Ugo Franceschini, candidato con la Lista n. 1 e consigliere in carica del Consorzio di Bonifica dell’Emilia Centrale, interviene sulle elezioni del Consiglio di Amministrazione della Bonifica Emilia Centrale.
"La sicurezza idraulica di tutto il territorio provinciale – afferma - è certamente una priorità da cui la gestione del Consorzio di Bonifica non può prescindere. La foga elettorale non la deve offuscare – ribadisce Franceschini. Il nostro programma della Lista n. 1, come ha più volte ribadito il portavoce Lorenzo Catellani, abbraccia l’intero territorio e non solo una zona. Come sempre sostenuto, noi lavoreremo con decisione per arrivare alla realizzazione di una diga a usi plurimi per soddisfare il fabbisogno d’acqua della Val d’Enza e, al contempo, vogliamo aumentare il livello di sicurezza idraulica a tutela dei cittadini, attraverso l’impiego di nuove tecnologie, per incrementare il valore ambientale, limitare la dispersione e garantire una migliore distribuzione delle acque, anche rendendola disponibile in primavera per contenere i danni da gelate”.
“In questo momento di grandi cambiamenti climatici – ribadisce Franceschini - governare pensando alla sicurezza idraulica, per noi della Lista n. 1, significa, ad esempio, ridurre il rischio di alluvioni e aumentare il beneficio ambientale per pianura e montagna, città e campagne”.
I candidati della lista n.1 ‘La Bonifica del fare’, che si propone alle elezioni per il Consorzio di Bonifica dal 2 all’8 Ottobre, sono espressione di Cia Reggio Emilia e Modena, Coldiretti Reggio Emilia e Modena, Lapam Reggio e Modena, Legacoop Emilia Ovest e Legacoop Estense.
"Anche il termine laghetti è stato più volte strumentalizzato, prima e durante questa campagna elettorale – commenta Alessandro Corchia, direttore della Coldiretti reggiana. La parola ‘laghetti’ è contenuta in un piano nazionale, voluto e messo a punto da Coldiretti e Anbi, che ha posto l’attenzione di tutti sulla globale carenza idrica e sul fatto che oggi in Italia si trattiene solo l’11% dell’acqua piovana. Il piano – chiarisce Corchia - offre risposte mirate alle specifiche esigenze e necessità territoriali con soluzioni determinanti per molte aree dove non è possibile effettuare grandi invasi. A Reggio Emilia – continua il direttore di Coldiretti – le condizioni sono tali per cui non si può prescindere dalla realizzazione di una diga in val d’Enza in tempi brevi. Nel frattempo però – conclude Corchia - la carenza idrica non scompare per magia e deve essere gestita al meglio per tutelare i cittadini e prima ancora le produzioni delle aziende agricole che garantiscono cibo”.
Alleanza perniciosa per mettere un capestro al grande invaso che la natura ci offre su un piatto di argento . Grande invaso (più di 130 milioni di metri cubi) vuol dire grande volano idrico per gestire ogni necessità, vuol dire grande batteria dove si accumula energia pulita (l’unica) prima di produrla ,turismo,lavoro , possibilità di tenuta della montagna . Usciamo dal vergognoso scandalo perpetrato in Emilia e dite chiaramente cosa volete ed in quanto tempo . Ormai siamo stanchi del nulla, basta denaro pubblico in studi che già esistono, occorre aggiornarli ,ma non ci vogliono anni,visto che i nostri ingegneri non hanno nulla da imparare da nessuno. W la grande diga . Cesare
Leggere ciò che scrive il Sig. Cesare dà una speranza di un futuro a queste terre montane spopolate, abbandonate e dissestate a causa di una politica che da decenni ha sempre sostenuto, in cambio di voti, il NO a tutto, anche alle cose utili a tutti e che avrebbero garantito il futuro di queste terre montane e garantito agli Agricoltori Reggiani e Parmensi la certezza di avere acqua quando serve. Purtroppo i paesi montani e gli Agricoltori non hanno peso politico, pertanto niente Diga di Vetto e niente fondovalli Val d’Enza e Val di Lonza.
Purtroppo questa è la realtà, senza di queste opere il futuro di queste terre montane è segnato; ma anche i montanari hanno le loro colpe; tutti zitti e buoni, si accontentano delle strisce pedonali o se gli tappano una buca davanti a casa.
Franzini Lino
Nel leggere che si vuole giungere alla realizzazione della Diga “per soddisfare il fabbisogno d’acqua della Val d’Enza”, mi verrebbe da dire che andrebbe forse fatta una distinzione o precisazione, nel senso che a mio modesto vedere l’alta Val d’Enza non soffre finora di carenze idriche, ma metterebbe a disposizione la sua stupenda conca .per la realizzazione dell’invaso.
Intendo significare, sempre a mio sommesso avviso, che l’invaso tornerebbe casomai utile alla bassa Val d’Enza, e verosimilmente ad altro territorio non montano se pensiamo all’eventuale impiego civile e domestico, e mi auguro pertanto che si arrivi al largo convincimento che debba essere “risarcito” il territorio che rende disponibile una sua parte per ricavarvi l’opera in causa.
P.B. 28.09.2023
P.B.