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Elezioni Consorzio. Presentata la lista 'La Bonifica del Fare'

“La montagna da valorizzare. Creiamo un tavolo apposito”

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Una lista che mette al centro del suo programma elettorale la montagna e come creare una connessione virtuosa tra il Consorzio della Bonifica dell’Emilia Centrale e le tante realtà che compongono il mondo istituzionale e non del nostro Appennino.

Sono iniziate le ‘grandi manovre’ che portano all’elezione della Consorzio in programma tra il 2 e l’8 di ottobre, con oltre 275 mila persone chiamate a votare il rinnovo del CDA del Consorzio per il quinquiennio 2023-2028.

Ebbene, questa mattina, all’Hotel Astoria di Reggio, è stata presentata la lista “La Bonifica del fare”, composta da CIA (sia di Reggio che di Modena), Coldiretti (Reggio e Modena), Legacoop e Lapam Confartigianato, i cui rappresentanti erano tutti presenti al tavolo dei relatori a dare peso a questo ‘vernissage’.

Una lista che, come abbiamo detto, nel presentarsi, oltre a tutti i punti dirimenti di un programma certamente ambizioso, ha messo al centro il ruolo determinante della montagna nella difesa del suolo, dell’ottimizzazione delle risorse idrogeologiche e di vero e proprio motore per quanto riguarda l’economia della provincia di Reggio.

Un momento della conferenza stampa di questa mattina

LA DIGA

Certo, il perno a cui ruota tanto di questo programma, è l’invaso. L’ottimizzazione delle risorse idriche è la ‘cornice’ all’interno della quale va ad inserirsi la costruzione della diga in Val d’Enza: “Lavoreremo col massimo impegno per centrare il risultato – spiega Lorenzo Catellani, presidente di CIA – La necessità di realizzare una diga che possa invasare l’acqua nei momenti di abbondanza e restituirla in quelli dove l’acqua è inferiore è determinante. L’Enza è tutto sommato un torrente molto generoso dal punto di vista dell’acqua ma alla fine ne viene utilizzata meno del 10% del suo potenziale. Essendo un torrente è chiaro che la sua portata è altalenante”.

Ecco perché la costruzione della diga diventa ormai non più rimandabile. Una sorta di atto dovuto – prosegue Catellani -. Da cui tutto il territorio ne trarrà giovamento. Occorre realizzare una struttura la cui grandezza risponda alle esigenze del territorio che sono diversi e tutti meritevoli di attenzione. La diga avrebbe funzioni di distribuzione e laminazione e verrebbe utilizzata per produrre energia idroelettrica e dovrebbe essere grande a sufficienza per favorire diverse attività, anche a livello turistico e sportivo. In questo senso, l’obiettivo della nostra lista è quello di dare vita ad un accordo di area vasta con tutti i players che operano sul territorio per arrivare, finalmente, all’implementazione, in tempi rapidi di questo progetto. Nel mentre, l’obiettivo è quello di consolidare l’esistente cercando di migliorare le risorse a disposizione, prima fra tutte la Traversa di Cerezzola, completandone i lavori quanto prima e migliorandone la funzionalità”.

IL RUOLO DELLA BONIFICA IN MONTAGNA

Un ruolo che deve essere più attivo e incisivo in vari aspetti.

La Bonifica deve avere un ruolo di progettazione e collaborazione con i sindaci e i vari portatori d’interesse del territorio. Deve dialogare con tutti ed avere una visione di area vasta, mettendo assieme una progettualità di lungo periodo”, specifica Catellani.

Cui fa eco Alessandro Corchia, presidente di Coldiretti Reggio Emilia, che pone l’accento sul ruolo degli agricoltori ed i vari progetti di ‘difesa attiva’ dell’Appennino.

“Attraverso quanto consente la legge d’orientamento, l’obiettivo è fare in modo che le aziende agricole che operano sul territorio appenninico possano avere un riconoscimento economico per le attività che compiono singolarmente, per la tutela e la difesa del territorio. Vuoi che siano essi piccolo drenaggi, oppure il ripristino di una frana di dimensioni contenute, o anche di terreni agricoli dissestati. Attraverso convenzioni con i comuni montani, la Bonifica mette a disposizione delle somme economiche dove va a finanziare, o a riconoscere ex post, in accordo con le Amministrazioni comunali competenti, questi lavori compiuti dai singoli agricoltori”.

“E’ un modo, riteniamo credibile e ambizioso – conclude Corchia – di rendere gli agricoltori pienamente consapevoli dell’importanza del loro ruolo in quel contesto territoriale, dando vita ad attività virtuose che non possono far altro che rendere migliore e più solido quello spicchio di territorio”.

UN TAVOLO BONIFICA-STAKEHOLDERS MONTANI

Infine, il vero elemento di novità è la volontà, come parte integrante del programma della lista, di dare vita ad un tavolo tra il Consorzio della Bonifica, i Comuni montani e tutti i portatori d’interesse del territorio Appenninico.

Lo spunto è un’analisi dei così detti servizi Ecosistemici presenti in Appennino: “In questo senso, torniamo al punto iniziale, la diga rappresenta un’importante opportunità – chiosa di nuovo Catellani -. E’ importante che i servizi ecosistemici che la montagna produce vengano valorizzati al massimo, congiuntamente ai progetti futuri. E’ per questo che quello che proponiamo sarà l’istituzione di un tavolo a cui siederanno gli amministratori locali ed i vari portatori d’interesse, per avere un dialogo specifico incentrato sulla montagna e le sue necessità. La Bonifica in questo senso può risultare un facilitatore per la costituzione di un progetto di ‘area Vasta’ in cui la montagna venga finalmente messa al centro dello stesso”.

Alla conferenza stampa hanno partecipato anche Stefano Cestari, direttore di Lapam Confartigianato Reggio e Mauro Menozzi responsabile settore Agroalimentare di Legacoop Emilia Ovest, oltre che Marco Zanni, di Coldiretti Modena.

2 COMMENTS

  1. In queste righe si parla dell’invaso sull’Enza, la cui realizzazione sembra rappresentare il fulcro e la priorità del programma, cui si aggiunge la centralità della montagna, quanto al suo ruolo nella difesa del suolo fino all’essere motore di economia, e le cui aziende agricole meriterebbero altresì un riconoscimento economico per il loro operare sul territorio, sempre secondo quanto si legge nell’articolo, e io trovo senz’altro apprezzabile tale richiamo all’agricoltura dei nostri luoghi, ma mi sfugge tuttavia il nesso tra le diverse azioni qui prospettate, sempreché i relatori lo abbiano espresso nei rispettivi interventi (come lascerebbe intendere il titolo di queste righe).

    Cercando di spiegarmi meglio, io ritengo che l’importanza delle nostre aziende agricole poggi su una molteplicità di motivi, ben intuibili ed ampiamente riconosciuti, e che prescindono dalla realizzazione o meno dell’invaso sull’Enza – il quale servirebbe peraltro soprattutto al territorio a valle – tanto che occorrerebbe valorizzarle e sostenerle ai vari livelli istituzionali con convinta determinazione, indipendentemente dal destino che incontrerà la realizzazione in causa (vedo semmai un nesso tra le due cose se una quota delle risorse ricavabili dalla gestione dell’invaso, una volta che vedesse la luce, venisse destinata a sostenere le attività locali, cioè montane).

    P.B. 21.09.2023

    P.B.

    • Firma - P.B.
  2. Ho sempre sostenuto che le promesse in clima elettorale, di qualunque genere, dovrebbero avere un limite, lo imporrebbe serietà e onestà, ma credo che nella Società di oggi siano venuti a meno proprio questi valori. Da decenni non ricordo convegni a sostegno della ripresa dei lavori della Diga di Vetto come da lavori iniziati o della sua necessità da parte di Coldiretti o CIA, al contrario di ciò che ha sempre fatto Confagricoltura; un’opera che avrebbe portato lavoro, sviluppo, turismo, royalty e sovracanoni BIM ai Comuni montani e acqua per usi plurimi a valle; e oggi devo leggere, a dieci giorni dalle elezioni del Consiglio di Amministrazione del Consorzio di Bonifica Emilia Centrale che questa lista pone la montagna al centro di questo programma, questo a me sembra veramente troppo.
    Chiunque vive su queste terre montane si rende conto che la montagna in questi decenni si è spopolata, abbandonata e dissestata; hanno persino tolto il Punto Nascite, proprio per la mancanza di opere come la Diga di Vetto o altre opere come la Val d’Enza; dovrebbe essere chiaro a tutti che l’uomo da queste terre sta scomparendo; queste terre saranno consegnate a lupi e cinghiali e in futuro agli orsi, una riserva d’orata per loro, per la gioia di chi si è sempre opposta a questa e ad altre opere; dimenticando che questa Valle, quella dell’Enza, a differenza di altre Valli montane, aveva le potenzialità di crescere e di svilupparsi e dare benefici a tutti, compreso al clima.
    Leggo nell’articolo che il fabbisogno idrico è stimato in 110 milioni di metri cubi; chiunque sa che se il fabbisogno è di 110 milioni di mc in invaso ne serve almeno il doppio, servirebbe un invaso, o più invasi, per 220 milioni di metri cubi.
    Ma a fronte delle necessità di 110 milioni di metri cubi come si legge, a Telereggio si dichiara che a definire l’entità dell’invaso saranno i tecnici, siamo a punto e a capo, lasciamo ogni speranza, forse sarebbe meglio non parlare più della Diga di Vetto. Se a decidere l’entità dell’invaso saranno i tecnici, è chiaro che i tecnici decideranno l’entità dell’invaso in base alle regole d’ingaggio, a ciò che il Committente gli dirà; e chi è il Committente?, la Regione e l’Autorità di Bacino, che entrambi, da tempo, parlano di un invaso da 27 milioni di metri cubi, un lago ideale per le rane nei mesi estivi e non un lago balneabile e navigabile come servirebbe ai paesi montani per attirare il turismo, un lago che in pochi decenni perderebbe gran parte delle sue capacità per l’inertizzazione. Auguri Montanari, auguri Agricoltori.

    Franzini Lino

    • Firma - Franzini Lino