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IN NORVEGIA

Tante medaglie ai World Cheese Awards per i caseifici dell’Appennino

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Portano a case tante medaglie i caseifici dell' Appennino reggiano che  hanno partecipato ai World Cheese Awards, la competizione internazionale di riferimento nel mondo dedicata ai formaggi che quest’anno si è svolta a Trondheim, in Norvegia, dove la Nazionale del Parmigiano Reggiano ha vinto 137 medaglie, record assoluto nella storia del gruppo, e riconferma la Dop come il formaggio più premiato.

Per l'Appennino sono saliti sul podio: La Latteria Quara, Latteria Fornacione, Latteria Casale di Bismantova, Latteria La Cagnola, Latteria del Cigarello, Latteria San Giovanni di Querciola, Latteria La Collina, Latteria San Pietro, Colline Cigarello e Canossa, Fattoria Fiori, Tabiano e Latterie Colline Selvapiana e Canossa. 

Quest’anno la Nazionale del Parmigiano Reggiano era composta da 99 caseifici provenienti dalle cinque province del comprensorio: Parma, Reggio Emilia, Modena, Bologna (a sinistra del fiume Reno), Mantova (a destra del Po). Uno sforzo di gruppo che ha fruttato 137 riconoscimenti: 3 Super Gold (miglior formaggio del tavolo), 27 medaglie d’oro, 44 d’argento e 63 di bronzo. A queste si aggiungono le 13 medaglie (4 ori, 2 argenti e 7 bronzi) riconosciute a caseifici che si sono iscritti indipendentemente al concorso, che fanno raggiungere alla Dop un totale di 150 medaglie.

In particolare, la giuria internazionale, composta da 264 esperti provenienti da 38 paesi, ha assegnato a Parmigiano Reggiano 3 medaglie Super Gold: a Fior di Latte (Bologna), Fratelli Rastelli (Parma), classificatosi 10° nella fase finale (primo tra gli italiani, scelto tra i top 16 e quindi valutato dalla “Super Giuria”), e a Sant’Angelo (Bologna).

Il Parmigiano Reggiano», ha affermato Nicola Bertinelli, presidente del Consorzio, «ha dimostrato ancora una volta le qualità di un formaggio unico al mondo. Torniamo in Italia a testa alta, con un bottino complessivo di 137 medaglie, di cui 3 Super Gold e 27 ori, dopo aver gareggiato con oltre 4.500 formaggi da 43 paesi dei sei continenti. Un successo che è motivo d’orgoglio per tutta la nostra filiera che ogni giorno impegna migliaia di allevatori di 300 caseifici artigianali nella ricerca dell’eccellenza assoluta”.

L’aurora boreale che il 28 ottobre ha illuminato il cielo di Trondheim ha portato il record delle medaglie - ben 137! - per i 99 caseifici della Nazionale del Parmigiano Reggiano. Grazie a questi riconoscimenti, le latterie hanno la possibilità di dare maggiore valore alla propria produzione. Inoltre, partecipando a concorsi in vari paesi del mondo è possibile rilevare il diverso gradimento del nostro formaggio tra le giurie. Sicuramente al “ricco” mercato norvegese (+44% di medaglie rispetto al Galles della precedente edizione!) piace il Parmigiano Reggiano. Per il futuro la sfida è quella di consolidare il fatto di essere il formaggio al mondo col maggior numero di premi. Un grazie agli allevatori, ai casari, alle maestranze e alle loro famiglie per avere creduto in questo percorso” ha commentato da Trondheim Gabriele Arlotti, ideatore della Nazionale.

2 COMMENTS

  1. Nei trecento Caseifici di cui qui parla il presidente del Consorzio, e nei quali prende vita il Parmigiano Reggiano, nasce un prodotto dall’eguale ed unificante denominatore comune, ma con tante specificità e individualità, figlie del rispettivo luogo d’origine, inteso nelle sue molteplici componenti, nonché frutto della personale e soggettiva maestria dei singoli Cascinai.

    Ogni assaggio dell’una o altra “forma” con differente provenienza, di questo straordinario formaggio, ci fa così gustare una varietà di prelibati sapori, nella fattispecie ampiamente promossi da una folta giuria internazionale (mi viene di mettere in parallelo una tale molteplicità e gustosità di sapori con un’altra eccellenza delle nostre terre, ossia il vino Lambrusco).

    P.B. 01.11.2023

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  2. In questi giorni, al “tavolo del bar” come si usa dire, il successo norvegese riportato dal Parmigiano Reggiano ci ha fatto parlare del nostro pregiato formaggio, ed è emerso tutto l’apprezzamento di cui gode questa nostra prelibatezza, al punto che vi è chi elenca le differenze tra la produzione dell’una o altra Latteria del comprensorio montano, differenze talora sottili ma che non sfuggono ad un estimatore, e non manca chi orienta la propria scelta anche in base al Cascinaio che ne è stato l’artefice.

    Si è parlato altresì dei tempi di stagionatura, e c’è chi preferisce le qualità organolettiche di un formaggio a pasta più fresca e tenera, una volta trascorsi i canonici dodici mesi, mentre altri lo prediligono invece più maturo, o molto più maturo, e ci siamo chiesti, ovviamente senza poterci dare risposta, quale sia la propensione in proposito dei consumatori stranieri, o quantomeno dei membri della Giuria di Trondheim, ove il Parmigiano Reggiano in gara fosse di diversa stagionatura.

    P.B. 03.11.2023

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