Riceviamo e pubblichiamo
***
Sui quotidiani locali odierni ci sono due articoli molto diversi fra loro relativi a dichiarazione del dottor Boni.
Proprio per “mettere al bando ogni polemica inutile e a volte strumentale” evitiamo di riprendere uno di questi articoli e ci piace cogliere la novità dell’altro, là dove si afferma “la necessità di un percorso nascita sicuro per il nostro territorio… occorre ripensare una assistenza al parto che faccia fronte alle emergenze, anche se rare, e dia sicurezza al territorio e alle giovani generazioni”.
Questo è uno dei punti che ci siamo sforzati di rendere evidenti dopo le emergenze di maggio e settembre che hanno messo a nudo l’assoluta mancanza di assistenza al parto e di intervento in emergenza in montagna. In pratica è successo quel che da sempre noi avvertiamo sarebbe accaduto.
Nel caso di maggio, si sarebbe dovuto intervenire il prima possibile per cercare di salvare la vita del bambino e preservare quella della madre, invece la chiusura del punto nascita da parte della Regione, la soppressione della guardia ginecologica h24 e l’obbligo di trasferimento “comunque” all’hub di Reggio deciso dall’Ausl reggiana, hanno di fatto ridotto le possibilità di salvezza. Ripetiamo che numerosissimi sono i casi di vite salvate di donne e bambini al Sant’Anna grazie al rapido intervento anche in gestazioni molto lontane dal termine.
Nel merito della vicenda di maggio, poi, ci colpisce la dichiarazione dell’Ausl che afferma non sapere se il bimbo a Castelnovo fosse in vita o no giacché le Istruzioni Operative disposte al riguardo dalla stessa Ausl richiedono una valutazione congiunta della madre da parte del PPI e del ginecologo/ostetrica.
Ribadiamo comunque che di bambino si trattava, come classificato da ISS e da OMS che considera tali tutti i nati morti dalla 28 settimana di vita.
Precisiamo infine che non siamo stati noi a divulgare per primi la notizia della presenza in vita del bambino a Castelnovo.
Anche il secondo caso, che qualcuno ha usato per accusarci di ignoranza, è molto indicativo di come sarebbero andate le cose con un presidio ginecologico in montagna, meglio se Punto Nascita ma comunque importante anche solo come guardia ginecologica.
Quello che affermiamo è che non possiamo basarci sul senno di poi per dire che essendo andato tutto bene non se ne deve parlare altrimenti è polemica. Nessuno ha spiegato chi e come ha fatto diagnosi di parto prematuro. Se ci fosse stato un presidio ginecologico in loco, la signora in questione avrebbe potuto rivolgersi lì e avere risposte. Ci sarebbe stato una diagnosi qualificata che avrebbe escluso emergenze patologiche e avrebbe valutato la capacità di essere trasportata all’hub di Reggio per poi stabilire con quale mezzo, considerato anche che l’elicottero può essere non adatto in caso di parto imminente.
Conosciamo anche noi la raccomandazione per i parti prematuri di far arrivare il bambino ancora in pancia al punto nascita di secondo livello dotato di terapia intensiva neonatale, ma la vita delle persone non sempre si attiene alle raccomandazioni.
Ricordiamo infatti che già due o tre anni fa, in barba alle istruzioni operative, è nato un bambino al PPI di Castelnovo perché aveva fretta di nascere, per fortuna non prematuro.
Dei due episodi che parliamo, solo il secondo è stato reso noto dagli ambienti sanitari, il primo lo abbiamo dovuto denunciare noi.
Questo ci fa ritenere che siano stati possibili altri casi con esito negativo dei quali non si è venuti a conoscenza.
Crediamo che non sia accettabile che permanga una situazione di mancanza di assistenza al parto e di mancanza di assistenza alle emergenze, tali o presunte, in un territorio così vasto e così lontano dai centri primari di assistenza.
E’ compito dell’Ausl provvedere con una organizzazione che dia risposte sulla sicurezza e sul rischio equiparabili agli altri territori di pianura.
In attesa che riapra il punto nascita è doveroso far fronte alle urgenze/emergenze: il protocollo usato a Montecchio per le fasce orarie di reperibilità (notturni e festivi) descrive minuziosamente compiti e mezzi per svolgere i Tagli Cesarei di emergenza avvalendosi di un ginecologo, una ostetrica, un infermiere, un anestesista e un pediatra. É troppo per la montagna?
Nadia Vassallo
Consigliere comunale di minoranza del Comune di Castelnovo ne’ Monti