La libertà di scegliere il nome che meglio ci rappresenta è ora una realtà nel Comune di Baiso. Con un voto unanime, è stata approvata una delibera che introduce il regolamento per l'attivazione dell'identità alias, sia per i servizi interni che esterni all'amministrazione comunale.
L'identità alias è una soluzione che permette alle persone transgender di utilizzare un nome diverso da quello anagrafico in contesti informali e lavorativi. È un'opzione importante per le persone transgender che non hanno ancora ottenuto il riconoscimento giuridico della propria identità di genere, e che non vogliono essere identificate con il sesso biologico di nascita.
Un punto cruciale della delibera è l'adozione dell'alias, garantita non solo per i servizi interni ma anche per quelli esterni del Comune. Ad esempio, l'alias può essere utilizzato per servizi come la biblioteca, anche online attraverso la piattaforma del prestito interbibliotecario Sebina.
"La riflessione è iniziata con una delibera del Comune di Reggio Emilia approvata questa estate e che successivamente ha fatto germinare l'idea all'interno della Consulta politica delle biblioteche", ha spiegato il vicesindaco Fabio Spezzani. "La riflessione si è concentrata sulla possibilità offerta ai comuni di adottare, a loro volta, una delibera simile a quella approvata dal Comune di Reggio, che permetteva l'introduzione dell'adozione dell'alias. Questo è particolarmente rilevante all'interno di Sebina, il sistema che gestisce il prestito interbibliotecario per il sistema bibliotecario di Reggio Emilia e oltre, coprendo praticamente tutta la regione."
L'iniziativa assume particolare rilevanza in seguito all'approvazione del nuovo Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro per il comparto degli Enti Locali. L'art. 28 di questo contratto riconosce il diritto del dipendente di richiedere la modifica del nome e dell'identità nell'espressione della propria autodeterminazione.
"Un aspetto interessante della delibera, soprattutto quella di Reggio Emilia, è stata l'attenzione verso i dipendenti", ha proseguito Spezzani. "Abbiamo mantenuto questa attenzione nel recepire la delibera nei nostri regolamenti, adattandoci in base agli articoli e ai commi del nostro regolamento interno."
Le linee guida approvate comprendono l'uso di un linguaggio inclusivo dell'orientamento sessuale e dell'identità di genere in tutti gli atti, nella modulistica e nella comunicazione interna ed esterna all'Ente. Inoltre, si prevede la promozione di attività formative e di sensibilizzazione rivolte ai dipendenti e alla dirigenza, in collaborazione con enti e agenzie esterni. La diffusione di informazioni sulle tematiche LGBT attraverso tutti i canali di comunicazione interna ed esterna e la messa a disposizione di materiale informativo e di sensibilizzazione per la cittadinanza nei servizi comunali aperti al pubblico sono ulteriori passi intrapresi per garantire un ambiente inclusivo e rispettoso della diversità.
"È importante sottolineare che la delibera è informale", ha concluso il vicesindaco. "Non prevede cambiamenti sostanziali, ad esempio, nei servizi dell'anagrafe, i quali richiedono un percorso più complesso e devono essere affrontati con il coinvolgimento dell'Asl. Riteniamo che la delibera sia significativa perché interessa servizi apparentemente meno rilevanti ma più quotidiani, spesso anche più dolorosi."
Al di là dei singoli casi e delle specifiche iniziative, ho l’impressione che vi sia una certa qual corrente di pensiero, anche politico, molto attenta e sensibile a determinate tematiche – vedi giustappunto l’identità di genere, cosa ovviamente del tutto legittimo – ma che nel contempo appare invece piuttosto riluttante e restia ad ammettere la possibilità di pensarla diversamente, e pronta casomai a chiamare in causa oscurantismo, arretratezza culturale, conservatorismo, ecc …, per motivare e giustificare detto suo diniego.
Se tale mia percezione avesse un qualche fondamento, io ritengo viceversa che quando abbiamo a che fare coi cosiddetti “diritti civili” non si dovrebbero fare distinguo e differenze, pena il cadere in contraddizione, ivi compreso il discriminare e respingere come sopra dicevo quanto non ci aggrada e soddisfa, declassandolo a un “non diritto”, oppure l’ammiccare ai “reati d’opinione” quale strumento per scoraggiare a pronunciarsi chi coltiva idee ed opinioni diverse da quelle considerate quale sola ed unica “verità”.
P.B. 18.11.2023
Invece di complimentarsi col Comune di Baiso per una coraggiosa scelta di civiltà, peraltro votata all’unanimità, P.B. come sempre si affanna a condannare chi discrimina quelli che discriminano. Peraltro tirando in ballo reati di opinione che vede solamente lui. È proprio vero che il tempo passa, ma certe cose non cambiano mai…
Mi permetto di far presente ad Andrea – il quale avrebbe voluto vedere i miei complimenti al Comune di Baiso per la scelta fatta – che sarebbe sbagliato esprimere un qualche giudizio di merito, qualunque esso fosse, rispetto ad un documento del quale non si conosce il testo, inteso anche nei suoi dettagli, talché ho premesso di voler tralasciare singoli casi, e specifiche iniziative, col proposito di esporre invece una impressione che, sul piano generale, ho ricavato nel sentir parlare o leggere in ordine all’argomento in causa, o che ho tratto allorché mi è capitato di discorrere e confrontarmi su questa tematica (capita talora che impressioni e sensazioni .ci aiutino, anche non poco, ad orientarci in mezzo alle eventuali tante facce dell’una o altra problematica).
P.B. 19.11.2023
Caro PB ” talché ” come sempre perdi sempre occasione per allargare i tuoi orizzonti.
” Ancorché ” davvero, mi scuserai se mi permetto, sei sempre particolarmente ” radicato ” ai tuoi convincimenti.
Il mondo va avanti e ci presenta le novità, di cui non dobbiamo aver timore, dobbiamo confrontarci, capire e se lo riteniamo, prendere le distanze.
Ma questo deve essere fatto solo dopo essersi doverosamente informati.
Mi sembra, ma forse mi sbaglio, che il tuo approccio sia sempre di chi non vuole avere dubbi e tira dritto con la certezza della bontà delle proprie idee.
Bisogna davvero essere più disponibili al confronto con gli altri, evitando così di autocelebrare le proprie posizioni convinte.
Open your mind.
Visto che nel quarto commento si richiama l’autocelebrarsi, io credo che tale condizione, unitamente all’essere autoreferenziale, si realizzi allorché qualcuno espone su Redacon le proprie “verità” e si guarda poi bene dal rispondere a quanti, rispetto al suo dire, avanzano obiezioni od espongono idee non coincidenti, oppure contrarie, forse perché accampa sotto sotto una superiorità culturale che lo fa sentire insindacabile e dunque indifferente all’altrui pensiero (gli esempi di silenzi in tal senso non mancano di certo se andassimo a scorrere le pagine di Redacon)..
Io penso di essere piuttosto lontano dalla suddetta categoria, dal momento che non evito mai il confronto, ossia il contraddittorio – al punto che per taluni esagero nella frequenza del “farmi sentire”, e non l’hanno sottaciuto – a meno che la disponibilità al confronto qui suggeritami debba venir interpretata come la rinuncia alle proprie “posizioni convinte”, il che mi sembrerebbe francamente un po’ troppo, non fosse altro perché con lo scorrere degli anni si dovrebbe aver maturato una qualche solida convinzione, che funzioni da “bussola” per il nostro rispettivo vivere quotidiano.
A proposito di “open your mind”, un tempo si parlava di “principi non negoziabili”, che facevano da riferimento e “faro” per chi ci credeva, e non ovviamente per chi avesse invece altri convincimenti, poi parte di quei principi si è persa per strada, e ho impressione che non sia stato un bene perché vedo in giro tanto smarrimento, ma è semplicemente una mia opinione, di cui sono persuaso come per altre senza tuttavia alcuna pretesa di essere nel giusto, e nel pieno rispetto di chi la pensa diversamente da me pur non rinunciando a controbattere le sue argomentazioni.
P.B. 20.11.2021
L’invito a non autocelebrarsi e ad aprire i propri orizzonti, significa anche cercare di ragionare diversamente e prendere in considerazione punti di vista diverso dal proprio. Nel caso specifico, ad esempio, P.B. ha mostrato totale disinteresse verso l’iniziativa del Comune, che invece a mio avviso è molto importante (il fatto che sia sostenuta anche dall’opposizione è peraltro un segnale molto forte, e di grande significato politico), al punto dal non volerla nemmeno commentare perché “non ne conosce il testo nei dettagli”. Il che suona un po’ come una scusa, visto che l’iniziativa è stata illustrata in maniera esaustiva nell’articolo, e comunque il testo è a disposizione di tutti, basta cercarlo.
Non ha però perso occasione per ribadire (in maniera piuttosto estemporanea perché poco avevano a che fare con l’articolo in questione) i suoi convincimenti, come fa quasi quotidianamente, ricalcando le tesi più o meno velatamente “diversofobe” delle destre melonian-salviniane. Penso che questo sia ciò che intendeva Vittorio, e che mi trova totalmente d’accordo.
P.S. sia Vittorio che il sottoscritto esprimiamo le nostre idee in ottemperanza delll’art. 21 della italica Costituzione, esercitando il diritto di critica e senza intenti censori di alcun genere, giusto per prevenire procurati allarmi relativi a fantomatici reati dì opinione.
Nell’aggiungere qui un ulteriore mio commento, vorrei innanzitutto schivare i rimbrotti di Andrea, il che mi sembra tuttavia un’impresa parecchio ardua, al limite dell’impossibile, visto che egli mi rimprovera di intervenire quasi quotidianamente ricalcando tesi destrorse, ma non voglio comunque lasciarlo senza risposta, vuoi per esporre il mio pensiero rispetto alle sue parole e anche per non essere messo sullo stesso piano, o nei paraggi, di chi tende a non confrontarsi mai, o suppergiù.
Di fronte al fatto che la delibera abbia ottenuto un voto unanime – risultato di indubbia valenza politica – ci si potrebbe casomai domandare se a quella seduta del Consiglio comunale abbiano partecipato tutti i suoi membri, ma in ogni caso voglio sperare che Andrea mi conceda di poterla pensare a modo mio, e del resto ricordo che una volta, riguardo ai cosiddetti temi etici, i partiti, o alcuni di essi, erano soliti lasciare spazi e margini di autonomia, definiti come “libertà di coscienza”.
Io non so cosa intenda Andrea quando parla di tesi più o meno velatamente “diversofobe”, ma mi viene da supporre che siano idee a lui poco o nulla gradite, e se anche così fosse non vedo perché mai chi ha opinioni differenti dalle sue debba aprire i propri orizzonti per ragionare diversamente, abdicando di fatto ai propri convincimenti, perché ci sono altri che li reputano invece superati (l’art. 21 della nostra Carta, ossia il poter esprimere liberamente il proprio pensiero, non può valere a senso unico).
P.B. 23.11.2023