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Pochi giovani tra i donatori

Fedez, boom di sangue ma in Appennino c’è bisogno

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“Ringrazio i donatori di sangue, cercherò in qualche modo di far accendere i riflettori su questo tema. Senza di loro non sarei qui”. Fedez, rapper e marito di Chiara Ferragni, ha pronunciato queste parole all’uscita dall’ospedale dopo 8 giorni di ricovero in seguito a emorragie causate da due ulcere. E i riflettori si sono accesi. Da giorni ovunque rimbalza il suo appello, da giorni i quotidiani dedicano spazio al boom di donazioni di sangue.

Ma è davvero così? “In realtà direi sì, - ci spiega Paolo Cosmi, presidente Avis Castelnovo ne’ Monti - anche fra i donatori abituali che magari non tornavano da qualche tempo abbiamo avuto delle chiamate in più per riprendere l'attività. Non parlerei di boom però un po’ ha aiutato”.

Paolo ci accompagna in quella che è un’emergenza silenziosa perché di sangue non ce n’è mai abbastanza.

“La questione legata alla disponibilità di sangue, soprattutto nel periodo estivo, è un problema al quale facciamo fronte. Non c'è una carenza di sangue in sé, ma non possediamo un surplus. La nostra regione è efficiente e in grado di soddisfare le proprie esigenze. In passato, prima della pandemia, eravamo persino in grado di contribuire con donazioni ad altre regioni. Ora, invece, ci troviamo di fronte a un problema di donazioni a seguito del periodo pandemico. Le persone spesso trovano difficile donare, soprattutto durante l'estate, ma dopo la stagione estiva registriamo un ritorno positivo. Ricordiamoci che bastano soli 10 minuti per effettuare una donazione, ma la situazione risulta più complicata, specialmente in zone montane.”

Statistiche Avis 2022, fonte Avis Provinciale Reggio Emilia

Ed è proprio così, in montagna la distanza incide e la burocrazia non risparmia nessuno.

Paolo Cosmi, presidente Avis Castelnovo ne' Monti

Nelle zone montane, le sezioni si sono unite, e ora ne abbiamo cinque. Le leggi e i regolamenti richiedevano requisiti minimi di sicurezza. Molte sezioni più piccole hanno dovuto aggregarsi alle più grandi ma, mentre in pianura percorrere 20 chilometri è un gioco da ragazzi, in montagna 20 chilometri possono significare un lungo viaggio su strade tortuose e spesso pericolose, soprattutto in inverno. Qui va il nostro plauso ai donatori provenienti da località come Ligonchio o Civago, che si sobbarcano il disagio per donare sangue, spinti dal senso civico. Questa dedizione è fondamentale per il nostro lavoro. Purtroppo aprire nuovi punti di raccolta è complicato, richiede locali adeguati e il rispetto di rigide norme. Abbiamo bisogno di un numero sufficiente di donatori per sostenere un punto di raccolta. Se, ad esempio, immaginiamo una cifra ipotetica come 72 donazioni all'anno per un punto di raccolta, in realtà non disponiamo dei numeri necessari per mantenere operativa tale struttura.”

Ma i montanari hanno la testa dura e non demordono.

“È fondamentale sottolineare che stiamo cercando di compiere un passo avanti significativo qui in montagna. Oltre alla donazione di sangue intero, vogliamo promuovere la donazione di plasma. Il plasma è il liquido in cui circolano i globuli rossi, ed è particolarmente prezioso perché consente di estrarre componenti vitali. Abbiamo cercato di promuovere questa iniziativa perché i nostri centri di donazione più vicini sono a Scandiano, Reggio e Montecchio, il che può rappresentare una sfida per chi, come ad esempio a Ligonchio, vorrebbe contribuire ma è spinto solo dalla propria buona volontà. In collaborazione con altre associazioni, speriamo di riuscire in questo obiettivo, sebbene sappiamo che potrebbe richiedere del tempo. La gestione condivisa tra tutte le associazioni montane potrebbe essere un modo per raccogliere più sangue e avvicinarsi ai donatori che, purtroppo, a causa di bassi livelli di ferro, possono donare solamente plasma. È importante sottolineare che la donazione di sangue intero è un processo sicuro e indolore per la maggior parte delle persone, ma per coloro con bassi livelli di ferro, il plasma rappresenta un'opzione preziosa. Stiamo lavorando costantemente per rendere questa possibilità una realtà, nonostante le sfide burocratiche. Restiamo fiduciosi.”

L’emergenza, dunque, non è trovare donatori ma mantenere alta la loro motivazione affinché tornino ancora a donare. E di fare breccia tra i giovani.

Facciamo il possibile per coinvolgere i giovani e mantenere attivi i nostri donatori più anziani. Abbiamo riconosciuto i nostri donatori più fedeli con premi benemeriti, che partono da 8 donazioni e possono arrivare a 125 o più. Siamo attivi sui social media e abbiamo visitato le scuole medie in tutta la montagna, quando premiamo un donatore in ospedale in mancanza di una festa ufficiale, condividiamo la notizia sulla nostra pagina. È un impegno non indifferente, ma lo facciamo con passione.”

La passione. Perché tutto questo è volontariato.

“A volte il nostro impegno può essere gravoso, quasi come un lavoro a sé stante, ma è la passione che ci guida e il desiderio di essere utili agli altri. Desidero esprimere la mia gratitudine anche ai presidenti delle altre sezioni montane, poiché sono sempre molto coinvolti in qualsiasi iniziativa che promuova la donazione nelle zone montane. Abbiamo instaurato un ottimo rapporto tra di noi, al punto che durante il periodo pandemico, quando l'ospedale era chiuso, la sezione di Casina ci ha gentilmente offerto i suoi locali e il suo personale per permetterci di continuare a donare. C'è una vera sinergia tra noi, ed è per questo che ci stiamo impegnando nella promozione della donazione di plasma. Crediamo che solo lavorando insieme possiamo riuscire a gestire al meglio una sfida del genere.”

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