Riceviamo e pubblichiamo
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Nell’ultima decade di ottobre abbiamo letto che a due sacerdoti della Diocesi di Reggio Emilia e Guastalla sarebbe stato imposto il divieto di celebrare altre Messe nella forma non autorizzata, pena il rischio di ulteriori divieti ed interdizioni, cui hanno poi fatto seguito le “rimostranze” della Comunità che si riconosce nelle posizioni dei due ecclesiastici.
Gli inesperti della materia non possono ovviamente sapere se nella fattispecie sia stato disatteso o meno il Diritto Canonico, ma ci si potrebbe nondimeno chiedere se dietro la “inosservanza” in discorso vi sia un deliberato proposito di “sfida” alla Curia, o piuttosto un sentimento di profondo ed autentico disagio, che cerca innanzitutto di trovare ascolto.
A chi osserva dall’esterno le cose riesce abbastanza difficile, se non impossibile, immedesimarsi nello stato d’animo dei membri di quella Comunità, e nelle ragioni che ne hanno ispirato il modo con cui esprimere la propria religiosità, e può anche darsi che tale loro condotta non sia la strada più indicata per far sentire la propria voce (e delusione).
Resta tuttavia il fatto che, più in generale, un certo qual numero di fedeli sembra mostrare crescenti segnali di amarezza, nonché preoccupazione, causa il vedere, a loro dire, una difesa troppo tiepida di quei valori che nel corso degli anni hanno stretto i credenti attorno alla Chiesa, rendendola forte e in grado di navigare se del caso in “acque burrascose”.
Ove questa mia impressione non mancasse di fondamento, io penso che tali segnali andrebbero colti, o quantomeno non sottovalutati, onde evitare che chi guarda ad una religiosità più “tradizionalista” si senta respinto, o emarginato, e possa reagire divenendo meno praticante (allentando la sua partecipazione alla vita parrocchiale, fino a disertarla).
P.B
Sarebbe interessante capire cosa P.B. intende esattamente, e nella pratica, quando scrive che i segnali andrebbero ascoltati e non sottovalutati per fare si che i più tradizionalisti non si allontanino dalla chiesa. Questo anche alla luce di quanto riportato dal Resto del Carlino, e cioè che la comunità in questione si è dichiaratamente proclamata Lefebvriana. La Fraternità sacerdotale San Pio X (questo il nome esatto) è nata in opposizione al Concilio Vaticano II, è notoriamente oscurantista, omofoba ed antisemita, come riportato in tutta la bibliografia o, più semplicemente, su ogni sito internet. Ascoltare questa gente, per PB, significa avvallare antisemitismo, omofobia e xenofobia? Dobbiamo costruire una chiesa nazifascista per avvallare il disagio di questo gruppetto di fanatici? E quanti fedeli perderanno fiducia in una chiesa oscurantista?
Per rispondere ad Andrea, io ho una conoscenza alquanto superficiale delle tesi lefebvriane, ma non vorrei che chi nutre sentimenti identitari, o prova attaccamento alle tradizioni, anche liturgiche, venisse automaticamente etichettato quale omofobo ed antisemita – mutuando i termini di questo suo commento – o casomai simpatizzante fascista o suppergiù, come capita di sentire in altre circostanze e in maniera a mio avviso troppo avventata e sbrigativa, e molto approssimativa.
In ogni caso, e per quel tanto che posso saperne, mi risulterebbe che qualche anno fa sia stata revocata la scomunica ai sacerdoti che furono ordinati dall’arcivescovo Marcel Lefebvre, e che il padre di questi abbia partecipato alla Resistenza francese, per poi perdere la vita in un lager nazista, ma non è dei lefebvriani che intendevano parlare le mie righe, bensì del malessere che mi sembra di avvertire in più d’uno dei fedeli (forse ad Andrea è sfuggita la seconda parte della mia riflessione).
Un presunto malessere silenzioso – che non ha cioè nulla di “ribelle” nella professione di fede – in chi vorrebbe una difesa più decisa, o meno tiepida, dei valori e simboli della nostra religione, e che può eventualmente tradursi nel rarefare la propria partecipazione alla vita parrocchiale, come appunto dicevo, senza “rumore” ma con tanto dispiacere (che può passare inosservato perché semmai subentra chi prima frequentava poco o niente la Parrocchia, non vedendo di buon occhio il “tradizionalismo”).
P.B. 07.11.2023
Egregio P.B.
rispondo per punti:
– Il fatto che i Lefebvriani abbiano simpatie nazifasciste, indipendentemente dai trascorsi della famiglia Lefebvre o da scomuniche e relative revoche che poco hanno a che fare con le posizioni politiche della congregazione, non è un’opinone ma un dato di fatto. Non cito le fonti perchè sono troppe: basta digitare lefebvriani su google per leggere le peggiori nefandezze (la difesa e la celebrazione del boia Priebke, il negazionismo della Shoah, i volantinaggi antisemiti in occasione dell’incontro del Papa con il Rabbino Toaff, i contatti con Forza Nuova e Roberto Fiore, tanto per fare degli esempi).
– Sarà anche vero che non era dei Lefebvriani che intendeva parlare, ma di fatto la sua lettera verteva sul disagio di una comunità che così si è autoproclamata, quindi oggettivamente di questo lei ha parlato.
– E’ un dato di fatto anche che, Lefebvriani o no, i contatti tra i conservatori cattolici e l’estrema destra in Italia ci sono eccome. Ho assistito personalmente a manifestazioni in cui le cosiddette “Sentinelle in piedi” sfilavano con immagini religiose al fianco dei neofascisti con gli striscioni di Forza Nuova.
– Infine, noto che P.B. scrive molto ma non risponde alla mia domanda: cosa intende in concreto per “una difesa più decisa, o meno tiepida, dei valori e simboli della nostra religione”? Impedire ad una suora di “benedire” le nozze di suo cugino che ha sposato un altro uomo per esempio? Lo scrivo perchè questa è stata una delle ragioni della “rivolta” di Casalgrande Alto. Se non è omofobia questa…
Andrea è troppo informato per non sapere che sulle “simpatie” dei Lefebvriani i pareri sono controversi (come del resto succede anche nell’interpretare termini come omofobia, ecc …) e per non ricordare, quanto a valori e simboli della nostra religione, i casi di rimozione del Crocifisso nelle aule, cui ebbe a corrispondere una reazione meno forte di quella che taluni fedeli potevano aspettarsi, e altrettanto dicasi per la difesa della famiglia tradizionale, e quanto ai contatti politici dei conservatori, io trovo legittimo, e abbastanza naturale, il loro rivolgersi a quei partiti che si riconoscono negli stessi valori, salvo poi rimanere casomai delusi, e non vedo comunque perché mai dovrebbero rapportarsi con quei partiti o movimenti che in detti valori credono poco o nulla..
P.B. 08.11.2023
Egregio P.B.
Sul fatto che sui Lefebvriani i pareri siano controversi, non c’è alcun dubbio. Anche perchè al giorno d’oggi, con i nuovi sistemi di comunicazione, i pareri sono controversi su qualsiasi argomento. Se usiamo questo metro di paragone, anche su Stalin e le vittime del comunismo i pareri sono controversi, e lo sono anche su Hitler, sul nazismo, sulla Shoah, sul fatto che la terra sia rotonda. Utilizzando questa argomentazione, si può dire che valga tutto.
Però poi ci sono i dati di fatto, che nascono dalle fonti accreditate, dalla storia, dal buon senso di chi di queste cose ne capisce, dalle testimonianze. E se usiamo questo metro di paragone, che con tutto il rispetto mi pare più serio del suo, i margini di dubbio si riducono assai.
Per quanto riguarda la seconda parte del suo commento, finalmente direi che abbiamo trovato la quadra. Adesso sappiamo finalmente che il suo commento sostanzialmente esprime il disagio di chi vorrebbe una Chiesa più omofoba (famiglia “tradizionale”), e fascista (se lei non trova nulla di male che la Chiesa si rapporti con Forza Nuova questo la dice lunga).
Lei si tenga pure queste opinioni, che io personalmente trovo allucinanti, io mi tengo le mie, e cioè che una Chiesa meno oscurantista sai un bene per tutti, visto che gli insegnamenti di Gesù Cristo non andavano di certo nella direzione e nei valori indicati dai partiti di estrema destra. Il mio sogno, e credo che così avrebbe voluto anche Gesù, sarebbe di avere meno polemiche sterili e idiote sulla rimozione dei crocifissi, ma piuttosto che al “nostro” simbolo religioso venissero affiancati anche i simboli delle religioni degli alunni stranieri. Questo solo per fare un esempio.
La saluto, e la chiudo qui.
Quando Andrea teorizza – almeno così deduco – che il pronunciarsi per la famiglia tradizionale configura di per sé stesso, ossia in via automatica, un atteggiamento omofobo, applica di fatto una sorta di proprietà transitiva, come se io, da amico di Caio, il quale è invece nemico di Tizio, dovessi per forza provare inimicizia nei confronti di quest’ultimo (mi pare che in tutto ciò vi sia poca logica, o molta forzatura, ma forse è il binario su cui si muove il pensiero “politicamente corretto”).
In ogni caso, anche se qualcuno avesse casomai ad esprimere la personale contrarietà e disapprovazione riguardo alla famiglia non tradizionale, non dovrebbe verosimilmente incorrere in sdegnate e stizzite “reprimende”, posto che l’art. 21 della italica Costituzione garantisce la libera manifestazione del proprio pensiero, e per quanto ne capisco mi sembrerebbe che la nostra Carta non possa essere interpretata (come forse vorrebbe fare chi invece guarda con simpatia ai cosiddetti “reati d’opinione”).
P.B. 10.11.2023
Pensi che io uso un diverso tipo di proprietà transitiva:
Famiglia tradizionale – quindi – formata da un padre, una madre e i loro figli – quindi – le coppie omosessuali non possono godere degli stessi diritti (es. matrimonio) – quindi – discriminazione – quindi – omofobia.