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AiutApennin: “Mettiamo un freno al randagismo”

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I volontari di Aiutappennin

“Mettiamo un freno al randagismo” è l’appello social di Aiut Appennin, l’ associazione no profit che si occupa di randagismo dal 2002, recuperando i cani vaganti per conto di 10 comuni dell’Unione Montana dei Comuni dell’Appennino Reggiano.

“Qua da noi in montagna non ci sono strutture – spiegano - che possono ospitare i cani e i gatti randagi che ormai troppo spesso recuperiamo come si fa quindi per i cani ci affidiamo al rifugio Rocky di Reggio Emilia; per quanto riguarda i gatti invece non possiamo collaborare con altre strutture adibite a gattili in quanto sono già pieni di recuperi delle loro zone perciò succede che i gattini che recuperiamo vengono accuditi dai volontari delle associazioni finché non trovano una casa.

Ci spiega meglio la dottoressa Loretta Boni, vicepresidente dell’associazione e responsabile sanitario. “Innanzitutto – afferma- continueremo il nostro lavoro come abbiamo sempre fatto, ma siamo vicino alla saturazione. Quello che vogliamo è un confronto. Non vogliamo solo essere ascoltati ma vogliamo un dialogo: è necessario capire come andare avanti. Vogliamo parlare non solo con i politici, ma con chiunque ci aiuti a costruire qualcosa. Nel 2008 promisero di aprire un canile, ma non se è più parlato. Non possiamo più essere soli in montagna.”.

La dottoressa Boni sottolinea che quello in Appennino “è un territorio di un’ampiezza devastante. La situazione è diversa nei comuni di Vezzano, e altri, perché si servono dei gattili della pianura che noi sono a noi sono preclusi, per ovvie ragioni, come la distanza, la capienza…). Ci sono troppe colonie femmine e ne sono censite la minima parte”.

“Il problema dei gatti randagi è molto sottovalutato – aggiunge - così come sono la loro castrazione e sterilizzazione” e sottolinea che “il servizio sanitario pubblico sta operando bene sul territorio, cioè sta sterilizzando i gatti che gli vengono portati ma il problema grosso sono i privati. E’ necessario informare la gente. Su questo si può anche pensare di fare una campagna”.

E conclude: “Bisogna seriamente pensare ad un gattile. Le dico che ci sarebbe lo spazio e già anche il terreno adatto per poterlo creare; ci sarebbe già la forza per poterlo gestire che non è la nostra associazione ma sono altre persone a cui va il plauso di tutti, perché stanno gestendo le colonie feline da anni a spese loro. Senza l’aiuto di nessuno. Sono le persone adatte, avrebbero l’esperienza, la maturità e la possibilità di poterlo gestire”.

 

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