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A RISCHIO ESTINZIONE

Il gambero di fiume autoctono in Appennino

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Non se la passa molto bene il Gambero di fiume, che attualmente a causa della forte sensibilità all’inquinamento idrico è relegato in pochi rii con acque fresche ossigenate non inquinate. Questo crostaceo colonizza preferibilmente torrenti con fondali rocciose con acque ricche di carbonato di calcio. Il gambero d’acqua dolce ha un ruolo chiave nel mantenimento dell’equilibrio degli ecosistemi acquatici, essendo in grado di influenzare la densità e la distribuzione degli altri organismi.

I gamberi di fiume, sia per l’inquinamento dei corsi d’acqua che per l’immissione di trote per fini aliutici, rischiano l’estinzione. A questo poi si aggiungono i predatori naturali, come la puzzola e il cinghiale, in quest’ultimo, quando seccano i torrenti distruggono il letto del ruscello. I comuni più maggiormente interessati alla presenza del Gambero sono Castelnuovo ne' Monti, Carpineti, Canossa, Vetto e una piccola presenza a Villa Minozzo e Casina.

Il Parco Nazionale dell' Appennino tosco emiliano ha attivato da alcuni uni anni il progetto Life Claw per conservare la specie, attraverso un programma di conservazione a lungo termine.