si stimano almeno 350 bambini. Israele, l’unico paese al mondo che detiene e persegue i bambini nei tribunali militari, con processi iniqui, arresti violenti, spesso notturni, e interrogatori coercitivi, come testimonia Save the Children. L'accusa più comune? Il lancio di pietre a un soldato. La pena? Fino a 20 anni di carcere, tra vessazioni, violenze fisiche e psicologiche.

Sono ostaggi, a tutti gli effetti, non prigionieri. E la domanda che sorge spontanea allora è: perché una ‘democrazia occidentale’ preleva forzatamente, arresta e detiene nelle sue carceri dei bambini? Li considerano tutti, uomini, donne e bambini, ’animali umani’, esseri inferiori. Secondo Unicef, la striscia di Gaza è il posto più pericoloso al mondo per essere un bambino.

Intanto l’esercito israeliano ha continuato ad arrestare persone e bambini nella West Bank. E al momento della rilascio dei detenuti palestinesi concordati, ieri, le forze israeliane hanno sparato lacrimogeni contro la folla in attesa. Inoltre alle loro famiglie è stato proibito distribuire caramelle alle persone presenti - caramelle!!! -, organizzare celebrazioni e feste per la loro liberazione e rilasciare interviste ai media, pena multe salatissime. 

Mentre in tutto il mondo, dal Canada, alla California, a New York, a Los Angeles, all’Arizona, al Qatar, al Bahrein, alla Thailandia, all’Australia, al Marocco, alla Tunisia, alla Francia, all’Olanda, all’Italia, comprese le università italiane occupate dagli studenti, dilagano le manifestazioni di protesta e i sit-in contro la guerra e in solidarietà con la Palestina e per il boicottaggio delle merci e prodotti israeliani.

E così siamo arrivati al secondo giorno di tregua. Per oggi, 25 novembre, giornata internazionale contro la violenza sulle donne, si attende lo scambio di 14 ‘ostaggi’ israeliani e 42 ‘detenuti’ palestinesi. Donne e adolescenti. 

Un bambino saluta felice che ci sia una tregua (foto presa da un video su Instagram)